“Ognuno può essere operatore di pace”. In tanti, oggi pomeriggio, alla Marcia in centro

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Marcia della pace 2024. Foto Corelli

“Ognuno può essere operatore di pace”. Il marciare insieme, oggi pomeriggio, tra persone di religioni, lingue e provenienze diverse, credenti e non credenti, ha un po’ questo significato: una presa di coscienza collettiva e impegno per costruire ognuno il suo pezzo di pace, nei luoghi e nei tempi della sua quotidianità. Questo il significato della Marcia della pace che anche quest’anno si è ripetuta su iniziativa della Pastorale sociale della Diocesi con partenza alle 15 da San Biagio.

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Prima tappa a San Biagio: “La fraternità salverà il mondo”

Guidata dall’arcivescovo Lorenzo, la Marcia ha attraversato le vie del centro e della città con la lettura continuata del Messaggio di Papa Francesco per il primo gennaio “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”: una staffetta di voci, per la pace. Tra esse anche lo striscione degli ospiti del dormitorio Buon Samaritano: “Siamo una sola famiglia umana”. Ad introdurre l’appuntamento il direttore della Pastorale Sociale Luciano Di Buò: “Sono 56 i conflitti in corso – ha detto all’inizio della prima tappa – mai così tanti. la guerra è una sconfitta per tutti. Preghiamo con papa Francesco per la pace. Ognuno può essere operatore di pace”. Nella prima tappa anche il saluto del parroco, don Dario Szymanowski e del delegato diocesano per il Giubileo 2025, don Pietro Parisi che ha citato l’arcivescovo di Modena, monsignor Castellucci sul tema: “La fraternità salverà il mondo – ha detto -. O saremo fratelli o non saremo più”.

Don Volodymir, greco-cattolici ucraini: “Da noi la pace non c’è. I politici possano ascoltare il dolore che provoca la guerra”

Toccante la testimonianza di don Volodymyr Voloshyn, parroco dei greco-cattolici ucraini di Ravenna alla chiesa di San Giovanni e Paolo, o chiesa dell’Angelo in via Cura (vedi foto sopra), recentemente data in uso per il culto alla sua comunità: “Questo è un punto di ritrovo e di partenza – spiega -. Qui si ride e si piange insieme. E’ un po’ difficile per me oggi parlare di pace perché nel mio Paese la pace non c’è. C’è chi dice che non dobbiamo dialogare ma solo mandare via questo demonio che è Putin. Noi vogliamo pregare che la pace riposi nel cuore dei politici, che possano provare compassione per il dolore che porta la guerra e sente la gente e ascoltare questo grido dei popoli che dice di fermare la strage”.

Piazza del Popolo. Cameliani: “La nostra è una città accogliente”

Davanti al Mercato Coperto ha preso la parola per un saluto l’amministratore delegato Beatrice Bassi, che ha fatto un appello all’ascolto reciproco e alla tolleranza: “un impegno per questo anno che inizia”. In piazza del Popolo è intervenuto il presidente del consiglio comunale Massimo Cameliani: “Forse ci rendiamo conto solo in occasioni come queste di quanto la nostra città sia aperta e accogliente. Non siamo molti oggi ma chi partecipa lo fa anche per chi non lo fa. Siamo qui, credenti e non credenti, persone di confessioni e religioni diverse con un unico obiettivo: dire che la pace è un percorso. La nostra città l’ha dimostrato, accogliendo tanti migranti. Se non siamo accoglienti non possiamo portare la pace”.

Piazza San Francesco. Mustaphà Soufi: “Un dono essere qui tutti insieme”

“E’ un dono che ci troviamo qui insieme anche quest’anno – ha aggiunto, in collegamento telefonico il presidente del Congresso islamico europeo degli imam e predicatori i Italia, Mustapha Soufi -, camminiamo e preghiamo insieme per la pace. E alziamo il volume del nostro silenzio per costruire insieme un futuro migliore per i nostri figli e nipoti”.

Linearosa e Unicef: “La pace non basta, servono diritti per donne e bambini”

In piazza Garibaldi hanno alzato la loro voce per la pace Silvia Santomassi di Linearosa e Mirella Borghi, presidente di Unicef Ravenna: “La pace non sia solo pacificazione – ha detto Santomassi – ma sia di più: tutte le istanze siano rappresentate. servono partecipazione e inclusività. Le prime a pagare per la guerra sono le donne”. “Siamo per la pace – ha aggiunto Mirella Borghi – ma soprattutto abbiamo a cuore i bambini di Gaza, dell’Ucraina e di tutte le zone di guerra. La pace è importante ma serve di più: garantire ai bambini di tutto il mondo i diritti all’istruzione, alla sanità, alla pari dignità. E promuovere una cultura dei diritti dell’infanzia”.

Piazza degli Ariani. La marcia si chiude con “un segno di pace”

Infine in piazza degli Ariani, l’arcivescovo ha invitato tutti a scambiarsi un segno di pace. Prima di lui, padre Dan Vesea, il parroco degli ortodossi romeni che celebrano proprio nella chiesa di Santo Spirito ha ha spiegato: “La pace deve iniziare da noi. Ma si sa gli uomini sono deboli. E allora chiediamo a Dio quello che l’uomo non può dare”. “Il pensiero sociale cristiano sta alla base della nostra cultura e civiltà occidentale – ha concluso l’arcivescovo – . Lì ci sarebbero le premesse per costruire organizzazioni di pace. Tanti sono i valori che abbiamo ascoltato: ora bisogna farli scendere nel cuore”. La marcia si è conclusa con la preghiera di Papa Francesco per la pace.



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