Benessere equo sostenibile Bes Veneto 2024

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Il Veneto ha livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane. E al suo interno, è il territorio scaligero quello con il più alto tasso di benessere. È quanto riporta l’Istat che oggi, 19 dicembre, ha diffuso la seconda edizione del report sul Bes (Benessere equo e sostenibile) della regione.

Il report analizza il Veneto e le sue province, evidenziando le differenze rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, oltre alle evoluzioni recenti. Inoltre, nel rapporto di quest’anno sono state evidenziate tre tematice: le condizioni economiche degli individui, la dotazione e la fruizione di musei e biblioteche, e l’offerta di servizi comunali online per le famiglie.

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Il Benessere equo e sostenibile è valutato dall’Istat sulla base di 11 ambiti in cui sono raggruppati 64 indicatori provinciali. Per ogni indicatore, la valutazione del benessere relativo può essere bassa, medio-bassa, media, medio-alta o alta.

In generale, in circa la metà (il 50,3%) degli indicatori le province venete hanno una valutazione di benessere alta e medio-alta. E il 25,5% degli indicatori si trova nelle classi bassa e medio-bassa. Ed entrambi i valori risultano superiori alla media delle province italiane, dove gli indicatori di livello alto o medio-alto sono il 41,8% mentre quelli di livello basso o medio-basso sono 35,6%.

Nel confronto con le altre regioni del Nordest, il Veneto mostra un profilo simile all’Emilia-Romagna. Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige hanno invece profili migliori.

A livello provinciale, Verona si distingue per la quota maggiore di indicatori nelle due classi di benessere più alte (57,8%) e per la quota minore di indicatori nelle due classi più basse (17,2%). Anche le province di Padova, Vicenza e la città metropolitana di Venezia presentano percentuali consistenti (oltre il 50%) nelle due fasce più elevate. Rovigo è il territorio più sfavorito, con il 39,1% delle misure nelle classi alta e medio-alta (appena il 9,4%nella classe di testa) e il 40,6% nelle classi bassa e medio-bassa.

Negli 11 ambiti valutati dal Bes, il quadro più critico per le province venete emerge nell’ambiente, con il 49,2% degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,1% nelle due classi più elevate. Lo svantaggio più significativo riguarda l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale che nel 2022 in Veneto è pari all’11,9%, quasi 5 punti percentuali in più della media italiana (7,1%). Ad eccezione di Belluno (2,8%), tutte le province superano la media nazionale ed il massimo si registra a Padova (18,7%).

Nello stesso anno, la quota regionale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sui consumi totali si attesta al 21,3%, oltre 9 punti percentuali al di sotto della media nazionale (30,7%). Anche in ragione della localizzazione e della capacità degli impianti, il contributo di ciascuna provincia è molto differenziato. Ed è Belluno quella più produttiva del Veneto.

Ed anche la dispersione dell’acqua potabile dalle reti di distribuzione è una criticità segnalata da Istat. In tutta la regione è pari al 42,2%, valore appena inferiore in confronto alla media dei comuni italiani. E la maggiore dispersione si registra nella provincia di Belluno (70,4%).

Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nell’ambito del lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la quasi totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (95,2%) e nessun posizionamento nelle classi di coda.

Gli indicatori sull’occupazione e la mancata partecipazione al lavoro nel 2023 registrano risultati migliori rispetto alla media italiana in tutte le province. Si segnalano però degli svantaggi nel tasso di infortuni mortali e con inabilità permanente nelle province di Verona (il più alto, 12,3 per 10mila occupati) e Rovigo (11,7 per 10mila occupati a fronte di un valore medio nazionale di 10) e le giornate retribuite nell’anno ai lavoratori dipendenti nella città metropolitana di Venezia (77% contro la media nazionale pari a 78,3%).

Nell’approfondimento sul benessere economico, nessuna provincia veneta ricade nella classe più bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate è scesa al 57,1%. Il Veneto presenta in generale livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre i valori provinciali risultano in alcuni casi inferiori ma in miglioramento rispetto al 2019.

A livello regionale e in tutte le province la quota di pensionati con reddito pensionistico di basso importo è inferiore alla media nazionale (6,6% in Veneto, 9,2% in Italia). Anche il reddito medio disponibile pro-capite e la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti risultano, in tutte le province, superiori alla media nazionale, ad eccezione di Rovigo e, per quanto riguarda le sole retribuzioni, della città metropolitana di Venezia.

La distribuzione del reddito disponibile equivalente (basata sul sistema integrato dei registri) segnala per il Veneto livelli superiori a quelli nazionali ma leggermente inferiori a quelli del Nordest: nel 2021 il 50% degli individui residenti in famiglia dispone di almeno 20mila euro annui a fronte di un valore mediano di 17.500 euro per l’Italia e di 20.500 per il Nordest. La provincia di Rovigo ha il valore più basso (19.100) e la disuguaglianza minore, mentre quella maggiore si rileva nella provincia di Padova.

Il secondo approfondimento di quest’anno è sulla cultura. Il Veneto offre una ricca e variegata offerta culturale, con 290 strutture tra musei, siti archeologici e monumenti, pari al 6,6% delle 4.416 strutture censite in Italia nel 2022. Il 40% dei musei si trova nelle province di Venezia e Vicenza, che insieme raggiungono il 56,4% dei visitatori. La città metropolitana di Venezia, in particolare, accoglie quasi metà dei visitatori regionali (49,3 per cento), registrando la media più alta di visitatori per museo (74.698) e collocandosi al quinto posto tra le province italiane.

La rete di 706 biblioteche pubbliche e private rappresenta l’8,7% del totale nazionale (pari a 8.131 strutture). In quasi il 90% dei comuni veneti è presente una biblioteca attiva con un bacino di utenza potenziale di oltre 4,7 milioni di residenti.

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Infine, il focus sui servizi offerti online dai Comuni alle famiglie. Nel 2022, il 76,7% dei Comuni del Veneto offre almeno un servizio per le famiglie interamente online, un dato superiore di circa 23 punti percentuali rispetto all’Italia e di quasi 10 punti rispetto al Nordest. Tra i territori, il primato spetta alla città metropolitana di Venezia (88,7%), mentre il valore più basso si registra a Belluno (59,8%, ma comunque superiore alla media italiana).

Anche per quanto riguarda il numero di servizi offerti, il Veneto risulta in vantaggio: il 56,2% dei Comuni della regione offre da uno a tre servizi interamente online, con un divario di 18 punti percentuali rispetto all’Italia (38,3%). Si tratta della più alta percentuale tra le regioni. Le tipologie di servizi online più frequenti sono: la consultazione di cataloghi e il prestito bibliotecario, i servizi di mensa scolastica e i certificati anagrafici.



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