Buon Natale globale, tra riti solstiziali e consumismo moderno | Sardegna che cambia

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In un anno di rubrica esoterica, simbolica e antropologica, dovrebbe essere ormai chiaro che le festività mediterranee siano da considerare come momenti di pausa lavorativa con lo scopo di focalizzare e armonizzare la centratura naturale con l’ordine universale dell’esistenza.

Questa visione vale in modo altrettanto forte per il Natale che nei secoli si è sincretizzato e rifunzionalizzato col retroterra popolare che si è susseguito nell’arco del tempo, in modo fisiologico. Il Natale corrisponde al periodo solstiziale in termini di ciclicità naturale, ma anche in termini di ciclicità esoterica: il buio muore per far nascere lentamente la luce.

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SIMBOLI E MITI A NATALE

Nella visione ampia o ravvicinata del momento dell’anno, la simbologia, nel micro e nel macro, resta la stessa. Il tema principale è la nascita come espressione universale e ciclica di vita continuativa. Possedere la padronanza del nascere ed esistere per sempre è qualcosa che ha sempre avuto a che fare col divino. Tutto il pianeta sente questo periodo dell’anno come un momento d’attenzionare, un momento di presenza o di totale abbandono, un momento in cui lo spazio-tempo prende il sopravvento. Il riferimento naturale è il solstizio invernale, uno dei volti Giano bifronte ovvero il momento in cui il sole torna vicino, rinasce.

Nell’immaginario collettivo è proprio la luce e quindi il relativo elemento del fuoco ad avere la predominanza assoluta. Al fuoco invernale ci si scalda il cuore e le ossa, si raccontano i segreti e i sogni. Con le candele ci si immerge nell’atmosfera chiaroscura di ombre profumate. Con le luci colorate si festeggia l’albero della rinascenza, sempre vivo, austero e possente nella sua assialità universale. Rosso è il calore del fuoco solare, luce pulsante di sangue vitale. Verde è il rigoglioso esistere del bosco invernale, la via maestra della natura che fa da cornice alla nostra esperienza sulla terra.

La mente invernale umana, antica e moderna, pullula di personaggi che incarnano queste magico-religiose simbologie. Babbo Natale vestito di rosso che vola con la slitta e le sue renne ma anche la controparte femminile, la Befana vestita di stracci che con la scopa vola per i tetti delle case. Entrambi portano i doni di saturnalia memoria alle anime innocenti e deboli. 

RITI E CREDENZE

In questo ultimo mese dell’anno solare ci concediamo senza alcun dubbio, remora o ripensamento morale all’orgia simbolica. Spazi personali e spazi collettivi rigurgitano suoni, colori e luci ma soprattutto simboli di rinascita e di trionfo della luce in un’esplosione di resistente pace. Nessun problema a indossare calzette e maglioncini rossi, dorati, blu elettrico con fiocchi di neve, renne, alberelli, nanetti ed elfi. Nessuna paura di addobbare casa con sonagli colorati e sonore luci intermittenti che spruzzano a squarcia cuore canzoni allo zucchero filato e praline di benevolenza. Nessuna rimostranza a tappezzare piazze, strade, vetrine, uffici e parchi di piante e fiori rossi e verdi con dispersione di abbracci alla cannella, anice stellata e pepe rosa.

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Ma ovviamente oltre questo apparire è molto presente ancora l’aspetto liturgico che nel nostro contesto europeo è tendenzialmente cattolico, ancor più che cristiano. In questa chiave la simbologia universale e la liturgia specifica si incontrano sincretizzandosi ulteriormente con l’espressioni tradizionali popolari. Ed è qui che nascono i dubbi atavici: a casa vostra chi li porta i regali: Gesù bambino, Babbo Natale o la Befana? Il popolo si divide su questo in base alla tradizione prima familiare poi sociale poi culturale. Nella nostra isola i doni li porta sempre il più gentile e generoso, perché nel dono si può esprimere grazia reciproca, per cui ogni scusa è buona per un dono.

In questa ondata di purismo natalizio, bisogna precisare una cosa: Babbo Natale non era verde prima che se lo bevesse il noto marchio che incita Enjoy a ogni sorsospinto. Babbo Natale è sempre stato rosso perché se rosso e verde è l’agrifoglio, rosso è anche il re-sacerdote iperboreo. Non per nulla abbiamo visto anche il fu Papa Ratzinger vestito come Babbo Natale, perché Santa Claus è anche San Nicola, il santo dei marinai mediterranei, un po’ vescovo cattolico, un po’ gigante buono delle favole medievali e molto sciamano. Uno dei personaggi più sincretici dell’umanità e a tal proposito invito a leggere l’arguto saggio di Claude Levi-Strauss, “Babbo Natale giustiziato” che ben spiega questo concetto.

Dobbiamo fare i conti con il lato oscuro del Natale, quello tipico delle società di massa, moderne, globalizzate, liquide, sradicate e caratterizzate dai non-luoghi

GLOBALIZZAZIONE E CONSUMISMO

Fin qui tutto regolare, no? Come ogni festa legata al ciclo annuale, ogni famiglia, società e cultura esprime le proprie dinamiche rituali che trovano riferimento in una simbologia universale, tipica dell’essere umano. Sì, è così, ma dobbiamo fare i conti con il lato oscuro del Natale, quello tipico delle società di massa, moderne, globalizzate, liquide, sradicate e caratterizzate dai non-luoghi. La terribile verità è che la deriva solstiziale di queste festività è il consumismo di massa e l’orgia compulsiva di abiti, cibi, abitudini, vizi e materialismo.

Dal rito iniziale dei Saturnalia romani, in cui ci scambiava dei doni come elemento propiziatorio e per rinsaldare o regolare le relazioni sociali, si è arrivati allo sfruttamento delle risorse planetarie per produrre chincaglieria che è già immondezza ancor prima di essere utilizzata. Sempre ammesso che abbia uno scopo, perché un elemento importante della degenerazione del consumismo di massa è proprio che poco importa se è utile, è importante solo che qualcuno senta il bisogno di possederlo e quindi possa essere venduto. Così vediamo bambolotti di Babbo Natale di plastica che twerkano a suon di campane natalizie e Befane di stoffa con la giarrettiera in evidenza che donano mattoncini di finto carbone direttamente dal dècolletè.

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Ma essendo personaggi profani, quasi ci diverte profanarli ulteriormente. Personalmente mi pongo molte domande, alcune banali altre profonde. Se dietro a un dono c’è un pensiero, esattamente a cosa si pensa nel regalare una cosa simile? E se dietro al pensiero c’è un simbolo, cosa rappresentano twerk e giarrettiera a Natale? Non faccio moralismi, mi chiedo quanto l’umanità sia schiava di se stessa e quanto sia libera davvero in questo mondo istantaneo, nel periodo di “anche a te e famiglia”.

Vi prego. Regalate un bacio e non di cioccolato, un abbraccio e non di biscotto, un caffè e non in cialda. Regalate sorrisi, canzoni e non da leggere. Regaliamo e regaliamoci tempo perché solo così avremmo davvero presenza. Buon Verde e Rosso a tutte e tutti.



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