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L’industria in bilico e le corse
La complicatissima situazione aziendale del Gruppo Pierer Mobility potrebbe impattare sulla presenza di Ktm nelle classi del Motomondiale, dove corre sia in MotoGP che in Moto2 e Moto3. È riportato in un documento pubblico successivo alla prima udienza dell’Associazione dei Creditori della regione alpina di cui KTM fa parte (AKV) sulla procedura di insolvenza di KTM AG, società centrale del gruppo. Seguirà un’udienza d’esame il 24 gennaio e una per il Piano di Ristrutturazione il 25 febbaio. L’aspetto sportivo è quello che ci riguarda più da vicino, ma è paradossalmente solo collaterale rispetto alla sopravvivenza di attività industriale e posti di lavoro di un gruppo che conta più di 60 filiali, compreso ovviamente chi lavora per i team che corrono.
Le ragioni e il piano di ristrutturazione
Il Gruppo, che si trova attualmente in autoamministrazione per la grave insolvenza di tre delle sue società – che fanno capo alla primaria KTM AG -, sta lavorando ad un piano di riorganizzazione a cui i creditori dell’AKV in udienza hanno dato temporaneamente fiducia (l’alternativa sarebbe stato il fallimento vero e proprio e, quindi, la liquidazione), almeno fino a fine gennaio quando si terrà un secondo incontro in tribunale. L’insolvenza, per un totale di tre miliardi di euro, è causata da difficoltà operative dovute al calo delle vendite e al conseguente accumulo di invenduto (130.000 moto ferme nei magazzini per un miliardo ei valore) e da eccessivi costi operativi legati anche all’aumento del costo di energia e materie prime. In questo momento la produzione è certamente ferma almeno fino al 24 gennaio; un taglio di posti di lavoro è inevitabile, anche se nell’udienza dell’Associazione dei Creditori con il Tribunale incaricato è stato ipotizzato che la riduzione possa riguardare 300 unità anziché le 500 previste inizialmente. Attualmente ci sono fondi per pagare gli stipendi di dicembre ai dipendenti delle tre società insolventi. Per il dopo è difficile se non impossibile fare previsioni, anche perché le insolvenze delle società della galassia Pierer si inseguono inevitabilmente l’una con l’altra. In un quadro così complesso il dato moderatamente incoraggiante è che i creditori – come dicevamo – non hanno chiesto almeno per il momento la revoca dell’autoamministrazione a fronte di un’ipotesi preliminare di piano che porterebbe al pagamento del 30% dei debiti entro due anni dall’accettazione.
I punti del piano e il Motomondiale
Tra le varie opzioni del piano di riorganizzazione figurano la sospensione temporanea delle attività produttive, un piano di delocalizzazione della produzione, l’incarico a Citibank di individuare entro metà gennaio un potenziale nuovo investitore e una voce che dice letteralmente “uscita da MotoGP Moto3/Moto2 al fine di ridurre i costi“.
Qui si potrebbe pure aprire un discorso sull’uso della punteggiatura, ma il panorama rimane inquietante. Intendono dire “dalle classe Moto3 e Moto2 della MotoGP”, dove MotoGP è inteso come Motomondiale, o parlano delle tre classi? Nel primo caso significherebbe che effettivamente non intenderebbero uscire dalla Classe MotoGP ma solo da Moto3 e Moto2, nel secondo sarebbe la proposta di un abbandono totale. Sempre che non mantengano lo stato attuale delle cose o non subentri una soluzione ibrida come fu quella di Hayate nel 2009, quando – a fronte del ritiro dell’azienda – le Kawasaki furono affidate ad una struttura terza evitando così le azioni legali di Dorna per inadempienza; ma è un’ipotesi molto remota anche perchè sono diverse le realtà (Kawasaki non era un’azienda in crisi) e quindi i presupposti.
Ad alcuni team sarebbe arrivata una comunicazione in cui KTM rassicurerebbe sul proseguimento delle attività in MotoGP, con un solo dubbio relativo al 2027 quando per tutti cambierà il regolamento tecnico. Ktm al momento rilancia con un comunicato pubblico generico in cui evidenzia l’importanza del proprio dna racing e il proprio legame con le corse, pur nel contesto di un momento difficile. Poca cosa, ma è immaginabile e auspicabile che una comunicazione pubblica del team ufficiale (società esterna con sede in Svizzera, ma non per questo immune) possa arrivare a fare chiarezza, almeno temporaneamente, in attesa dei pronunciamenti del curatore.
Qualcosa di simile ad un prototipo per il 2025 della Ktm MotoGP (un po’ di evoluzione della già buona 2024) era già pronto a settembre; si puó pensare che quindi i costi per la ricerca e lo sviluppo della moto fossero già stati sostenuti, già messi a budget e inclusi nell’insolvenza, consentendo così di continuare in top class. Per le altre classi invece non è indicato nulla di più specifico rispetto a tempistiche e modalità di un’eventuale uscita di scena. Le richieste dei creditori rimangono comunque in attesa delle nuove udienze: quella di gennaio che facilmente sarà ricognitiva (e che potrebbe servire ad avere una migliore contezza del passivo e ad aggiornare la situazione, magari anche relativamente al nuovo investitore) e quella di febbraio che potrebbe dare il via ad una nuova operatività, qualunque essa sia.
Un sostegno strategico potrebbe arrivare dal gruppo automobilistico indiano Bajaj, che negli ultimi 6 mesi ha perso il 26% del proprio valore in Borsa, già titolare, indirettamente, del 37,4% delle azioni di Pierer Mobility. Il titolo Pierer Mobility, che ieri aveva chiuso con un rialzo del 35%, fluttua come può accadere in casi simili su base speculativa o in previsione di un ulteriore investitore disposto a iniettare liquidità per evitare il fallimento.
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