Prima procedura PIPAC in Calabria per trattare la carcinosi peritoneale

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Lamezia Terme, 19 dicembre 2024 – Si
chiama PIPAC, chemioterapia intra-peritoneale a flusso d’aria pressurizzata, la
procedura chirurgica eseguita oggi, per la prima volta in Calabria,
all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme dell’Azienda Sanitaria
Provinciale di Catanzaro.

Il delicato intervento è stato
effettuato all’interno del blocco operatorio in anestesia generale da un’equipe
multidisciplinare condotta dal dott. Manfredo Tedesco, direttore della
struttura complessa di Chirurgia Generale e capo Dipartimento dell’area
Chirurgica, coadiuvato da due giovani chirurghi la dott.ssa Denise Gambardella
e il dott. Ettore Caruso, e dall’equipe anestesiologica diretta dalla dott.ssa
Anna Monardo; l’intervento, eseguito con tecnica chirurgica mini invasiva, ha
richiesto anche il supporto della strumentista addetta a queste procedure
particolari, Margherita Gottardo.

A giovarsi di questa procedura
innovativa una paziente affetta da carcinosi peritoneale con versamento
ascitico addominale derivante da neoplasia uterina; è prevista una breve
degenza postoperatoria ed è attesa una completa remissione del versamento addominale,
con un sostanziale miglioramento delle condizioni generali associato al
miglioramento della qualità di vita. La procedura, in pratica una
somministrazione locale di farmaci chemioterapici, può essere ripetuta a
distanza di 6-8 settimane, fino anche a sei cicli, in base ai risultati e al
tipo di tumore.

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“La PIPAC rappresenta uno dei
trattamenti loco-regionali di più recente istituzione – ha spiegato il dott.
Manfredo Tedesco – fino ad oggi bisognava andare fuori regione per essere
sottoposti a tale intervento. Si tratta di una procedura ottimamente tollerata
dal paziente, in quanto eseguita con approccio mininvasivo, e con un ridotto
assorbimento del chemioterapico che viene somministrato ad alta pressione nella
cavità peritoneale. Ciò consente un’elevata diffusione e penetrazione nel
peritoneo, con una rapida ripresa post-operatoria ed effetti collaterali limitati
o nulli, tanto che il paziente può riprendere i trattamenti per via sistemica
dopo pochi giorni dall’intervento”.

“Lo scopo di queste procedure –
evidenzia la dott.ssa Pina Molinaro, direttore dell’Unità operativa di
Oncologia del “Giovanni Paolo II” facente parte dell’equipe operatoria – è
attualmente quello di trattare l’ascite neoplastica o la carcinosi peritoneale
molto avanzata. Tuttavia stanno emergendo evidenze che orientano verso una
possibile applicazione per ridurre la malattia peritoneale e portarla ad uno
stadio di operabilità, o addirittura di utilizzarla come trattamento
profilattico nei casi ad elevato rischio di recidiva nel peritoneo”.

La combinazione dei farmaci
utilizzati per queste procedure è effettuata direttamente dalla Farmacia
ospedaliera diretta dal dott. Aloe che spiega: “Il medicinale chemioterapico
somministrato per via intra-peritoneale a flusso d’aria pressurizzata viene
allestito adeguando i protocolli di terapia ai dati antropometrici dei pazienti
e sulla scorta della gravità della malattia e del performance status del
paziente. È un lavoro multidisciplinare tra noi farmacisti e il medico
specialista che ha in carico la persona; insieme validiamo il protocollo
specifico più adeguato a una precisa situazione anatomo-clinica, che poi verrà
somministrato durante l’intervento”.

“I farmaci utilizzati per la
somministrazione di farmaci nebulizzati ad alta pressione – afferma la dott.ssa
Micaela Scalese – sono quelli correntemente utilizzati nei protocolli delle
chemioterapie somministrate per endovena. La peculiarità della procedura
risiede nella veicolazione dei medesimi farmaci direttamente nel peritoneo in
forma nebulizzata. La ridotta dimensione particellare consente al farmaco di
diffondere in profondità nel peritoneo, di rimanere in situ per un tempo tale
da determinare una riduzione della carcinosi peritoneale, con un conseguente
miglioramento della qualità e delle aspettative di vita dei pazienti”.

Con l’introduzione della metodica
PIPAC, la Chirurgia dell’Ospedale lametino arricchisce ulteriormente le sue
connotazioni di presidio baricentrico e di riferimento per il cancro gastrico,
rappresentando sempre di più il luogo di cura ideale per il trattamento della
neoplasia gastrica e delle patologie neoplastiche con coinvolgimento del
peritoneo.

Questa connotazione è destinata ad
accentuarsi con l’acquisizione di altre tecnologie innovative prevista nel
prossimo anno, che vedrà la chirurgia lametina potenziata da altri 8 chirurghi
grazie al concorso in fase di espletamento e al quale partecipano 34 candidati.
Competenza, tecnologia e innovazione generano quindi attrattività.



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