Il governo vuole togliere le risorse al fondo caregiver

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Il governo vuole togliere le risorse al fondo caregiver per trasferirle al Fondo nazionale per la non autosufficienza. In pratica si finanzia l’assistenza togliendo soldi all’assistenza. Una questione di soldi, che non ci sono. Sarà vero, ma in questo modo si continua a penalizzare chi è già fragile. Vediamo cosa sta accadendo. – Scopri le nostre guide complete su invalidità, Legge 104 e pensione anticipata.

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Il governo vuole togliere le risorse al fondo caregiver

Il governo ha presentato un emendamento alla commissione Bilancio della Camera. Aggiunge un nuovo articolo, il 38-bis, alla legge di Bilancio. Con questa modifica, i soldi del Fondo creato nel 2020 per riconoscere il valore sociale ed economico di chi si prende cura dei familiari non autosufficienti non saranno più gestiti separatamente. Ora, queste risorse passeranno direttamente nel Fondo nazionale per la non autosufficienza. In questo modo, nelle intenzioni dell’esecutivo, i finanziamenti saranno usati per offrire servizi socioassistenziali alle persone anziane non autosufficienti.

L’emendamento serve a chiarire alcuni aspetti contabili. Il Governo assicura che non porterà nuove spese per lo Stato, ma solo una diversa organizzazione dei fondi.

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Cos’è il Fondo caregiver

Il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare è stato istituito con l’obiettivo di riconoscere e supportare chi assiste in modo continuativo e gratuito una persona con disabilità grave e non autosufficiente (ad esempio genitori anziani, figli o coniugi con handicap gravi). I caregiver familiari spesso dedicano gran parte del loro tempo alla cura, riducendo o rinunciando alle proprie attività lavorative, sociali e di svago. Il Fondo nasce dunque per sostenerli, a livello economico o di servizi, e migliorare la loro qualità di vita e quella della persona assistita.

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Come funziona

È un fondo nazionale, ma la gestione concreta avviene a livello regionale. Lo Stato stabilisce uno stanziamento complessivo e ripartisce le risorse tra le Regioni sulla base di criteri che tengono conto della popolazione e del numero di persone con disabilità residenti.

Le Regioni, una volta ricevute le risorse, definiscono in modo autonomo i criteri, le modalità e le procedure per l’accesso ai benefici. Significa che l’utilizzo dei fondi può variare da Regione a Regione.

Gli interventi possono assumere forme diverse: contributi economici diretti al caregiver, servizi di sollievo (ad esempio assistenza domiciliare temporanea per dare al caregiver la possibilità di prendersi una pausa), attività di formazione specifica, supporto psicologico, consulenze per orientarsi nel sistema socio-sanitario e così via.

Il caregiver interessato deve informarsi presso la propria Regione o i servizi sociali del Comune di residenza per conoscere i bandi, le scadenze, i requisiti e le modalità di presentazione della domanda.

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Stanziamenti per il 2023 e 2024

Il Fondo è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2018 (Legge n. 205/2017), con finanziamenti crescenti nei primi anni: 20 milioni nel 2018, 25 milioni nel 2019 e 30 milioni annui a partire dal 2020.

Gli stanziamenti per gli anni successivi si sono stabilizzati su 30 milioni di euro l’anno.

Anche per il 2023 e il 2024 sono stati confermati 30 milioni di euro all’anno. Questa somma viene ripartita tra le Regioni con uno specifico decreto interministeriale, e poi utilizzata secondo i criteri regionali.

Soldi che saranno riversati dal 2025 nel Fondo nazionale per la non autosufficienza.

Cos’è il Fondo nazionale per la non autosufficienza

Il Fondo nazionale per la non autosufficienza (FNA) è un fondo pubblico istituito per garantire un sostegno alle persone con gravi limitazioni dell’autonomia, che hanno bisogno di assistenza continua per svolgere le attività quotidiane. L’obiettivo principale è aiutare sia gli anziani con disabilità gravi, sia le persone più giovani con condizioni simili, consentendo loro di ricevere cure e supporto personalizzati.

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Come viene utilizzato il fondo:

  • Servizi a domicilio: una parte delle risorse viene destinata a finanziare interventi di assistenza domiciliare, come l’aiuto di operatori socio-sanitari, infermieri o fisioterapisti, affinché la persona possa rimanere nella propria casa il più a lungo possibile.
  • Strutture residenziali e semi-residenziali: Il fondo può contribuire alla copertura dei costi per l’accesso a centri diurni, residenze sanitarie assistite o comunità alloggio, dove chi non è autosufficiente può ricevere cure appropriate.
  • Forme di sollievo per i caregiver familiari: spesso viene previsto un supporto per i familiari che si occupano della persona non autosufficiente, ad esempio attraverso servizi di sostituzione temporanea dell’assistente familiare, per dare loro la possibilità di riposare o occuparsi di altre necessità.
  • Sostegno a progetti innovativi: Il fondo può finanziare programmi sperimentali o innovativi che migliorano l’organizzazione dell’assistenza, ad esempio percorsi personalizzati di riabilitazione, teleassistenza o utilizzo di dispositivi tecnologici pensati per facilitare la vita quotidiana.

Chi gestisce le risorse

Il Fondo viene alimentato dallo Stato, ma la sua gestione è affidata in gran parte alle Regioni e agli Enti locali. Anche in questo caso la distribuzione delle risorse e le modalità d’intervento possono variare da una Regione all’altra.

Le Regioni stabiliscono criteri e modalità per selezionare i destinatari e definire quali servizi offrire. Di solito si tiene conto della gravità della non autosufficienza, della situazione economica e sociale della persona e della sua famiglia.

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Nell’immagine una donna preoccupata dopo aver appreso che il governo ha deciso di togliere le risorse economiche al Fondo caregiver.

Rimborsi per i farmaci innovativi

I relatori, ovvero coloro che presentano e spiegano le proposte di modifica, hanno inserito un’altra modifica alla legge di Bilancio. Prevede che il presidente dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), e non più il direttore tecnico-scientifico, sia incaricato di decidere i criteri per stabilire se un farmaco nuovo è considerato innovativo. È un’innovazione è importante perché i farmaci definiti “innovativi” possono ottenere un finanziamento particolare e l’accesso al rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale.

Questa decisione dovrà essere presa entro il 31 marzo 2025.

L’emendamento sul poliambulatorio Montezemolo

Un altro emendamento proposto dai relatori prevede un potenziamento dei servizi del poliambulatorio Montezemolo, un ente sanitario di diritto pubblico. In pratica, la Corte dei Conti potrà autorizzare fino a 5 milioni di euro all’anno per aumentare le prestazioni offerte al Servizio Sanitario Nazionale. Queste somme proverranno dalle risorse già previste dalla legge e non comporteranno spese aggiuntive per le finanze dello Stato.

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