Clamorosi sviluppi nel caso del tenente generale Igor Kirillov, capo delle truppe russe di protezione nucleare, biologica e chimica (NBC), ucciso ieri a Mosca in un’esplosione causata dalla detonazione di un ordigno artigianale. L’omicidio, rivendicato dai servizi segreti ucraini, ha scatenato un vespaio di accuse e reazioni su scala globale.
Nel primo pomeriggio, poche ore dopo l’attentato, il Servizio Federale per la Sicurezza (FSB) russo ha annunciato l’arresto di due sospetti, pubblicando un video dell’interrogatorio di uno di loro. Nel filmato si vede un uomo ammanettato, un cittadino uzbeko di 29 anni, che ammette di aver agito per conto dei servizi segreti ucraini. Secondo le sue dichiarazioni, riportate da Adnkronos, l’attacco era stato pianificato nei minimi dettagli per mesi. Gli erano stati promessi 100.000 dollari e un passaporto europeo per iniziare una nuova vita nell’Unione Europea.
Le dinamiche dell’attentato, come spiegato dall’FSB, sarebbero state attentamente orchestrate. Il sospettato avrebbe ricevuto un potente ordigno esplosivo artigianale, piazzato su un monopattino elettrico parcheggiato vicino all’abitazione di Kirillov. La detonazione è stata attivata a distanza, coordinata tramite una videocamera installata su un’auto noleggiata e collegata agli organizzatori dell’attentato nella città ucraina di Dnipro, come riportato da Interfax. Un piano tanto elaborato quanto drammaticamente efficace.
Il sospetto è stato trasferito al Comitato Investigativo della Federazione Russa, che ha avviato indagini per terrorismo, omicidio e fabbricazione illegale di esplosivi. “Gli agenti dei servizi segreti ucraini coinvolti saranno trovati e subiranno la giusta punizione”, ha dichiarato l’FSB.
Secondo Maria Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, i “beneficiari principali” dell’attentato contro Kirillov sarebbero gli “anglosassoni”. Durante un briefing, Zacharova ha dichiarato: “Vediamo che il regime di Kiev si è assunto la responsabilità per un nuovo attacco terroristico. Tutti questi tirapiedi del regime di Kiev sono strumenti, governati dagli anglosassoni. Sono loro i principali beneficiari del terrorismo ucraino”. Dichiarazioni orchestrate per rafforzare la narrativa del Cremlino, secondo cui l’Occidente sta portando avanti una campagna di destabilizzazione contro la Russia.
Dall’altra parte, il Dipartimento di Stato americano, attraverso il portavoce Matthew Miller, ha respinto categoricamente ogni coinvolgimento: “Non abbiamo avuto alcuna conoscenza preventiva né alcun ruolo in questa esplosione”, ha dichiarato Miller durante un briefing il 17 dicembre. Tuttavia, ha definito Kirillov una figura controversa, accusata di crimini contro i militari ucraini, inclusa l’uso di armi chimiche, facendo emergere l’idea che, per molti, il generale fosse un bersaglio legittimo.
L’assassinio di Kirillov si colloca in un contesto di crescente tensione internazionale. La NATO, nel frattempo, ha assunto il coordinamento degli aiuti militari all’Ucraina, sostituendo il gruppo Ramstein con la missione Supporto e Addestramento NATO per l’Ucraina (NSATU). Con un quartier generale a Wiesbaden, in Germania, questa iniziativa mira a consolidare il sostegno occidentale a Kiev, evitando eventuali tagli da parte del presidente eletto Donald Trump. Nonostante il cambiamento, gli Stati Uniti rimangono il principale fornitore di armi a Kiev, una posizione che potrebbe essere messa alla prova nei prossimi anni, come evidenziato da Reuters.
Il 2024 ha visto un aumento significativo della repressione in Russia. Stando al rapporto annuale di OVD-Info, organizzazione indipendente per i diritti umani che documenta le azioni del governo, le autorità hanno inasprito arresti e introdotto nuove normative restrittive, consolidando l’immagine di un Occidente percepito come nemico. La morte di Kirillov è stata prontamente sfruttata dal Cremlino per avvalorare questa visione, legittimando ulteriori strette autoritarie.
Il Ministero degli Esteri russo ha già annunciato l’intenzione di portare il caso Kirillov al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, accusando l’Occidente di orchestrare una campagna di destabilizzazione. “Cercheremo giustizia per Kirillov e metteremo in evidenza la campagna terroristica occidentale”, ha dichiarato Zacharova, come riportato da The Guardian.
Il caso Kirillov solleva interrogativi profondi sulle strategie operative delle intelligence moderne. La rivendicazione ucraina appare sorprendente, adottando toni più vicini a quelli di gruppi terroristici che a operazioni di intelligence tradizionali. Perché esporsi pubblicamente in questo modo, compromettendo la segretezza operativa? La pubblicazione del video da parte dell’FSB aggiunge ulteriori elementi teatrali, polarizzando l’opinione pubblica.
Se il fine ucraino era inviare un messaggio forte, il rischio di contro-narrazioni potrebbe rivelarsi significativo. Al contempo, l’FSB sembra voler consolidare il consenso interno, alimentando la retorica del “terrorismo occidentale”.
Un fatto è certo: l’assassinio di Igor Kirillov non è solo un capitolo oscuro nella cronaca del conflitto russo-ucraino, ma un segnale di quanto il mondo dell’intelligence si sia trasformato in un’arena altamente mediatica e polarizzante. In questa guerra di propaganda, quanto possiamo fidarci delle versioni ufficiali? E quali saranno le reali implicazioni di questa vicenda?
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