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Sarajevo, manifestazione a supporto della Palestina © Ajdin Kamber/Shutterstock

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Oltre un anno fa iniziava l’invasione israeliana di Gaza. Nell’ex Jugoslavia, governi e società civile hanno reagito in modo diverso: i governi, tranne la Slovenia, si sono schierati con Israele, le organizzazioni della società civile hanno organizzato proteste e manifestazioni a favore della Palestina

Il 27 ottobre 2023, tre settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiedeva una “tregua umanitaria” all’invasione israeliana della Striscia di Gaza. Dei 193 paesi membri dell’ONU, 120 hanno votato a favore del testo proposto dalla Giordania e da altri paesi arabi, 45 si sono astenuti e solo 14 hanno votato contro.

La maggior parte degli stati membri dell’UE si è astenuta dal voto, mentre Francia, Spagna, Slovenia, Portogallo, Irlanda e Belgio hanno votato a favore. La Croazia e altri tre stati membri dell’UE, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca, hanno votato contro. Ma la posizione del governo croato non riflette quella del paese. Subito dopo il voto, il presidente croato Zoran Milanović ha dichiarato che, votando contro la risoluzione, il governo aveva presentato la Croazia come “oppositore della pace” e la società civile croata sembra sostenere una posizione simile.

“La Croazia fa quello che fa la Germania. Nonostante abbia un’esperienza di guerra, di rifugiati… il nostro governo considera tutto ciò che è pro-palestinese come antisemita”, spiega Emina Bužinkić, attivista e ricercatrice presso l’Istituto per lo sviluppo e le relazioni internazionali di Zagabria.

Insieme a Nikola Škarić, Emina Bužinkić è stata recentemente assolta dalle accuse di atti vandalici per aver proiettato le parole “Palestina libera” sull’edificio dell’ambasciata israeliana a Zagabria il 5 gennaio 2024. “Con l’aiuto di un generatore, un proiettore e un computer portatile, abbiamo proiettato le parole ‘Palestina libera’ intorno alle 22:00-23:00 su una delle vie più trafficate e luminose di Zagabria. L’accusa di disturbo della quiete pubblica ci è sembrata assurda fin dall’inizio. Ora resta da vedere se il Ministero dell’Interno vorrà presentare ricorso contro la decisione del tribunale”, continua Emina Bužinkić.

Dal 2021, la Free Palestine Initiative ha organizzato eventi, proiezioni di film, dibattiti, proteste e raccolte fondi a Zagabria e in altre città della Croazia. A ottobre, un concerto di beneficenza ha raccolto oltre novemila euro per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA ).

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La Slovenia riconosce la Palestina

A maggio 2024, il governo sloveno ha approvato la decisione di riconoscere uno stato palestinese indipendente, seguendo le orme di Spagna, Norvegia e Repubblica d’Irlanda. “Questo è un messaggio di pace”, ha affermato il primo ministro sloveno Robert Golob.

Riconoscendo lo stato palestinese, “stiamo inviando speranza al popolo palestinese in Cisgiordania e a Gaza”, ha aggiunto. Israele ha immediatamente condannato la mossa di Lubiana. “La decisione del governo sloveno di raccomandare al parlamento sloveno di riconoscere uno stato palestinese premia Hamas”, ha twittato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz.

Mentre il ministro degli Esteri sloveno Tanja Fajon ha inquadrato il riconoscimento dello stato palestinese come un “dovere morale”, la posizione del paese non è né pro-Israele né pro-palestinese, come hanno spiegato diversi esperti sloveni ad Al-Jazeera .

“Non esiste un chiaro consenso politico all’interno della Slovenia sulla sua politica nei confronti di Palestina e Israele”, afferma lo storico sloveno Mateja Režek dell’Istituto di studi storici di Lubiana. “I partiti liberali, di centro-sinistra e di sinistra, che detengono la maggioranza in Parlamento, sostengono una soluzione a due stati e il riconoscimento della Palestina, mentre i partiti di opposizione di destra si oppongono a questi sforzi.

Inoltre, il riconoscimento della Palestina da parte della Slovenia, come le sue richieste a Israele di aderire al diritto internazionale, rimane in gran parte simbolico”, conclude Mateja Režek.

La Serbia bilancia tra il sostegno alla Palestina e a Israele

La Serbia ha tradizionalmente buoni rapporti sia con Israele che con la Palestina. Il paese ha condannato l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, ma ha anche sottolineato la sua opposizione alle sofferenze del popolo palestinese.

La simpatia di Belgrado per Tel Aviv è attribuita all’atteggiamento di Israele nei confronti del Kosovo e dei bombardamenti della NATO. Israele fino a poco tempo fa non riconosceva l’indipendenza unilateralmente dichiarata del Kosovo e si è opposto anche ai bombardamenti della NATO su Belgrado e altre città in Serbia. D’altra parte, il legame con il popolo palestinese in Serbia risale ai tempi dell’ex Jugoslavia.

