Si chiude un anno che, come il 2023, ha dovuto fare i conti con l’alluvione, anche in zone già colpite in precedenza. Come hanno reagito e come stanno reagendo le aziende? Lo chiediamo al direttore generale di Cna Ravenna Massimo Mazzavillani e al presidente di Cna Ravenna Matteo Leoni.
“Finché non si realizzeranno le opere del piano speciale di messa in sicurezza, il rischio alluvione purtroppo è tra le principali preoccupazioni delle imprese, non solo quelle colpite. Le imprese sono ripartite, sia nel 2023 che nel 2024, sostanzialmente da sole, con risorse proprie, accendendo finanziamenti e con la solidarietà del territorio e dei fornitori. I numeri delle risorse erogate dallo Stato lo dimostrano con percentuali intorno al 2% delle imprese ristorate, eccetto per le imprese che esportano che hanno potuto usufruire dei bandi Simest, rapidi e semplici. Le imprese che hanno deciso di non ripartire sono state pochissime, ma certamente la terza alluvione nel giro di pochi mesi ha creato oltre ai danni materiali, soprattutto morali creando un senso d’insicurezza più forte e diffuso”.
Sempre su questo tema quali sono le urgenze a livello locale e sovralocale da affrontare?
“Si deve cambiare passo e trovare una nuova sintonia istituzionale tra Governo, Regione e Comuni per realizzare in tempi congrui nuove opere idrauliche e contro il dissesto idrogeologico in collina; nel frattempo però si deve mettere in campo un piano d’emergenza che possa prevedere aree allagabili in caso di emergenza per alleggerire la pressione dei fiumi in caso di piena, per cercare di scongiurare rotture arginali drammatiche o sormonti”.
Lo scorso anno per il 2024 si prevedeva una ripresa dell’attività industriale (+0,5%) e un rallentamento della crescita dei servizi (+1,1%). È andata così?
“È ancora presto per avere i numeri definitivi di chiusura del 2024, da una recente indagine che abbiamo condotto sulle imprese della provincia emerge un quadro positivo con qualche elemento in chiaroscuro. La maggior parte delle imprese associate mantiene un sentiment positivo, ma iniziano a manifestarsi segnali di rallentamento rispetto ai livelli di inizio anno. Attualmente, il 63% delle imprese registra ordinativi e vendite stabili o in crescita rispetto al 2023, un dato che, però, segna un calo rispetto al 70% rilevato a inizio anno (-6,6%). Analogamente, la fiducia generale delle imprese si riduce del 3%, attestandosi al 57%”.
Transizione energetica e rinnovabili, Ravenna sta investendo molto su questo settore, qual è la posizione di Cna?
“Ravenna, grazie a un lavoro sinergico tra pubblico e privato, è tornata ad essere la capitale Italiana dell’energia e bisogna continuare sulla strada della transizione energetica che possa diversificare le fonti di produzione di energia e rendere il Sistema Paese sempre più sostenibile. Vediamo positivamente il rigassificatore e il grande parco eolico off shore, ma dobbiamo incentivare anche l’autoproduzione sfruttando i tetti dei nostri capannoni e gli incentivi previsti dal piano Transizione 5.0, per una energia sempre più a km0 dal lugo di produzione a quello di consumo. Va sottolineato, tuttavia, che un eccesso di burocrazia, procedure complesse e costose e tempi ristretti stanno scoraggiando le imprese a realizzare investimenti nell’ambito di Transizione 5.0″.
Giovani e lavoro, un tema su due fronti: le difficoltà di trovare lavoratori in molti settori e il ricambio generazionale nelle aziende. Qual è la fotografia attuale?
“Le difficoltà di reperimento del personale, pur attenuandosi, restano significative, sempre secondo la nostra indagine, le imprese che hanno difficoltà a reperire trovare personale sono passate dall’83,8% di inizio anno al 64% attuale. Le principali criticità segnalate riguardano, nel 33% dei casi, la carenza di competenze specifiche; un altro 22% indica difficoltà legate alla disponibilità di orari e giorni di lavoro, mentre solo il 9% segnala problematiche connesse al livello salariale offerto. Le cause di queste difficoltà sono complesse e interconnesse: il calo demografico, un orientamento scolastico spesso non adeguato alle esigenze del mercato del lavoro e una gestione poco efficace dei flussi migratori sono tra i fattori principali. Per contribuire a mitigare questi problemi, come Cna Ravenna siamo impegnati in diverse iniziative. Tra queste, il progetto Cna@School, che coinvolge centinaia di studenti e famiglie per migliorare l’orientamento scolastico, diffondere la cultura del lavoro e promuovere il valore dell’imprenditorialità. Sul fronte del ricambio generazionale i dati sono anche qui abbastanza allarmati, con quasi il 10% delle imprese artigiane della provincia a rischio chiusura per mancanza di un successore all’interno dell’impresa. Una sfida che richiede interventi mirati per garantire la continuità delle attività produttive e la salvaguardia del tessuto economico locale”.
Chiusure e aperture delle piccole imprese, il bilancio?
“Ancora non disponiamo dei dati definitivi di chiusura dell’anno che speriamo possano rafforzare il trend positivo dell’ultimo trimestre che ha visto una crescita del numero delle imprese registrate in camera di commercio del +0,19% nella Provincia di Ravenna. Crescono anche – almeno nella nostra base associativa – professionisti o realtà che non sono soggette all’iscrizione in camera di commercio.
Quali sono le sfide per il 2025?
“In Romagna certamente la prima sfida è quella della sicurezza del territorio ed il presidio di alcune delle filiere strategiche, come la meccanica, automotive e costruzioni. È fondamentale anche valorizzare le opportunità offerte dalla Zona Logistica Semplificata (ZLS), creando una road map chiara per lo sviluppo delle infrastrutture logistiche e viarie, essenziali per migliorare la competitività territoriale. Un altro fronte cruciale è l’innovazione, in particolare l’intelligenza artificiale, che avrà un impatto crescente su molteplici settori, dalla produzione alla gestione dei servizi. La nostra economia, fatta di tante micro-piccole e medie imprese diversificate dovrà affrontare la sfida di integrarsi con queste tecnologie emergenti per non restare indietro nella competizione globale. Infine, l’economia regionale fortemente legata alle esportazioni, deve fare i conti con un mondo che sta attraversando rapidi cambiamenti geopolitici e commerciali”.
Marco Principini
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