Manfredonia, interdittiva antimafia per l’impresa dell’ex sindaco Rotice. Legali annunciano ricorso

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Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

Manfredonia, interdittiva antimafia per l’impresa dell’ex sindaco Rotice: «Compiacente con i clan»

Un provvedimento di interdittiva antimafia colpisce la Gianni Rotice srl, impresa edile dell’ex sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, giudicata “contigua” agli interessi dei clan locali. La decisione è stata presa dall’ex prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, che ha rigettato la richiesta di iscrizione dell’azienda nella «white list», l’elenco delle imprese autorizzate a lavorare con la pubblica amministrazione.

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La base del provvedimento risiede in un contesto di presunte relazioni compiacenti tra l’ex sindaco e il già clan Romito. Secondo il prefetto, Rotice avrebbe favorito gli interessi di Romito, cercando di evitare lo smontaggio di una struttura abusiva del ristorante «Guarda che luna», di proprietà dello stesso Romito. Inoltre, il legame sentimentale tra Rotice e la sorella di Francesco Scirpoli, contribuisce a delineare un quadro di relazioni familiari compromettenti.

White list e interdittive antimafia

L’iscrizione nelle white list è obbligatoria per le imprese che operano in settori considerati a rischio di infiltrazioni mafiose e che intendono stipulare contratti con enti pubblici. Il rifiuto di iscrizione rappresenta un grave danno per la Gianni Rotice srl, la cui attività principale si svolge nel settore pubblico. Secondo l’interdittiva, la società avrebbe potuto agevolare, direttamente o indirettamente, le attività criminose del clan.

L’interdittiva antimafia non richiede la certezza probatoria tipica di un procedimento penale, ma si basa sul rischio di condizionamento mafioso. Questo la distingue dall’inchiesta penale «Giù le mani», in corso presso la procura, in cui Rotice e altre otto persone sono imputate per corruzione elettorale e voto di scambio.

L’inchiesta «Giù le mani»

Nell’inchiesta «Giù le mani», il costruttore ed ex sindaco è accusato, insieme al fratello Michele e a Michele Romito, di aver orchestrato uno scambio elettorale. Romito avrebbe promesso il proprio sostegno politico a Rotice durante il ballottaggio del novembre 2021, in cambio del suo intervento per bloccare lo smontaggio della struttura abusiva. Le elezioni del 2021 avevano segnato la fine della gestione commissariale del Comune, sciolto nel 2019 per infiltrazioni mafiose, e l’inizio del mandato di Rotice, terminato nell’ottobre 2023 con le dimissioni della maggioranza consiliare.

Il provvedimento prefettizio sottolinea il contesto di illegalità che avrebbe permeato il tessuto politico-amministrativo del Comune, evidenziando la capacità del clan Romito di condizionare le dinamiche locali.

Il già clan Romito, ora conosciuto come clan Lombardi/Ricucci/La Torre, è una delle organizzazioni più influenti nel panorama mafioso del Gargano. La sua storia è caratterizzata da una lunga scia di violenze, con 15 sparatorie, 14 morti e 7 feriti dal 2008 ad oggi. Tra le vittime si conta Mario Luciano Romito, fratello di Michele, ucciso nella strage del 9 agosto 2017.

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Numerose operazioni antimafia hanno coinvolto il clan, tra cui:

Operazione Goccia (1999): Contrabbando di sigarette in alleanza con la camorra.

Età Moderna (2013): 21 arresti per armi, droga ed estorsione.

Ariete (2016): 19 arresti per assalti a portavalori.

Omnia Nostra (2021): 32 arresti per mafia, omicidi, droga ed estorsioni.

Mari e Monti (2023): 39 arresti per mafia ed estorsioni.

In questo contesto emerge Francesco Scirpoli, luogotenente del clan su Mattinata e fratello della compagna di Rotice. Scirpoli è coinvolto in diverse inchieste, tra cui «Firestorm» (2009) e «Omnia Nostra», e attualmente è sotto processo per mafia e favoreggiamento.

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La difesa di Rotice

I legali di Rotice hanno annunciato ricorso al TAR contro l’interdittiva, ribadendo l’inesistenza di prove definitive nel processo «Giù le mani» e contestando le motivazioni prefettizie. Tuttavia, la mole di elementi raccolti dalla prefettura disegna un quadro di grave compromissione ambientale e di rapporti ambigui tra l’ex sindaco e il clan.

La vicenda solleva preoccupazioni sul livello di infiltrazione mafiosa nel Gargano e sull’integrità delle istituzioni locali, confermando la necessità di vigilare sui rapporti tra politica e criminalità organizzata. (da: La Gazzetta del Mezzogiorno.it)



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