I sindaci e gli amministratori dei Comuni dell’Alto Molise e Vastese e i colleghi della valle del Trigno, riuniti nei giorni scorsi a Celenza sul Trigno, «alzano la voce contro il dilagare dei lupi». E’ quanto si legge in una nota firmata da alcuni sindaci dei Comuni al di qua e al di là del fiume Trigno, lungo la statale 650, dal Medio ed Alto Vastese fino a risalire in Alto Molise. Le loro voci «gridano nel deserto», cioè inascoltate dalle due Regioni e dalle due Province che, invitate a presenziare all’incontro pubblico, «non si sono presentate all’appuntamento quali istituzioni lontanissime, in tutti i sensi, dai territori» continua la nota stampa. I sindaci e gli amministratori locali «chiedono il permesso di respirare, di regolamentare la convivenza con esemplari pericolosi di una specie protetta, di tutelare le persone, gli animali domestici, le attività produttive, la libertà di muoversi. È tempo di riflettere. La vera specie in via di estinzione, nei territori montani, è l’uomo che li abita stabilmente».
Un duro atto di accusa, dunque, quello che arriva dai sindaci, cioè gli amministratori che vivono sul territorio, che sono i primi a sentire le proteste e i reclami della popolazione. Perché i lupi, che ormai si sono spinti fin nei centri abitati, sono un flagello non solo per gli allevatori di pecore e capre, ma anche per i possessori di animali di affezione. Non sono rare, infatti, le predazioni di cani da parte del più efficace dei predatori. Recentemente, solo qualche settimana fa, la Commissione europea ha declassato il livello di protezione del lupo, abbassando lo status dell’animale selvatico da “rigorosamente protetto” a “protetto”.
La lieve modifica della convenzione di Berna, così si chiama il documento sulla conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale in Europa , non avrà ovviamente alcun effetto pratico, almeno non nell’immediato. Secondo gli animalisti, quelli che sono contro qualsiasi cosa a prescindere, si è aperta la strada alla possibilità di gestire la popolazione del lupo anche mediante prelievi, cioè abbattendo gli esemplari considerati in esubero. Gestione che viene praticata, tra l’altro, già in molti stati del mondo dove si ha un approccio scientifico e non fanaticamente ideologico ai temi della conservazione e convivenza con la fauna selvatica.
Tornando al documento siglato dai sindaci del territorio di mezzo tra Abruzzo e Molise che corre lungo la vallata del Trigno e quella del Verrino, scrivono ancora gli amministratori: «Le leggi, che per tutelare il lupo mettono a rischio la vita delle persone, devono essere diversificate nei territori dove i lupi sono troppi. I territori hanno il diritto di autogovernarsi, il rispetto di norme nazionali a tutela di specie protette non può prevalere sul diritto delle persone a difendere la propria vita». I sindaci del territorio, va avanti la nota inoltrata alla stampa, «non chiedono l’abbattimento dei lupi, ma chiedono un confronto con le istituzioni che hanno potere decisionale al fine di trovare soluzioni condivise per arginare un problema reale e per garantire la sicurezza dei cittadini che coraggiosamente abitano ancora nelle zone montane interne».
L’associazione culturale ”Terre di mezzo” promotrice dell’evento, «convocherà nuovamente gli amministratori regionali, provinciali e comunali abruzzesi e molisani appena dopo le festività natalizie al fine di condividere idee e possibili soluzioni per un problema ormai divenuto emergenziale». Appena qualche giorno fa Coldiretti Molise aveva chiesto «l’attuazione di misure di contenimento della specie, indispensabili a non far morire i pascoli e costringere così alla fuga centinaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento risulta essere l’unica attività praticabile, un rischio che minaccia anche tanti giovani che faticosamente e coraggiosamente sono tornati a vivere e lavorare in campagna».
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