Auto, l’Europa (forse) ci ripensa: Bruxelles ora discute di multe ed emissioni

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Con il nuovo “Dialogo strategico” la Commissione inventa un tavolo per riunire costruttori, sindacati e politica: si parla di guida autonoma e intelligenza artificiale, ma la partita vera è sulla modifica delle “regole verdi” che rischiano di affondare l’industria

Gianluigi Giannetti

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Bruxelles torna ad occuparsi di automobili, questa la notizia. Il dubbio che si nasconde dietro la nota ufficiale è se lo farà proponendo soluzioni che si occupino di abbassare i prezzi ed eliminare multe o divieti. Al tavolo del dibattimento ci saranno i costruttori e le aziende che si occupano di componentistica, i sindacati e naturalmente la politica, cioè i rappresentanti dei Paesi che hanno fabbriche, operai e interessi nel settore. “L’industria automobilistica è un orgoglio europeo ed è fondamentale per la prosperità dell’Europa. Guida l’innovazione, sostiene milioni di posti di lavoro ed è il più grande investitore privato in ricerca e sviluppo” ricorda la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che però non esce ancora dalla retorica dei grandi temi globali, lasciando alla nota ufficiale l’obbligo di citare gli argomenti, a volte fumosi, tra cui “stimolare l’innovazione e la digitalizzazione basate sui dati, affidarsi con lungimiranza all’intelligenza artificiale e alla guida autonoma”. Nelle pieghe dell’elenco si nasconde però il vero assist che molti in Europa attendevano da mesi. Il Dialogo strategico si occuperà anche di “Semplificare e modernizzare il quadro normativo“, ed è qui che si arriva al punto. Bruxelles per la prima volta da cinque anni a questa parte ammette per iscritto l’ipotesi di modificare le norme che riguardano le multe legate alle emissioni di CO2 da imporre ai costruttori automobilistici, oltre naturalmente al bando alla vendita di vetture a motore a combustione a partire dal 1° gennaio 2035, almeno in via di principio. Bruxelles finalmente si muove, con motivazioni che hanno poco a che fare con la retorica, questo però va detto.

La commissione europea tiene a precisare che gli incontri del “Dialogo strategico” produrranno “una serie di raccomandazioni che aiuteranno a costruire una strategia olistica dell’Ue per il settore” e che “Il Consiglio e il Parlamento europeo saranno strettamente coinvolti nel processo e regolarmente informati e consultati sul dialogo”. La sostanza sta però altrove, come dimostrano le parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che aggiunge ufficialmente anche la Germania nella lista che già comprende Italia, Repubblica Ceca, Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia. Ormai un fronte che punta a cambiare la normativa chiamata “Corporate Average Fuel Economy” (percorrenza media aziendale, ndr), abbreviato in un più amichevole Cafe, ma traducibile nell’obbligo imposto a tutti i costruttori automobilistici di commercializzare modelli che consumino meno carburante, misurando il risultato in minori emissioni di CO2. “Nella difficile situazione in cui si trova l’industria automobilistica, in molti casi a livello mondiale, ma soprattutto in Europa, non ha senso gravarla ora con ulteriori multe per non aver raggiunto risultati nel prossimo anno. Questo deve essere deciso adesso, presto. Ed è per questo che la Commissione dovrebbe trovare un modo affinché le multe, se necessario, non incidano sulla liquidità finanziaria delle aziende, che ora devono investire nell’elettromobilità, in prodotti e veicoli moderni”. Olaf Scholz si riferisce naturalmente all’emergenza che scatta dal 1° gennaio 2025, data dalla quale i costruttori possono vedersi imporre una multa di 95 euro per ogni grammo oltre i 95 previsti come limite massimo, da moltiplicarsi per la somma complessiva delle vetture vendute nell’anno. Secondo gli analisti finanziari della banca Barclays, le case auto rischiano di pagare complessivamente oltre 10 miliardi di euro in multe per il solo 2025. Salvo che il “Dialogo strategico”, dietro le quinte, porti a utilizzare rapidamente l’unica via d’uscita possibile a cui si riferisce cancelliere tedesco Olaf Scholz, cioè sospendere tutto chiamando in causa l’articolo 122 comma 1 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. 


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