Pensione garantita ai giovani, una mossa che cambierà il loro futuro: ma attenzione a non prendersi la fregatura

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Una buona notizia per i giovani che non hanno versato molti contributi, avranno diritto a una pensione

Il futuro pensionistico per i giovani resta incerto. Molti di loro hanno lavorato negli anni in modo discontinuo e hanno versato pochi contributi.  La precarizzazione del lavoro, la scarsa stabilità occupazionale e i bassi salari stanno avendo un impatto devastante sulle prospettive pensionistiche delle generazioni più giovani. Secondo una ricerca condotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con EURES, i giovani sotto i 35 anni rischiano di andare in pensione in età molto avanzata e con assegni insufficienti a garantire una vita dignitosa.

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Le stime indicano che, lavorando fino ai 74 anni, un giovane con contratto a tempo indeterminato riceverà una pensione netta di circa 1.100 euro, appena superiore al livello di sussistenza. I dati rivelano che il sistema pensionistico italiano non solo non risolve le disuguaglianze, ma le aggrava, penalizzando chi ha redditi bassi e carriere discontinue. Questa situazione obbligherà le nuove generazioni a lavorare fino a sei anni in più rispetto a chi beneficia di stipendi più alti e maggiore stabilità lavorativa. Questo squilibrio mette in evidenza un sistema pensionistico che necessita di riforme urgenti per diventare più equo e sostenibile.

Un altro aspetto critico è il divario retributivo che colpisce chi ha meno di 35 anni. I giovani guadagnano in media molto meno rispetto al resto della popolazione lavorativa: nel 2021, chi ha meno di 25 anni ha percepito solo il 40% della retribuzione media totale, mentre i lavoratori tra i 25 e i 34 anni si sono fermati al 78%. A questo si aggiunge la disparità di genere, con le donne particolarmente penalizzate.

Negli ultimi dieci anni, inoltre, si è registrata una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato a favore di forme contrattuali più precarie, accentuando ulteriormente l’instabilità. Per affrontare questa emergenza, il Consiglio Nazionale dei Giovani propone una pensione di garanzia che integri i periodi di disoccupazione, formazione e lavoro precario, assicurando una soglia minima dignitosa. Inoltre, sollecita interventi strutturali sul mercato del lavoro per garantire contratti più stabili e retribuzioni adeguate.

Cos’è la pensione di garanzia e a chi si rivolge

La pensione di garanzia è una proposta pensata per tutelare i lavoratori più giovani, in particolare coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996, con l’introduzione del sistema contributivo. Questo sistema, basato esclusivamente sui contributi versati, penalizza chi ha carriere discontinue, una realtà comune per chi lavora con contratti precari, part-time o a progetto. L’obiettivo è garantire una pensione minima a chi non riesce a raggiungere un importo dignitoso con i soli contributi accumulati durante la carriera lavorativa.

La proposta prevede due strumenti principali: l’introduzione di un Assegno di garanzia, che integra il trattamento pensionistico per raggiungere una soglia minima, e la maggiorazione della pensione minima, che riconosce come validi ai fini pensionistici anche i periodi di disoccupazione involontaria, lavori saltuari o di cura. Questo approccio considera i cambiamenti nel mercato del lavoro e mira a sostenere chi, pur essendo stato attivo in altre forme, non ha accumulato sufficienti contributi per un assegno adeguato.

Pensione ai giovani-fonte pexels – palermolive.it (2)

Il finanziamento della misura

Per finanziare la pensione di garanzia, il governo ha proposto un fondo dedicato, che crescerà progressivamente nel tempo. Sono previsti 100 milioni di euro per il 2025, 200 milioni per il 2026 e 300 milioni a partire dal 2027. Questi fondi serviranno a coprire le integrazioni delle pensioni più basse e a sostenere l’attuazione delle nuove misure proposte, assicurando risorse stabili nel lungo periodo.

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La pensione di garanzia rappresenta una risposta alle incertezze pensionistiche delle generazioni nate negli anni ’80 e ’90, caratterizzate da carriere frammentate e redditi spesso instabili. Garantire una soglia minima di pensione è cruciale per evitare che le disuguaglianze lavorative si trasformino in precarietà economica durante la vecchiaia. La misura, sostenuta da sindacati e associazioni, potrebbe diventare un pilastro del sistema previdenziale per le nuove generazioni, rafforzando la coesione sociale e la fiducia nel futuro.



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