«In difesa della Costituzione» – WordNews

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Un applauso corale dei circa 700 presenti all’assemblea generale straordinaria dell’Associazione nazionale magistrati segna l’approvazione della mozione sulla riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati. Una riforma su cui l’Anmesprime un giudizio fortemente negativo” perché “non è una riforma della giustizia, che non sarà né più veloce né più giusta, ma una riforma della magistratura che produrrà solo effetti negativi per i cittadini”.

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“dall’immediata istituzione di un comitato operativo a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università, alla società civile, indipendente da ogni ingerenza politica, anche in vista di una possibile consultazione referendaria, per far conoscere alla cittadinanza i pericoli derivanti dalla riforma”.

Poi l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale subito dopo l’eventuale approvazione in prima lettura della proposta di riforma. La mobilitazione culturale e sociale dell’Associazione sarà quindi rivolta allo svolgimento di iniziative su tutto il territorio, al confronto con le altre magistrature e al coinvolgimento delle istituzioni europee. Prevista poi una forma di

“protesta e di sensibilizzazione da organizzare in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario”.

Infine resta sul campo l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione della riforma,

“di una o più giornate di sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma”.

Nel documento si legge:

L’Associazione nazionale magistrati esprime un giudizio fortemente negativo sulla riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario che non è una riforma della giustizia, che non sarà né più veloce né più giusta, ma una riforma della magistratura che produrrà solo effetti negativi per i cittadini.
Da questa riforma emerge un disegno di indebolimento delle garanzie e dei diritti dei cittadini.
La separazione delle carriere non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, ma determina l’isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo.

In definitiva, è una riforma che, stravolgendo l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello Stato, sottrae spazi di indipendenza alla magistratura, riducendo le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini.
L’Assemblea generale dell’ANM delibera di avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma, che, sia a livello centrale che locale, si articoleranno in diverse iniziative, tra le quali:

  1. l’immediata istituzione di un comitato operativo a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università, alla società civile, indipendente da ogni ingerenza politica, anche in vista di una possibile consultazione referendaria, per far conoscere alla cittadinanza i pericoli derivanti dalla riforma;
  2. l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo subito dopo l’eventuale approvazione in prima lettura della proposta di riforma;
  3. lo svolgimento di iniziative comuni su tutto il territorio nazionale coinvolgendo istituzioni locali, avvocatura, scuole, università, esponenti della società civile;
  4. una forma di protesta e di sensibilizzazione da organizzare in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025;
  5. la creazione di luoghi di confronto e sinergia con le altre magistrature;
  6. il rafforzamento di una strategia comunicativa innovativa ed efficace anche mediante il supporto di esperti della comunicazione;
  7. il coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura, anche per attivare eventuali procedure di infrazione;
  8. l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del DDL di riforma costituzionale, di una o più giornate di sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma.

L’assemblea invita la GEC a stanziare le risorse necessarie a realizzare le presenti iniziative.



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