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A metà novembre, il ministro della sanità croato Vili Beroš è stato arrestatocon l’accusa di aver accettato e fornito tangenti, abuso di posizione e autorità e riciclaggio di denaro. Le accuse, formulate dalla Procura europea (EPPO), ovvero l’ente che è competente a indagare, perseguire e portare in giudizio i reati a danno del bilancio dell’UE, coinvolgono non solo il ministro, ma anche due direttori di due ospedali di Zagabria e i rappresentanti di alcune aziende che operano in ambito farmaceutico. Questo nuovo eclatante caso di corruzione riaccende i riflettori su un problema che continua ad essere molto diffuso in tutta la regione dei Balcani e costituisce un vero e proprio ostacolo allo sviluppo di istituzioni, democrazia, infrastrutture e servizi.
Il caso
Le indagini preliminari hanno portato alla luce un sistema diffuso e consolidato tramite il quale gli accusati riuscivano a generare sia profitti personali che a favore di determinate aziende in cambio di tangenti. In particolare, tramite la manipolazione dei processi di appalto pubblici per la selezione dei materiali medici che di fatto portava all’azzeramento della concorrenza sul mercato, venivano vendute apparecchiature robotiche agli ospedali ad un prezzo inflazionato a danno del bilancio pubblico.
Il primo ministro Andrej Plenković, rieletto lo scorso aprile alla guida del partito conservatore Unione democratica croata (HDZ), si è detto sconcertato dall’idea che qualcuno nel sistema sanitario usi la propria posizione per guadagni personali o per fare favori a chiunque altro e ha ritirato l’incarico di Beroš, e ha affermato che il suo governo non avrebbe protetto dal processo chiunque fosse sospettato di aver commesso atti criminali.
Lo stato della sanità pubblica in Croazia
Questo caso di corruzione, che ha scosso l’opinione pubblica visto il coinvolgimento, tra gli altri, del ministro della Salute, getta ulteriori ombre sullo stato della sanità pubblica croata, caratterizzata da lunghe attese per visite specialistiche e per interventi chirurgici, rafforzando il sentimento di generale sfiducia nei confronti del sistema da parte dei cittadini.
Per coloro che se lo possono permettere rimane sempre aperta l’opzione della sanità privata, dove i tempi di attesa si annullano quasi completamente, ma solo una piccola porzione della popolazione è in grado di poter pagare per prestazioni mediche private.
Con appena il 7,2 % del PIL investito in sanità pubblica come riportato da Eurostat (ultimo aggiornamento al 2022), la Croazia si classifica ben al di sotto la media UE del 10,4 %, confermando come numerosi paesi mediterranei siano ancora lontani dagli standard relativi a servizi offerti ai cittadini e trasparenza dei paesi del nord Europa.
La corruzione nei Balcani
Quest’ultimo caso di corruzione tra le alte fila della politica è solo uno dei tanti nei Balcani negli ultimi anni, e porta ancora una volta all’attenzione dell’opinione pubblica un problema che è endemico in tutta la regione, sia nei paesi che fanno già parte dell’UE come la Croazia sia in quelli che stanno cercando di avanzare verso l’adesione.
La corruzione influenza in modo negativo la trasparenza, lo sviluppo di infrastrutture e servizi, l’immagine di questi paesi agli occhi dei membri UE ed anche la fiducia dei cittadini verso i propri governi. Infatti, secondo uno studio condotto da Eurostat incrociando numerosi dati al fine di capire quanto i cittadini percepiscano i propri governi ed istituzioni pubbliche come corrotte, tutti i paesi dei Balcani occidentali rientrano nelle ultime dieci posizioni[1].
Questi dati sono confermati anche da Transparency, ONG leader nel settore della lotta alla corruzione, che pubblica annualmente studi finalizzati ad identificare le condizioni e gli ambienti che facilitano lo sviluppo della corruzione. In particolare, sono Bosnia-Erzegovina, Serbia ed Albania, accompagnati dall’Ucraina, a segnare il risultato peggiore sul continente europeo.
In questi paesi il tema della corruzione è quanto mai attuale e al centro del dibattito politico, e mobilita centinaia di persone nelle piazze, come avvenuto alla luce del recente crollo della stazione di Novi Sad in Serbia; ed in relazione all’annosa questione dell’ex presidente albanese Sali Berisha, alla quale si somma il recente caso del sindaco di Tirana Erion Veliaj, anch’egli coinvolto in un ampio caso di tangenti e appalti truccati. Sebbene gli indicatori di corruzione per Macedonia del Nord e Montenegro siano migliori, anche qui non mancano casi eclatanti, come l’arresto di Katica Janeva nel 2019, giudice capo della procura speciale anticorruzione macedone, accusata lei stessa di corruzione.
La lotta alla corruzione dovrà essere seriamente affrontata in tutti i paesi della regione, soprattutto in quelli impegnati nel processo di integrazione europea. L’UE infatti considera questo tema una delle priorità, come riaffermato nella Dichiarazione di Bruxelles del 18 dicembre firmata a conclusione dell’ultimo vertice UE-Balcani.
[1] I paesi considerati nello studio sono quelli dell’Unione Europea, Regno Unito, e vicinato europeo sud-occidentale. Bosnia-Erzegovina e Kosovo non risultano tra i paesi studiati.
Fonte immagine: Telegrafi
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