Mancano pochi giorni e le vetrine di Louis Vuitton si coloreranno nuovamente grazie al pennello di Takashi Murakami. Dopo due decenni torna la collaborazione tra la maison francese e l’artista pop giapponese che, nel 2003, aveva rivoluzionato lo stile LV con le celebri tele monogram reinterpretate in una palette di 33 colori, su sfondo bianco o nero. Si tratta di una “vibrante ri-edizione” di Takashi Murakami per Louis Vuitton, come annunciato dallo stesso brand sui social network, che riaccende i fari sull’importanza delle collaborazioni per le case di moda. Il marchio francese di pelletteria di lusso ha deciso di giocare la carta nostalgia per iniziare bene un anno che si appresta ad essere molto complesso per il mercato del lusso, sperando che la storica intuizione di Marc Jacobs, allora direttore creativo di Vuitton, di mischiare il mondo dell’arte pop con quello della moda possa di nuovo entusiasmare le giovani generazioni. Altri brand, invece, puntano ad esplorare nuovi confini (e nuovi target di clientela) attraverso le collaborazioni con icone dello streetwear o di altri ambiti creativi, come la musica.
Torna Kaws per Dior
La fusione tra arte e moda che trasforma capi di abbigliamento e borse in vere opere d’arte indossabili non è nuova, risale addirittura agli anni Trenta del secolo scorso, con l’abito nato dall’unione della creatività di Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì. Anche Dior, a distanza di sei anni, ripropone la collaborazione con lo street artist Kaws, annunciando una nuova capsule collection per il 2025 che celebra l’anno del Serpente del calendario cinese.
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Gli artisti Navajo per Ralph Lauren
Ralph Lauren si spinge oltre con il progetto “Artist in Residence” che rende omaggio alla tradizione dei Navajo e delle loro secolari tecniche di tessitura attraverso una serie di capsule con artisti espressione del patrimonio culturale americano. Nasce così Double RL x Zefren-M, disegnata dall’artista multidisciplinare e storico sostenitore LGBTQIA+ della Navajo Nation.
Glenn Martens per H&M
Tra le collaborazioni più attese per il 2025 c’è quella della catena svedese H&M con il designer belga Glenn Martens. Dopo aver disegnato per Jean Paul Gaultier, Y/Project e Diesel, lo stilista noto per la sua sperimentazione tra i confini di streetwear e couture, porterà la sua visione creativa da H&M. Si allunga così la lista di partnership famose tra il gruppo di fast fashion e designer di grido, da Karl Lagerfeld a Stella McCartney, da Roberto Cavalli a Versace e tanti altri big della moda.
Dolce e Gabbana e Skims
Una trovata di marketing per riposizionarsi anche in settori in cui non si è presenti. Come il caso di Dolce e Gabbana che ha annunciato una capsule collection con Skims, la linea di intimo modellante lanciata da Kim Kardashian. ll risultato è una collezione di pezzi che sono la perfetta fusione tra l’estetica made in Italy e le stampe originali di D&G con il comfort e la sensualità della linea dell’influencer e imprenditrice statunitense.
Quanto valgono le collaborazioni
Intuizioni che hanno già in passato dimostrato di funzionare. La collaborazione 2023 di Louis Vuitton con l’artista giapponese Yayoi Kusama, che ha riportato gli iconici pois su borse e pelletteria di ogni genere dopo più di dieci anni, creando anche esperienze immersive nei monomarca, ha contribuito a far crescere il fatturato dell’azienda, arrivando a rappresentare un quarto del totale del gigante del lusso Lvmh (circa 20 miliardi di euro nel primo trimestre 2023).
Effetto noia delle re-edizioni
È dietro l’angolo il rischio di riportare sul mercato partnership già viste e che hanno esaurito il loro potenziale creativo oltre che l’effetto sorpresa per i clienti. Rinunciare ad esplorare nuovi orizzonti, preferendo porti sicuri per navigare nei difficili mari della moda, non è sempre una scelta vincente e lo dimostrano i commenti negativi che circolano sui social network che anticipano il lancio della capsule collection Louis Vuitton x Takashi Murakami, etichettata da molti utenti come “noiosa” e “priva di ispirazione”.
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