A cinque mesi dal suo insediamento alla guida del comitato Piccola Industria di Confindustria Salerno, Marco Gambardella sottolinea di aver trovato, nel Salernitano, «realtà tenaci che hanno voglia di mettersi in gioco e di conquistare nuovi mercati». E lo dimostrano «le tante imprese che, dal Mezzogiorno, oggi, acquistano imprese nel Settentrione e nel Centro Europa». Adesso, «guardiamo alle sfide della digitalizzazione e della sostenibilità», dice Gambardella, evidenziando poi la necessità di «investire ancora di più in formazione e in prevenzione» per ridurre le morti sul lavoro.
Le Pmi costituiscono l’ossatura del nostro Paese e, soprattutto, della provincia di Salerno dove rappresentano oltre l’80% del totale delle imprese. Com’è lo stato di salute di queste aziende?
«Sano e strutturato. L’Istat, tra l’altro, ha rilevato che nella provincia di Salerno l’occupazione nelle medie imprese, tra il 2012 e il 2022, è cresciuta di oltre il 56%. Ora guardiamo alle sfide della digitalizzazione e della sostenibilità e, quando parliamo di sostenibilità, parliamo di nuova struttura di governance. Una governance soprattutto caratterizzata da aperture azionarie, all’interno delle Pmi, con capitale non più dai classici istituti di credito, ma anche di finanza alternativa. Aziende, insomma, aperte alle nuove richieste del mercato».
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Ritiene, quindi, che possano esserci margini di crescita nel 2025?
«Il 2025 sarà un anno sicuramente complesso, ma di crescita, forte dei dati dell’export, ma di un’Europa che deve per forza ripartire».
Da dove?
«Ripartire soprattutto sui consumi. La locomotiva Germania ripartirà nel 2025 e lo farà anche tutto il bacino del Mediterraneo».
Che contributo ha già dato e, soprattutto, può offrire la Zes unica in questo territorio?
«È un contributo importante e lo dimostrano le 413 autorizzazioni di investimenti, equivalenti a 2,4 miliardi che, rapportati al tessuto sociale, sono oltre 7mila nuovi occupati. Dati rilevanti che dimostrano che il Mezzogiorno, da problema, oggi, è la soluzione al problema. Sono stato il primo a credere nella Zes unica, tanto da insediare qui una nuova impresa del gruppo. In Campania, le microimprese hanno richiesto oltre 155 milioni di euro di credito d’imposta, le piccole oltre 458 milioni, le medie più di 258 milioni e le grandi oltre 132 milioni».
Ritiene che l’hub del freddo a Battipaglia possa essere un volano per il Salernitano?
«Sì, è un’infrastruttura che va di pari passo con i cambiamenti climatici, quindi verso la sostenibilità. E rappresenta, inoltre, la possibilità che i nostri prodotti della piana del Sele e dell’agro nocerino sarnese possano entrare in nuovi mercati, fino ad allora irraggiungibili per problemi infrastrutturali».
Da cinque mesi guida la Piccola Industria di Confindustria Salerno, che realtà ha trovato?
«Realtà tenaci che hanno voglia di mettersi in gioco e di conquistare nuovi mercati. Lo dimostrano le tante imprese che, dal Mezzogiorno, oggi, acquistano imprese nel Settentrione e nel Centro Europa. Quindi, esattamente un cambio di paradigma. E, per questo, bisogna fare un plauso a imprenditori di prima e seconda generazione che non hanno mai smesso di credere nel capitale umano di questo Mezzogiorno, molte volte strattonato».
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Veniamo alla sicurezza: quella sui luoghi di lavoro, perché sono troppe le morti bianche anche nel Salernitano, e quella delle aziende, visti i numerosi furti, compiuti o tentati, degli ultimi tempi. In che modo agire?
«Innanzitutto, bisogna investire e bisogna che ci rendiamo tutti, imprese e sindacati, partecipi per fermare le morti sul lavoro. Lo possiamo fare solo investendo ancora di più in formazione e in prevenzione. È il momento del fare e non del rimandare. In secondo luogo, chiediamo più presenza o vicinanza dello Stato nelle aree industriali, in quanto oggi le imprese si trovano, molto spesso, di fronte a furti di beni ma anche di dati, che significa eliminare il know how di un’impresa o renderla meno concorrenziale, che è un dato troppo allarmante non solo nelle zone della provincia di Salerno, ma del continente europeo».
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