Aggressioni: operatori sanitari nel mirino, gli ultimi casi e l’appello

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Ormai quella degli operatori della sanità in Italia è una professione a rischio. I dati pubblicati dal ministero della Salute relativi al 2023 e raccolti dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie, parlano di 16mila aggressioni ai danni di 18.000 operatori, in due casi su tre donne. Numeri impressionanti, come le tante, troppe storie di violenza segnalate da medici e infermieri.

La cattiva notizia è che, con l’inizio del 2025, non arrivano segnali di discontinuità. Leggendo la cronaca delle aggressioni a medici e infermieri, colpiscono in questi giorni le martellate ai danni di un autista soccorritore nella periferia di Roma, le violenze ai danni di due infermiere e un’operatrice sociosanitaria nel dipartimento di psichiatria dell’ospedale di Prato nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, ma anche i pugni e i calci ai due pediatri dell’ospedale di Catania. Episodi contro i quali anche le nuove misure come l’arresto in flagranza differita sembrano non bastare. Ma vediamo meglio cosa è accaduto.

La violenza a Roma

A ricostruire l’aggressione nella Capitale è il segretario nazionale Ugl Salute Gianluca Giuliano: “Nel quartiere Collantino era stato richiesto l’intervento di un’ambulanza per soccorrere una donna”. All’arrivo del mezzo, il nipote della paziente ha aggredito il personale sanitario “colpendo il conducente con violenza con un martello. Il futile motivo è la pretesa che la congiunta fosse condotta in un altro ospedale. Bene l’arresto immediato grazie al decreto antiviolenza, ma gli operatori purtroppo sono oramai sotto assedio”.

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Intanto a Catania…

Sono stati vittima di una spedizione punitiva i due pediatri Pierluigi Smilari e Piero Pavone, presi a calci e schiaffi al Policlinico Universitario di Catania. “È intollerabile che medici, impegnati quotidianamente nella cura dei più piccoli, debbano subire simili atti all’interno di strutture ospedaliere dedicate ai bambini. Esprimiamo la nostra vicinanza ai dottori Smilari e Pavone, augurando loro una pronta guarigione, e ribadiamo il nostro impegno nel promuovere un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti gli operatori sanitari”, ha affermato il presidente Società italiana di pediatria Rino Agostiniani.

Il caso a Prato

Nell’ospedale Santo Stefano di Prato infine un paziente, ricoverato nel reparto di psichiatria, ha aggredito due infermiere e un’operatrice sanitaria. Come ha segnalato Roberto Cesario, segretario territoriale di NurSind, l’episodio è avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. L’infermiera più giovane è stata picchiata brutalmente dall’uomo, che le ha tirato i capelli trascinandola nel corridoio. “Conseguenze più gravi sono state evitate soltanto grazie all’intervento delle guardie giurate e delle forze dell’ordine, che sono riuscite ad allontanare la giovane sanitaria dall’aggressore”.

In fatto è che le aggressioni ai lavoratori della sanità non fanno quasi più notizia. “È gravissimo che questi fatti diventino ‘normali’ – ha detto Giancarlo Cerveri, co-Presidente del Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatri di Diagnosi e Cura – Non è accettabile che qualcuno possa andare a lavorare con la paura per la sua incolumità. Difendere il Servizio Sanitario Nazionale passa anche dal difendere i lavoratori che operano quotidianamente 24 ore al giorno 365 giorni l’anno sacrificando la propria famiglia i propri affetti e in questi casi anche la propria incolumità. Non possiamo permettere che queste persone fuggano dal loro lavoro per paura”.

Per Emi Bondi, co-Presidente del Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatri di Diagnosi e Cura “è una questione fortemente al femminile. Le lavoratrici sono più esposte forse proprio perché percepite più vulnerabili. Anche questa questione va affrontata con informazione, preparazione e tutela. Se si vuole tutelare il Servizio Sanitario Nazionale come un bene prezioso diventa necessario tutelare la sicurezza di chi lavora soprattutto nell’urgenza del Pronto Soccorso o nei Servizi di Salute Mentale”.

L’appello

Dagli esperti del Coordinamento arriva la richiesta al ministro Orazio Schillaci di istituire una Commissione interministeriale che coinvolga il ministero degli Interni e quello della Giustizia “e affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari”.



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