Crisi dell’auto, l’Europa prepara il “dialogo strategico” con il settore

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Il 27 novembre, in un discorso al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha annunciato l’avvio di un “Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica” continentale. Ora, la Commissione ha fornito ulteriori indicazioni, a partire dalle tempistiche: “Il Dialogo sarà lanciato ufficialmente a gennaio 2025”.  

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Come funziona. Bruxelles intende riunire tutte le realtà legate, direttamente e indirettamente, all’industria dell’auto, tra cui costruttori, fornitori, sindacati e associazioni imprenditoriali. Il Dialogo svolgerà secondo delle modalità già note in Italia con il Tavolo Stellantis: sarà lanciato personalmente da Ursula von der Leyen e verrà seguito da una serie di incontri tematici, presieduti dai membri della Commissione responsabili della materia oggetto dell’incontro. I vari tavoli dovranno produrre delle raccomandazioni che serviranno a definire una strategia comunitaria “olistica” per gestire le sfide del settore. Inoltre, c’è un’indicazione che rappresenta l’ennesima, timida apertura alle istanze dei costruttori: la strategia servirà anche “ad adattare, se necessario, le normative” vigenti. I summit guidati da von der Leyen avranno poi il compito di “verificare i progressi compiuti” dai tavoli temativi e di “fornire gli impulsi politici necessari per ulteriori lavori”. Infine, il Consiglio e il Parlamento europei saranno “strettamente coinvolti nel processo e saranno regolarmente informati e consultati sul dialogo”.

Gli obiettivi. La Commissione europea indica anche gli obiettivi del forum, ovvero “proporre e attuare rapidamente le misure di cui il settore ha urgente bisogno”, e gli ambiti prioritari di discussione: “Mentre l’industria e la sua filiera attraversano una profonda e dirompente transizione, il Dialogo strategico definirà strategie e soluzioni concrete per supportare la competitività globale della produzione automobilistica in Europa”. In particolare, bisognerà “stimolare l’innovazione e la digitalizzazione basate sui dati e su tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la guida autonoma: sostenere la decarbonizzazione del settore, con un approccio tecnologico aperto, dato il suo ruolo nel raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa; affrontare questioni relative all’occupazione, alle competenze e ad altri elementi sociali; semplificare e modernizzare il quadro normativo; spingere la domanda, rafforzando al contempo le risorse finanziarie del settore, la sua resilienza e la sua catena del valore in un contesto internazionale sempre più competitivo”.

Timide aperture. Si tratta, in fin dei conti, di temi oggetto degli allarmi lanciati dai costruttori, a partire dal presidente dell’Acea, Luca de Meo, e del recente rapporto di Mario Draghi sulla competitività della Ue. Dunque, Bruxelles vuole aprire almeno una discussione con il comparto, dopo mesi di chiusura nei confronti delle sue principali istanze. Del resto, come affermato dalla stessa von der Leyen, “l’industria automobilistica è un orgoglio europeo ed è fondamentale per la prosperità dell’Europa: guida l’innovazione, sostiene milioni di posti di lavoro ed è il più grande investitore privato in ricerca e sviluppo. Ogni settore ha esigenze uniche ed è nostra responsabilità adattare soluzioni che siano sia pulite, che competitive. Dobbiamo sostenere questa industria nella profonda e dirompente transizione che ci attende. E dobbiamo garantire che il futuro delle auto rimanga saldamente radicato in Europa”. Difficile dire se tutto ciò porterà effettivamente a considerare le richieste delle Case automobilistiche, a cominciare dall’ammorbidimento della normativa sulle emissioni 2025.



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