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“la mancanza di liquidità problema serio per le aziende”

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Confapi Taranto ha avuto rassicurazioni che a breve, dovrebbero arrivare altri pagamenti, pare prima di Natale, in favore delle aziende dell’indotto a saldo dello scaduto.

Nonostante tali premesse, l’associazione delle piccole e medie imprese non può non rimarcare come la mancanza di liquidità continui a rappresentare un problema molto serio per le imprese appaltatrici.

«Ci troviamo a vivere un altro Natale con molte delle nostre aziende che non riusciranno ad ottemperare al pagamento di stipendi e tredicesime ma il problema più grave, che nessuno può al momento risolvere, è la discontinuità dei servizi», sottolinea il presidente di Confapi, Fabio Greco. «Le nostre aziende – aggiunge Greco – hanno mezzi e dipendenti in numero di gran lunga superiore rispetto agli attuali ritmi di lavoro. Il loro utilizzo parziale e discontinuo comporta perdite  dell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Continuiamo a resistere nella speranza che lo stabilimento riprenda una produzione ordinaria che consenta il pieno impiego delle risorse aziendali ma al momento nonostante l’impegno della struttura commissariale non abbiamo ragioni per essere fiduciosi».

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Peraltro, l’emendamento inserito nella manovra finanziaria a firma dei parlamentari Turco e Donno che destina 3 milioni di euro per le imprese dell’indotto ex Ilva rappresenta sicuramente una buona notizia «ma non può essere considerata la boccata d’ossigeno che le aziende dell’appalto attendono dopo aver dovuto rinunciare al 35 per cento dei crediti pregressi vantati da Acciaierie d’Italia a seguito dell’accordo transattivo contemplato nel decreto legge “salva indotto”», fa presente il presidente Greco che sottolinea, ancora, di comprendere «come sarà strutturato detto fondo che, auspichiamo, possa avere una maggiore dotazione finanziaria in quanto, com’è noto, nonostante l’impegno da parte della gestione commissariale, le nostre imprese continuano a vivere una situazione di incertezza legata alla mancanza di liquidità finanziaria».

Nel frattempo, Confapi attende risposte dalla Regione Puglia che è al lavoro nella definizione di una linea di finanziamento mentre ricorda il filo diretto in atto con Sace che, entro fine gennaio,  dovrebbe istituire un tavolo in accordo con la struttura commissariale per attivare una linea di credito che possa supportare l’indotto. «Con la nostra struttura tecnica – prosegue il presidente – siamo, inoltre, al lavoro nella elaborazione di un protocollo d’intesa proprio a tutela dell’indotto».

Per tentare di superare questa nuova fase di stallo Confapi ha proposto l’introduzione nel decreto “salva indotto” dell’art. 6 della legge 23/2020 che consentirebbe di diluire in cinque anni le perdite consentendo alle imprese di tentare di chiudere i bilanci in pareggio dovendo fare i conti con uno stato di crisi che è stata determinata da un’azienda che è tuttora strategica per il Paese. Ed è per queste ragioni che Confapi reitera la richiesta «di conoscere la programmazione dell’anno che sta per arrivare al fine di poter valutare la reale portata delle commesse previste nel 2025».

 

La denuncia della Uilm: “alcune aziende dell’indotto non pagheranno le tredicesime”

«L’allarme che avevamo lanciato nelle scorse settimane si sta rivelando, purtroppo, realtà. Alcune aziende dell’appalto Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (l’ex Ilva) non pagheranno le tredicesime e, in alcuni, alcune mensilità pregresse. Come Uilm, abbiamo denunciato più volte la gravità della situazione che si stava profilando. Negli ultimi giorni, sembrava esserci stata una rassicurazione dell’arrivo di liquidità necessaria affinché le aziende pagassero le spettanze ai lavoratori. Nelle ultime ore, stanno invece arrivando ai lavoratori e al sindacato comunicazioni di varie aziende dell’appalto che, nella migliore delle ipotesi, non pagheranno la tredicesima mensilità».

È quanto si legge in una nota diramata dal sindacato dei metalmeccanici della Uil che, al pericolo del mancato pagamento delle tredicesime, aggiunge i casi più gravi «delle aziende  non bancabili che, al momento, non possono garantire neanche gli stipendi del mese di novembre. Le comunicazioni stanno arrivando in queste ore e coinvolgono decine e decine di lavoratori e le loro famiglie». Tutto ciò, fa notare la Uilm, è legato all’assenza di liquidità finanziaria. «In questa situazione – sostiene la Uilm -, è necessario avviare un nuovo confronto a palazzo Chigi che permetta di capire qual è il piano che possa garantire la reale ripartenza condivisa nei mesi scorsi, a prescindere da qualsivoglia eventuale futuro assetto societario. Non vorremmo che l’unico tentativo governativo sia scaricare sul mercato la vicenda dopo 12 anni di vergognosa vertenza».

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