Rosset Terroir: viticoltura eroica tra tradizione e apertura al mondo

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Imparare un nuovo mestiere, innamorarsi di un’idea, accettare una sfida: dev’essere stato un anno memorabile il 2001, per la famiglia Rosset, quando si decise di trasferire un’esperienza secolare nel campo della distillazione alla viticoltura valdostana, creando una nuova avventura imprenditoriale. Situata nel comune di Quart (Ao), con vigneti in Montjovet, Chambave, Saint-Christophe e Villeneuve, l’azienda “Rosset Terroir” decise da subito di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Una scelta quasi obbligata: siamo nel campo della viticoltura estrema o eroica, in cui per produrre il vino devi inerpicarti in altura (a volte oltre i 1000 metri), un appezzamento qua e uno là, con l’aiuto di pochissimi macchinari o anche zero, ai piedi dei massicci innevati. A tutto questo s’aggiunga l’impegno esplicito dei Rosset in vista di una produzione sostenibile e rispettosa dell’ambiente, grazie agli impianti fotovoltaici, e il traguardo ormai prossimo della conversione al biologico, dopo anni di lavoro mirato. A Milano, la storia e le prospettive enologiche della viticoltura valdostana sono state il tema della presentazione di “Rosset Terroir”, presso il ristorante “Il Liberty”  in viale Monte Grappa.

Rosset Terroir e la sfida di produrre vino in altura

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Rosset Terroir, impegno per la sostenibilità

«In questa fredda giornata di Dicembre vi porto buone nuove dalla Val d’Aosta -racconta alla stampa Nicola Rosset, titolare dell’azienda -, e cioè che la nostra viticoltura è cresciuta molto negli ultimi anni. Dal punto di vista qualitativo, s’intende, perché quantitativamente su quei due milioni circa di litri prodotti all’anno (in tutta la regione) si può incidere poco per evidenti motivi: il clima imprevedibile, le altitudini, lo spopolamento delle montagne. I Rosset sono orgogliosi di collocarsi tra coloro che stanno facendo il salto di qualità, com’è testimoniato dai premi vinti recentemente, tra cui quello del Gambero Rosso per il Sopraquota 900, nominato miglior vino bianco d’Italia nel 2021; e il Platinum Amphora del  Merano Wine Festival per lo Chambave Muscat 2022. Ormai da più di vent’anni il nostro intendimento è lo stesso: produrre vini con le radici in valle e  lo slancio per attraversare le montagne e andare in tutto il mondo, a far conoscere la nostra terra e le sue caratteristiche inimitabili. Ambasciatori del territorio, questa la nostra missione, che mettiamo in pratica con passione a dispetto di tutte le avversità; basti pensare che quest’anno produrremo il 40% di quel che era inizialmente previsto, a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli e della peronospora della vite».

Rosset Terrori, la presentazione a Milano

«Qui a Milano – gli fa eco l’enologo dell’azienda, Matteo Moretto – abbiamo portato il vitigno più rappresentativo per Rosset Terroir, che è il Petite Arvine, impiantato su un terreno glaciale composto di sabbia, granito, ardesia: il grappolo è molto compatto e gli acini piccoli. In questa occasione vi presentiamo tre annate differenti, ognuna con le sue specificità: la 2020 molto fresca e minerale, con un colore più scarico rispetto alla ‘21 e alla ‘22, venute fuori da un clima più caldo e siccitoso, e quindi più intense, agrumate e strutturate. In generale, tutto il lavoro fatto sul Sopraquota 900 tende ad ottenere bottiglie che possano invecchiare tranquillamente anche per 15 anni: ci sarà la dovuta evoluzione ma non si perderà la freschezza olfattiva e gustativa».

Rosset Terroir: viticoltura eroica tra tradizione e apertura al mondo

Rosset Terroir, anche vini rossi

Non solo bianchi, nella giornata valdostana a Milano ma anche il Trasor (da Petit Rouge, Cornalin, Syrah) con le sue note olfattive di piccoli frutti rossi, pepe nero, e al palato i suoi tannini vellutati, morbido e ben equilibrato nel complesso: un partner di  tutto rispetto per il Black Angus in stile roast beef di Andrea Provenzani, chef de “Il Liberty”. Ed è stata accattivante anche la lieve tannicità del Cornalin, rosso autoctono della Valle d’Aosta che ha messo in gioco le sue sfumature di ciliegie e spezie dolci, senza rubare mai la scena al protagonista bianco, che per il palcoscenico milanese è stato comunque il Petite Arvine.

Rosset Terroir, un territorio romanticamente difficile

Nel piatto e nel bicchiere, alla fine del press lunch, sono restate le allusioni ai terrazzamenti di montagna, dato che i tratti distintivi di Rosset Terroir si affermano come freschezza, acidità e aromaticità, parte integrante delle storie di un territorio particolare, romanticamente difficile. L’impostazione aziendale tende a valorizzarli senza mitizzarli, avendo in sé il punto fermo dell’apertura ai mercati internazionali: l’auspicio è che possano continuare a leggere, attraverso i chiaroscuri del Petit Arvine, del Cornalin e dello Chambave, quanto sia fascinosa la viticoltura eroica tipica del nord-ovest delle Alpi italiane.


Loc. Torret de Maillod, 4 11020 Quart (Aosta)

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