Il meglio del “Viaggio in Italia”, un anno in giro nei luoghi che sanno di futuro 

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Su StartupItalia il nostro speciale con il meglio dei distretti dell’innovazione che diventano poli di eccellenza. Non solo in Italia, ma anche a spasso nel mondo. Tappa al MADE di Milano, nell’Astrolabs di Dubai, a Boario Terme con EVAresource, in Val di Non nella miniera-data center e nella pixel farming di Peccioli nel pisano

Ripensare gli spazi e, in fondo, il lavoro di una comunità. Lo abbiamo raccontato tante volte nella nostra rubrica Viaggio in Italia che oggi ripercorriamo a ritroso con il meglio delle ultime puntate. In questo speciale ci spingiamo anche oltre i confini nazionali, spinti dalla curiosità di conoscere questi più distretti dell’innovazione possibile. E andiamo fino a Dubai, alla scoperta di AstroLabs, fondata nel 2013 da Namshi, Muhammed Mekki e Louis Lebbos, che supporta aziende a forte crescita nel loro percorso di ascesa ed espansione nel Golfo. Poi torniamo in Italia, a Boario Terme, in provincia di Brescia, dove dal 1950 c’è Casa dello Scampolo, un negozio di tessile che nel corso del tempo si è evoluto dando vita a quella che oggi è EVAresource, andiamo a Peccioli, in provincia di Pisa, nella pixel farming di Maria Alessandra Segantini e suo marito Carlo Cappai che vogliono ridare vita alle campagne toscane punteggiandole con abitazioni sostenibili, nel cuore della Val di Non, in Intacture, una miniera trasformata in data center che diventerà la casa di ricercatori e startup e, infine, nel cuore del tech italiano, a Milano, nel MADE, dove aziende e startup testano la fabbrica del futuro.

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A Dubai, in Astrolabs

Dubai regnano alcune delle più importanti eccellenze del tech. Qui, AstroLabs, fondata nel 2013 dai cofondatori di Namshi, Muhammed Mekki e Louis Lebbos, supporta aziende a forte crescita nel loro percorso di ascesa ed espansione nel Golfo, in particolare in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti. Ad attenderci c’è Alex Nicholls, Director of Expansion di AstroLabs, che ci ha fatto da cicerone alla scoperta di questo affascinante ecosistema nella capitale mondiale del tech. «AstroLabs è stata fondata nel 2013 con l’idea di offrire sostegno concreto alle aziende a forte crescita nelle loro strategie di scaling ed espansione nel Golfo, in particolare in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti – racconta Alex Nicholls – Nel 2020, Roland Daher ne è diventato CEO e ha sin da subito seguito la mission di soddisfare le esigenze più avanzate delle aziende globali e regionali che si affacciano sui mercati del Golfo». Così ha preso forma quella che oggi è la principale piattaforma di espansione commerciale della regione. «AstroLabs è il partner di riferimento per oltre 1.650 aziende che si sono espanse nell’area, grazie a network di oltre 20.000 leader di mercato negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita», racconta il direttore.

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A Boario Terme, in EVAresource

Quattro sorelle, una tradizione di famiglia e una gran voglia di innovare l’azienda in cui hanno lavorato la madre e la zia. Questa è la storia di Casa dello Scampolo, un negozio di tessile nato nel 1950 a Boario Terme, in provincia di Brescia, che nel corso del tempo si è evoluto dando vita a quella che oggi è EVAresource. Qui, da oltre 60 anni, arrivano tessuti inutilizzati da noti marchi di moda come Gucci, Balenciaga, Etró, Versace, D&G… che vengono reimmessi nel mercato e spediti in tutto il mondo. Le 4 sorelle Evangelisti (Enrica, Caterina, Mara e Alessandra) sono scese in campo per compiere quel passo in più verso il fashion sostenibile. Abbiamo incontrato Enrica, che ci ha raccontato nel dettaglio la storia di questa realtà di paese che vuole fare la differenza. «Casa dello Scampolo è nata nel 1950 come una piccola realtà di paese di rivendita degli scarti delle piccole sartorie – spiega Enrica Evangelisti – Per arrivare fino alle rimanenze di produzione e a ingrandire la nostra clientela».

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A Peccioli nella pixel farming di Maria Alessandra e Carlo

A Peccioli, in provincia di Pisa, Maria Alessandra Segantini e suo marito Carlo Cappai daranno vita a un borgo popolare che si auto-sostiene alimentarmente con il “pixel farming” e produce indotto economico con agricoltura e silvicoltura. Ruderi agricoli trasformati in case popolari con tetti a forma di foglia, orti circondati da frassini e pioppi divisi da recinti in terra cruda, una miscela naturale e plastic free sostenibile. L’idea, sviluppata da due architetti su proposta del sindaco di Peccioli e messa in pratica da alcuni studenti delle Università di Hasselt e Londra in joint venture con Siracusa, vuole essere anche un incentivo per attrarre turisti in uno dei borghi medievali più belli d’Italia. «Entro il 2050, il 70% della popolazione vivrà in aree urbane e, quindi, con gli studenti abbiamo capito come le città si sarebbero potute trasformare in smart cities e come anche questi piccoli borghi avrebbero potuto abbracciare questa trasformazione», spiega l’architetto Maria Alessandra Segantini.

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In Intacture, nella Val di Non

Un progetto pionieristico per l’Italia, da 50,2 milioni di euro, cofinanziato dal PNRR, che mette al centro innovazione e sostenibilità, risparmio energetico e protezione da inquinamento elettromagnetico. Entrerà in azione a pieno regime nel 2026, e noi di StartupItalia abbiamo potuto conoscere da vicino l’iniziativa che nasce in un luogo insolito per la concezione comune di un hub dell’innovazione: all’interno di una miniera nelle montagne della Val di Non, a 40 chilometri a nord di Trento. Intacture, polo di innovazione in divenire per la ricerca nei settori dell’intelligenza artificiale, delle Scienze della vita e della transizione energetica, è sviluppato in collaborazione con l’Università di Trento e un partenariato pubblico-privato. La sua particolarità? È un’unicità in Europa. «Si tratta di un progetto che, a monte, conta un lavoro di 15 anni – racconta a StartupItalia Roberto Loro, consigliere d’amministrazione di Trentino DataMine che ha seguito l’iniziativa dagli esordi – Sino a questa ultima fase, nella miniera non si trovava il terreno giusto per costruire il data center. Poi, tre anni fa, è arrivata l’opportunità di legare il progetto al PNRR». 

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Nel MADE di Milano

«MADE è una startup. Non ha certo finito di crescere e di evolvere. Per quanto ci riguarda non facciamo alcuna distinzione tra PMI, startup e corporate. Quando fai trasformazione digitale il grado di innovazione che porti è talmente alto che in ogni caso si genera un cambiamento significativo». Marco Taisch è il presidente di MADE, il competence center di industria 4.0 a Milano, nel campus Bovisa. Sorge negli stessi spazi dove un tempo si producevano cavi per le ovovie. Aperto nel 2019, è un progetto di partnership pubblico-privata in cui, da una parte il Politecnico di Milano, dall’altra le decine di aziende partner operano per affiancare imprenditori intenzionati ad abbracciare le tante transizioni in atto, dal digitale al green. «In una delle prime presentazioni di MADE – ci spiega il presidente Taisch – raccontavamo che è un competence center grazie alle competenze dei nostri partner, ma è anche un centro culturale. Parliamo di manifattura, impresa e innovazione»





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