Call center, accordo al ribasso della sigla “non rappresentativa” che piace a Meloni. Cgil Cisl e Uil: “Un contratto irregolare”

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Una paga oraria di appena 6,50 euro per gli operatori assunti come co.co.co e un aumento di soli 7 euro al mese o poco più per gli altri. E poi ancora condizioni peggiorative per quanto riguarda la maternità e i permessi. Questo contiene il nuovo contratto collettivo dei call center firmato il 4 dicembre dall’Assocontact, dal lato delle imprese, e dalla solita Cisal dal lato dei sindacati. Un accordo che si candida a diventare uno dei tanti ccnl “pirata” presenti nel nostro Paese, i quali contribuiscono a contrarre salari e diritti dei lavoratori. A denunciarlo sono Slc Cgil, Fistel Cisl e UilCom, le tre sigle delle telecomunicazioni dei tre sindacati confederali.

Bisogna infatti ricordare che agli addetti dei call center viene da anni applicato il contratto collettivo delle telecomunicazioni firmato con Asstel, l’associazione datoriale confindustriale. Questo accordo è in vigore per tutti i 140mila dipendenti delle telecomunicazioni in Italia, tra i quali 40mila operatori di call center, ed è in corso di rinnovo; la richiesta dei sindacati è di un aumento di 260 euro al mese per recuperare l’inflazione. L’iniziativa di Assocontact e Cisal ha quindi stralciato il comparto dei call center dal settore delle telecomunicazioni e fatto nascere un contratto a parte.

Assocontact – si legge in un comunicato unitario di Slc, Fistel e UilCom – dopo aver tergiversato per 9 mesi osservando a distanza la trattativa, taglia corto ed esce allo scoperto sottoscrivendo un contratto in dumping. Un ccnl sottoscritto con una organizzazione sindacale non rappresentativa del settore, che riconosce aumenti salariali irrisori per i prossimi 3 anni, dimenticandosi che le lavoratrici ed i lavoratori hanno un contratto scaduto da 2 anni, dopo un periodo in cui l’inflazione ha galoppato con percentuali a doppia cifra”. L’aumento in busta paga è di appena 7,42 euro, ai quali si aggiungono 42 euro dopo 18 mesi. È quindi ben più basso di quello richiesto dalle tre sigle confederali nella trattativa con l’Asstel. Inoltre, fanno notare i sindacati, le ore di permesso passeranno da 104 ad appena 48. Ancora, mentre il contratto delle telecomunicazioni prevede che l’indennità di maternità viene integrata al 100%, il contratto Assocontact-Cisal prevede un’integrazione graduale che scende al 50% e poi scompare.

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Le tre sigle ritengono anche che Cisal abbia accettato uno smantellamento della clausola sociale, cioè quel meccanismo per cui, a ogni cambio di appalto, l’impresa che subentra è obbligata ad assorbire tutta la forza lavoro con gli stessi diritti maturati nell’azienda precedente. A fronte di queste condizioni peggiorative, i soliti “dubbi” sulla reale rappresentatività delle organizzazione che hanno firmato il contratto. Il Fatto Quotidiano ha chiesto alla Cisal di fornire i numeri su quanti iscritti conta tra i lavoratori del settore e quanti rappresentanti sindacali nelle aziende sono delegati Cisal. Il sindacato non ha ritenuto di dover rispondere. Assocontact ha spiegato che “il contratto traccia il perimetro di un nuovo settore economico rispondendo alle sfide che la contemporaneità pone al mondo dei contact center e – cosa più importante – al mondo del lavoro”.

Va ricordato che, secondo diverse sentenze della giustizia amministrativa, Cisal non è un sindacato “comparativamente più rappresentativo” soprattutto nel settore terziario. Per quanto riguarda il commercio, la non rappresentatività della Cisal è stata accertata dal Consiglio di Stato a settembre 2022, decisione poi sostanzialmente confermata dalla Corte costituzionale. Nel settore della distribuzione poi una pronuncia del tribunale di Asti dichiara non rappresentativa la Cisal; il processo era partito dopo che un’azienda editoriale aveva disapplicato il contratto di Cgil, Cisl e Uil per passare a quello Cisal.

Il governo Meloni, però, ha molto in simpatia la Cisal, infatti ha approvato norme che facilitano l’accesso dei sindacati minori alle commissioni ministeriali per l’interpretazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Questo dopo che al congresso Cisal erano stati invitati ben sei ministri, a partire da quella del Lavoro Marina Calderone. In generale, il rifiuto del governo di introdurre un salario minimo legale e una legge sulla rappresentanza sindacale sta favorendo l’ulteriore proliferazione di contratti pirata.



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