Belgrado, manifestazione a supporto della Palestina © Nikola93/Shutterstock

Belgrado, manifestazione a supporto della Palestina © Nikola93/Shutterstock

Dall’inizio della guerra a Gaza, in Serbia si sono tenute diverse proteste pro-palestinesi. Nelle ultime proteste tenutesi a Belgrado nell’ottobre di quest’anno con lo slogan “Libertà in Palestina”, i manifestanti hanno sottolineato che esportare armi in Israele rende la Serbia complice del genocidio a Gaza: infatti, mentre ufficialmente Belgrado non ha sostenuto la risoluzione ONU per porre fine alla presenza militare di Israele a Gaza, l’esportazione di armi serbe in Israele non si è mai fermata.

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I manifestanti hanno anche condannato gli attacchi di Israele a Libano, Yemen, Siria e Iran come “un tentativo di allargare il conflitto e trascinare gli alleati imperialisti di Israele guidati dagli Stati Uniti in questo conflitto”, secondo l’Associazione della Gioventù Comunista di Jugoslavia con sede in Serbia.

Pochi mesi prima, una protesta simile era stata vietata dalla polizia e uno dei partecipanti era stato arrestato. Questa persona è stata in seguito associata all’opposizione, in particolare ad un partito di sinistra in Serbia.

Bosnia Erzegovina, solidarietà con la Palestina e forti divisioni

La politica di Sarajevo ha condannato inequivocabilmente il bombardamento israeliano della Striscia di Gaza. L’opinione pubblica, in particolare i musulmani bosniaci, ha sviluppato una forte empatia per il popolo palestinese, poiché ha visto la somiglianza di questa guerra con il proprio recente passato.

Tuttavia, l’opinione pubblica locale, guidata dalla voce dei leader dei popoli costituenti della Bosnia Erzegovina, si divide su base etnica persino nel caso della guerra a Gaza.

Diverse proteste pro-palestinesi tenutesi nel paese hanno avuto luogo in città a maggioranza bosgnacca. Tuttavia, una parte dell’opinione pubblica è solidale con Israele.

Il 9 ottobre 2023, nella parte orientale (prevalentemente croata) di Mostar, i tifosi della squadra di calcio croata locale Zrinjski hanno indossato nastri neri sulle maniche durante una partita, in segno di solidarietà con i civili morti nell’attacco terroristico di Hamas. Contemporaneamente, nella stessa parte della città sventolava una bandiera palestinese.

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Fin dall’inizio degli attacchi israeliani a Gaza, la destra serba e croata ha utilizzato l’atteggiamento negativo dell’Occidente nei confronti di Hamas contro i musulmani bosniaci, e questo si sta inevitabilmente trasmettendo all’opinione pubblica nel paese.

La rappresentante dell’Unione democratica croata (partito HDZ) al Parlamento europeo, Željana Zovko, è arrivata al punto di rispondere al sostegno del politico socialdemocratico Željko Komšić alla Palestina affermando che i croati nella Bosnia centrale avevano esperienza di uccisioni rituali come quelle compiute da Hamas in Israele.

Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, ha utilizzato la guerra in Medio Oriente per combattere le presunte “cellule terroristiche” sul territorio della Bosnia Erzegovina. I parlamentari vicini a Dodik hanno inviato una lettera al Parlamento europeo e al Congresso degli Stati Uniti nel novembre 2023, avvertendoli che il conflitto in Medio Oriente potrebbe potenzialmente attivare cellule di Al Qaeda e ISIL qui “se e quando arriverà l’ordine”.

Sarajevo, manifestazione a supporto della Palestina © Vedad.Ceric/Shutterstock

Sarajevo, manifestazione a supporto della Palestina © Vedad.Ceric/Shutterstock

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Il Montenegro sta con la Palestina

L’indipendenza del Montenegro è stata riconosciuta dalla Palestina il 24 luglio 2006, un mese dopo il referendum sull’indipendenza del 21 maggio 2006. Le relazioni diplomatiche sono state ufficialmente stabilite il primo agosto 2006, e il Montenegro ha sostenuto le rivendicazioni di sovranità della Palestina sui territori occupati nel 1967.

Dopo il 7 ottobre 2023 e la successiva escalation di violenza a Gaza, si sono tenute diverse proteste nella capitale del Montenegro. In particolare, il 22 ottobre 2023, i partecipanti alla protesta “Montenegro per la Palestina” hanno esortato il presidente Jakov Milatović e il governo montenegrino a condannare il genocidio in Palestina e a imporre sanzioni a Israele.

Queste proteste, organizzate principalmente da studenti e giovani della Società montenegrino-palestinese, hanno visto la partecipazione di diverse centinaia di cittadini, spesso radunati fuori dall’ufficio locale delle Nazioni Unite con bandiere palestinesi. Pochi giorni dopo, il 27 ottobre 2023, il Montenegro è stato tra i 120 paesi che hanno votato a favore di una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato.

