Per il manifatturiero lombardo, così come nazionale, non si scorge un’imminente via di uscita dallo stallo. Nei mesi autunnali i risultati dell’industria regionale sono stati deludenti rispetto alle attese e bisogna guardare all’avvio del 2025 per scorgere i primi segnali di ripartenza.
Da macro a micro: un andamento eterogeneo
Le indagini qualitative di Istat rilevano a ottobre una lieve risalita del clima di fiducia del manifatturiero nel Nord-ovest dopo quattro mesi in calo. Migliorano le attese di produzione per i prossimi 3-4 mesi, ma nel quadro corrente gli ordini in portafoglio sono ancora in diminuzione (sul livello minimo da settembre 2020) sia sul fronte estero che interno, a indicare una chiara criticità di domanda, come segnalato da un quarto delle imprese manifatturiere del Nord-ovest. La complicata fase attuale a livello locale, così come il deterioramento a livello complessivo di industria italiana, si inserisce in un quadro europeo stagnante, dove anche Germania, Francia e Spagna vedono un netto calo della fiducia nel comparto.
D’altra parte, i servizi continuano a trainare l’economia, ma senza particolare slancio: sebbene abbiano risentito meno del rallentamento economico globale, nel recente passato l’andamento della fiducia è altalenante e, di fondo, pressoché piatto. A ottobre l’indicatore torna, infatti, a scendere nel Nord-ovest italiano, risentendo di un ridimensionamento dei giudizi sull’andamento generale dell’azienda e sugli ordini correnti, mentre risultano più favorevoli le previsioni di domanda nel breve periodo.
L’incertezza del quadro complessivo si insinua a livello micro nel sentiment delle imprese. Da una survey condotta a inizio novembre presso un campione di imprese dell’industria e dei servizi localizzate a Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia, la situazione economica a livello regionale risulta, difatti, stazionaria in questo finale d’anno e facendo un bilancio complessivo del 2024 si polarizzano i giudizi, con il 34,3% dei rispondenti che riporta un miglioramento e il 40,3% un peggioramento rispetto al 2023. Le previsioni per il 2025 tendono, invece, verso un’evoluzione in positivo (per il 38,4% del campione) o stabilità (35,2%), mentre si ferma a un quinto la quota di chi prospetta un peggioramento rispetto al 2024, a indicare un ‘cauto ottimismo’ per l’anno nuovo.
Ulteriore evidenza della debolezza recente è l’incremento delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) in Lombardia, pari a +21,6% tra gennaio e settembre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (per confronto, +60,0% in Piemonte, +50,1% in Veneto, +53,7% in Emilia-Romagna).
Imprese lombarde: la performance sui mercati internazionali
Nel primo semestre 2024 le esportazioni regionali si sono ridotte del -1,3%. Tuttavia, si tratta di un calo più contenuto rispetto al commercio globale, che è crollato del -6,2%, e anche dell’“export potenziale”, in quanto se avessimo mantenuto inalterate le quote di export del primo semestre 2023 la domanda estera per i prodotti lombardi sarebbe scesa del -5,1%. All’interno di un contesto complesso, la performance effettiva segnala, quindi, una sostanziale tenuta competitiva delle imprese del territorio sul fronte estero, pur in presenza di una elevata eterogeneità tra settori.
Alcuni comparti manifatturieri, difatti, hanno mantenuto una dinamica di espansione e battuto la domanda potenziale, come nel caso di elettronica (export effettivo +10,3%, +12 punti percentuali rispetto al potenziale), automotive (+8,2%) e alimentare (+5,3%). Un gruppo di settori, poi, ha sperimentato flessioni rispetto al 2023, riuscendo però a contenere le perdite rispetto a una domanda potenziale più negativa, tenuto conto dell’arretramento del commercio globale in questi comparti specifici: in primis, chimica (appena -0,7%, +9 punti percentuali rispetto al potenziale), ma anche apparecchi elettrici (-3,9% l’export), design-arredo (-3,1%), gomma-plastica (-3,5%), macchinari (-0,9%) e metalli (-7,2%), con un differenziale rispetto al potenziale contenuto tra uno e tre punti percentuali. Particolarmente penalizzate risultano, invece, il sistema moda, con un calo consistente di fatturato estero pari al -9,0%, e la farmaceutica, con una riduzione del -2,8% a fronte di un potenziale addirittura positivo e pari al +5,1%.
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