Azzardo patologico in Emilia-Romagna, cresce la spesa e sfiora i dieci miliardi: un sala da gioco ogni mille abitanti

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di
Daniela Corneo

Sul territorio ci sono 4.166 sale, bar e tabacchi in cui giocare o scommettere, una ogni 1.064 abitanti. A Bologna pagati 2,8 miliardi

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Il gioco d’azzardo sta diventando una patologia da miliardi di euro. Anche in Emilia-Romagna, dove i numeri negli ultimi anni sono in costante crescita e dove ci sono 4.166 tra sale slot, sale scommesse e bar e tabacchi dove è possibile giocare. Vale a dire: un esercizio ogni 1.064 abitanti. Un giro d’affari che ha un impatto enorme sulla salute delle persone più fragili e, da quando l’online ha preso piede prepotentemente, anche su giovani e giovanissimi. Nel 2023 nella nostra regione sono stati spesi 9,5 miliardi nel gioco d’azzardo: 5 miliardi nel gioco fisico in bar, sale slot, sale scommesse, acquisto di gratta e vinci; 4,5 miliardi nel gioco online. Una spesa in aumento, se si pensa che nel 2022 gli emiliano-romagnoli hanno speso nel gioco quasi 8,9 miliardi.

Il trend nazionale

Trend che rispecchia quello nazionale: nel 2022 sono stati giocati in azzardo 136 miliardi (il 7% del Pil) e nel 2023 ne sono stati spesi 150 (il 7,5% del Pil); nel 2024 si stima che la cifra arriverà a 16o miliardi. «E nel 2025 si prevede che in azzardo si arriverà a toccare la cifra che gli italiani spendono per mangiare, ovvero 179 miliardi», spiega Massimo Masetti, ex assessore al Welfare di Casalecchio, coordinatore regionale per Anci sul tema dell’azzardo e membro dell’Osservatorio regionale per il contrasto al gioco d’azzardo. Masetti, che durante il suo mandato a Casalecchio ha fatto chiudere 4 delle 5 sale scommesse del suo Comune perché non rispettavano la normativa regionale sulla distanza dai luoghi sensibili, invita a studiare bene i numeri di un fenomeno in crescita: «Se si sommano i bilanci di tutti i Comuni italiani esce una cifra di 77 miliardi l’anno; in gioco d’azzardo quest’anno si arriverà ai 160 miliardi, le cifre parlano da sole». E richiedono uno sguardo attento sul fenomeno, sia in termini di ricadute socio-sanitarie, sia rispetto alle possibili infiltrazioni mafiose.




















































I rischi legati alla mafia e il record di Bologna

«La commissione nazionale antimafia — dice a chiare lettere Masetti — ha dichiarato quello dell’azzardo il comparto più appetibile per le mafie: riciclare denaro è semplice e le pene in caso si venga condannati sono molto meno pesanti di quelle del traffico di stupefacenti. Ci sono svariati processi e indagini che mettono in relazione azzardo e mafie, basti pensare al processo Black Monkey sul nostro territorio».
A fare la parte del leone in Emilia-Romagna nella spesa del gioco d’azzardo è ovviamente Bologna che conta, tra città e provincia, più di un milione di abitanti. Nel territorio metropolitano nel 2022 si sono spesi in azzardo 2,1 miliardi e 887 milioni solo in città, cifra che nel 2023 è salita a quasi 2,8 miliardi in provincia di Bologna e 957 milioni nel capoluogo. Se si divide la spesa del solo 2023 per la popolazione residente, la cifra che esce rende bene l’idea: in regione ogni residente ha speso in media 2.149 euro, cifra che sale a 2.247 euro in provincia di Bologna e che arriva a 2.431 euro sotto le Due Torri.

Quanto si spende nelle altre province

Dopo Bologna la provincia dove si spende di più in gioco d’azzardo è Modena, dove nel 2023 sono stati spesi circa 1,6 miliardi, con una spesa media pro capite di 2.232 euro. E dentro la provincia di Modena si registrano alcune anomalie: «A Carpi e a Sassuolo, nel distretto ceramico — spiega Masetti — giocano moltissimo; a Modena, dal 2021 in avanti, è stato fatto un monitoraggio su un singolo gioco, il Betting Exchange, che ha avuto picchi impressionanti e il fenomeno si sta diffondendo in altri Comuni».
Aumentano le occasioni del gioco d’azzardo, soprattutto dopo l’avvento delle slot machine nel 2004, aumenta la spesa e aumentano i malati d’azzardo. Quindi: aumenta la spesa sanitaria. «L’ultimo dato disponibile del Servizio sanitario nazionale è del 2017-18 — continua Masetti — e stima la spesa sanitaria per curare i malati dell’azzardo in 7-8 miliardi, quando l’erario nel 2023 ne ha presi 11,8 dall’azzardo: di fatto allo Stato resta una cifra di circa 3 miliardi che non si giustifica, se non con il fatto che a qualcuno interessa che si giochi». E con «qualcuno» Masetti intende la malavita.

Il fondo per la prevenzione ridotto dal governo

Ora c’è la preoccupazione fortissima di quello che accadrà con la Finanziaria del 2025. «Viene superato l’Osservatorio nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo sostituito dalla Consulta nazionale per il gioco lecito a cui partecipano anche gestori e concessionari. E il fondo da 50 milioni, ridotto a 44 milioni negli ultimi anni, che il ministero delle Finanze girava a quello della Salute per la prevenzione e il contrasto all’azzardo patologico viene ulteriormente ridotto e inserito in un generico fondo per le dipendenze». Quindi: in quei Comuni che non hanno una programmazione specifica sull’azzardo, il grosso delle risorse, temono nell’Osservatorio, lo fagociteranno le altre dipendenze. Per Masetti la strada, però, è solo una per contenere i danni sempre più evidenti: «Limitare l’azzardo a situazioni più controllabili e ridare alle persone il senso che l’azzardo è pericoloso».

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