Dal 22 al 24 agosto 2024, il gruppo di attivisti “Montenegro per la Palestina” ha partecipato a un incontro di 10 iniziative balcaniche che sostenevano la liberazione palestinese, tenutosi a Lubiana nell’ambito del festival e della conferenza annuale “Grounded”.

Pochi giorni prima, il 18 agosto 2024, si era svolta un’altra protesta a Podgorica, Montenegro, per celebrare l’inaugurazione di un grande murale dipinto dall’artista montenegrino Mišo Joškić sul muro di un edificio residenziale in via Mitra Bakića, di fronte alla stazione degli autobus di Podgorica, con la scritta “Il Montenegro sta con la Palestina”, raffigurante bambini palestinesi sorridenti a simboleggiare speranza e resilienza durante l’assalto di Israele a Gaza.

In Kosovo, un’ondata di sostegno alla Palestina tra le complessità politiche

Il recente movimento globale pro-palestinese ha avuto una profonda risonanza in Kosovo, dove marce di solidarietà, proteste e letture di poesie sottolineano le esperienze condivise tra kosovari e palestinesi.

Molti kosovari si identificano nella lotta palestinese a causa della loro storia di oppressione, sfollamento e colonialismo. Scrittori come l’accademica palestinese Ghada Karmi hanno tracciato paragoni tra i conflitti israelo-palestinese e quello serbo-kosovaro. Esistono anche legami storici: ad esempio Ahmed Hilmi Pasha, il primo primo ministro palestinese, è di origine albanese. Tuttavia, persistono tensioni poiché la Palestina non riconosce l’indipendenza del Kosovo e ha sostenuto la Serbia durante la guerra del 1998-99.

Il 7 ottobre 2023, in seguito all’attacco di Hamas, il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha condannato la violenza dichiarando ufficialmente: “La Repubblica del Kosovo condanna inequivocabilmente gli attacchi terroristici odierni contro lo Stato di Israele. I nostri pensieri sono con il popolo di Israele in questo momento incredibilmente difficile”.

Venti giorni dopo, il 27 ottobre 2023, un gruppo di attivisti si è riunito al Centro sociale Termokiss di Pristina per preparare la prima marcia in solidarietà con il popolo palestinese, seguita da varie attività di sensibilizzazione nelle settimane successive.

Un potente atto di sfida si è verificato a novembre, quando una grande bandiera palestinese con le parole “Palestina libera” è stata issata accanto alla bandiera ucraina al Grand Hotel nel centro di Pristina prima di una partita di calcio EURO 2024 tra Kosovo e Israele. La partita è stata particolarmente significativa in quanto ha segnato la prima apparizione internazionale di Israele dall’inizio del genocidio di Gaza.

Sebbene la polizia locale abbia rapidamente rimosso la bandiera palestinese e rafforzato le misure di sicurezza, la sua breve apparizione ha simboleggiato la solidarietà e ulteriormente rafforzato la determinazione dei manifestanti.

Macedonia del Nord: attivismo in assenza di legami ufficiali

La Macedonia del Nord è uno dei pochi paesi in Europa senza relazioni politiche o diplomatiche con la Palestina a livello governativo. Tuttavia, attivisti, studenti e intellettuali hanno colmato questa lacuna, soprattutto dopo il 7 ottobre.

In seguito alla brutale risposta del governo israeliano all’attacco, si sono tenute diverse proteste a sostegno del popolo palestinese, principalmente di fronte alla moschea Murat Pasha a Skopje, organizzate da varie associazioni, tra cui movimenti giovanili come “Youth for Palestine” e “UKIMci za Palestina”, che hanno contribuito alla creazione di una piattaforma sociale per coordinare gli sforzi.

Nel marzo 2024, il ministro degli Esteri Bujar Osmani ha condannato l’uccisione di civili a Gaza, chiedendo “la protezione dei civili e la consegna senza ostacoli degli aiuti umanitari”.

Nel frattempo, le proteste guidate dagli studenti sono continuate per tutto l’anno a condannare le ingiustizie, tra cui la brutalità della polizia contro gli attivisti filo-palestinesi e la complicità universitaria, come durante la conferenza tenutasi a giugno 2024 sulle emozioni durante i conflitti, quando i funzionari israeliani sono stati invitati a parlare. Azioni creative, come il lancio di volantini nei centri commerciali, hanno cercato di sensibilizzare e incoraggiare i consumatori a boicottare i marchi associati al genocidio.

Il 7 ottobre 2024 si è tenuta una protesta significativa a Skopje, promossa da “UKIMci for Palestine” in solidarietà con la Palestina e il Libano e critica della posizione passiva del governo della Macedonia del Nord nel contesto delle Nazioni Unite. Il giorno seguente, il partito di Sinistra nell’Assemblea macedone ha presentato una dichiarazione a sostegno del riconoscimento della Palestina, e il portavoce Amar Mecinović ha condannato le azioni di Israele definendole colonialismo sistematico e genocidio.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina progetto

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