Case e ospedali di comunità, in Veneto le strutture pronte e collaudate sono solo 9 su 130


VENEZIA – Nove lavori conclusi (e altrettanti collaudi) su 130 strutture programmate. Anche se dalla Regione giungono rassicurazioni circa il rispetto delle tempistiche, l’attesa rivoluzione della sanità e dell’assistenza territoriale legata (almeno in parte) alla realizzazione delle case e degli ospedali di comunità con i fondi del “, sembra ancora molto indietro rispetto alla deadline fissata per il 2026. Secondo una indagine dello Spi Cgil del Veneto, che ha analizzato i dati fino a giugno del 2024, esistono nel nostro territorio evidenti ritardi rispetto al cronoprogramma fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Case di comunità. Lo studio del sindacato dei pensionati evidenzia che su 95 strutture in programma, solo 4 sono concluse e collaudate. 57 cantieri sono partiti ma 38 sono ancora da avviare (per i dati delle singole Ulss si veda tabella allegata). Le case di comunità, per le quali il ” mette a disposizione più di 135 milioni e 400 mila euro, prevede la presenza di dieci servizi: medico di base, specialistica ambulatoriale, servizi diagnostici, infermieri di comunità, assistenza domiciliare integrata, punto prelievi, assistente sociale, servizi di prenotazione, punto unico di accesso e partecipazione della comunità. La Regione Veneto invece ha previsto “almeno” tre livelli di assistenza minimi, solo i primi tre.

Ospedali di comunità. Per quanto concerne gli ospedali di comunità, sono stati avviati 23 cantieri su 35 ma solamente 5 strutture sono pronte e collaudate mentre per altre 12 si deve ancora partire (per i dati delle singole Ulss si veda tabella allegata). Sono circa 74 milioni gli euro che il ” destina ai 30 ospedali di comunità previsti in Veneto. Si tratta di strutture sanitarie di ricovero breve (massimo 30 giorni) fondamentali per garantire quella funzione intermedia fra ricovero ospedaliero e domiciliare, un aspetto delicatissimo visto che spesso il passaggio ospedale – casa avviene in modo traumatico, senza la necessaria stabilizzazione clinica che si deve garantire a certe tipologie di pazienti. Gli ospedali possono avere una propria sede, essere collocate in case della comunità, in strutture sanitarie polifunzionali, residenziali sociosanitarie od ospedaliere. Si prevede la realizzazione di strutture con 15/20 posti letto ogni 50/100 mila abitanti.

Gli altri progetti. Gli obiettivi di una nuova sanità territoriale, fissati nella Missione 6 del “, prevedono anche altre importanti novità, rivolte soprattutto alle persone “fragili”. Poco più di 300 milioni di euro (di cui 227 milioni e 323 mila euro finanziati dal Decreto Rilancio) hanno come obiettivo la presa in carico di 43.894 ultra65enni veneti affetti da determinate patologie suddivise in tre classi di intensità assistenziale. Fra gli investimenti è prevista anche l’implementazione delle centrali operative Cot che garantiscono e coordinano la presa in carico, da parte dell’Azienda Ulss, dei pazienti “fragili”, intercettando i bisogni di cure e/o di assistenza e assicurando la continuità tra ospedale e territorio. Circa 8 milioni e mezzo finanziano i lavori, poco meno di 3 milioni e mezzo servono per l’interconnessione, circa 4 milioni e 700 mila euro servono per i device e la realizzazione di 49 Cot. Ma anche per questi progetti la strada da fare è ancora lunga.

Criticità. “La nostra analisi – commenta Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – rileva in primo luogo i ritardi nella realizzazione delle opere previste dal “, in particolare delle case e degli ospedali di comunità. Dalla Regione giungono rassicurazioni in merito ma dallo studio emergono in modo chiaro i ritardi dei cantieri. Magari Palazzo Balbi riuscirà a fornire una decisa accelerazione nel corso del 2025, ma appare alquanto difficile chiudere e collaudare i lavori entro il 2026. Di certo le risorse messe a disposizione dal ” per la sanità territoriale sono fondamentali per il Veneto, regione che, come si è visto soprattutto durante e dopo il Covid, ha dimostrato gravi carenze di personale“. Detto questo, esistono altre criticità che devono essere affrontate e superate. Purtroppo, prosegue Biancardi, “il ” finanzia gli edifici ma non il personale. È vero che le leggi di bilancio del 2022 e 2023 hanno opportunamente stanziato, a regime, quasi 72 milioni di euro per l’assunzione di infermieri ed altro personale da utilizzare nei servizi territoriali ma, a nostro parere, le risorse sono ancora del tutto insufficienti». Per quanto concerne solo le case di comunità, invece, “ci chiediamo che fine faranno le medicine di gruppo integrate e quante saranno le case di comunità hub: 99, 95 o 91? Perché non è chiaro». Le questioni da risolvere sono anche altre ma le aspettative restano elevate per quanto concerne la Missione 6 (salute) del “. “La sanità territoriale – conclude la segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – è un tema fondamentale soprattutto per le persone anziane che noi rappresentiamo. Questa è un’occasione unica e irripetibile per dare risposte concrete ai cittadini e alle cittadine della nostra regione“.



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