Scaleup Act, che cosa cambia nel 2025 per le startup

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I dati del 2024 ci restituiscono un quadro positivo per la filiera italiana dell’innovazione e il tanto auspicato Startup Act 2.0, ribattezzato Scaleup Act, ormai realtà con le sue novità normative, ci permette di guardare al 2025 con fiducia e ottimismo.

2024, i trend positivi verso lo Scaleup Act

Per il quarto anno consecutivo i finanziamenti diretti alle startup italiane hanno superato il miliardo di euro, raggiungendo quasi 1,5 miliardi e registrando una crescita del 32% rispetto al 2023.

Un buon risultato, forse ottimo se consideriamo una contrazione in EU del -9% e un recupero parziale del gap con Francia e Germania.

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Emergono, peraltro, alcuni elementi – tipici degli ecosistemi maturi – che vanno oltre i semplici numeri:
● il consolidamento del fenomeno dei second time founders (da segnalare il lancio dell’Italian Founders Fund);
● un significativo aumento degli investimenti corporate che ha raggiunto i 313 milioni (+190%) pari al 21% del totale degli investimenti in VC. Anche se tra le principali 50 società italiane, solo il 36% è impegnato in investimenti in startup e appena il 20% dispone di un fondo dedicato di corporate venture capital;
● un focus degli investimenti in fase di scaleup su realtà deeptech o digital ma, nel secondo caso, con una rinnovata attenzione alle revenues e alla sostenibilità economica, insomma, non più “unicorni” ma aziende solide con minori “burn rate” e con maggiore focalizzazione sulle ultime righe del bilancio.

Infine, si segnala come anche gli investimenti internazionali siano tornati a crescere, segnando un incremento del 30% e dimostrando una rinnovata fiducia nelle eccellenze del mercato italiano.


Il ritardo nel mercato dei capitali

Malgrado tutti questi segnali positivi, il mercato dei capitali italiano rimane poco sviluppato – gli investimenti di Venture Capital valgono solo lo 0,06% del PIL contro una media europea che si attesta tra lo 0,25% e lo 0,3% – rispetto ai principali competitors e ancora più distante dai leader globali, evidenziando ulteriormente la necessità di interventi mirati per colmare il divario competitivo.

Le disparità e le contraddizioni esistenti rappresentano un’opportunità di crescita da sfruttare tramite politiche legislative capaci di valorizzare l’innovazione Made in Italy e di attrarre investimenti solidi in grado di sostenere la nascita di startup scalabili che abbiano ambizioni internazionali e il potenziale di diventare le aziende italiane del futuro. Un concetto già ribadito da Mario Draghi nel suo report sulla competitività europea, nel quale l’innovazione è identificata come leva fondamentale per colmare il gap di crescita e produttività con Stati Uniti e Cina.

In questo contesto non si può non ricordare l’approvazione, nei primi mesi dell’anno scorso, del nuovo Piano Strategico di CdP Venture Capital che oggi gestisce 3,5 miliardi e che punta a raggiungere una dotazione di 8 miliardi entro il 2028, confermandosi attore centrale e necessario per l’intera filiera anche perchè agisce con modalità anti-cicliche contribuendo, così, al parziale recupero del gap con i nostri principali competitor citato in precedenza.

Scaleup Act, l’impatto delle novità normative

Guardando invece agli sviluppi più recenti, il 2024 ha segnato un anno importante anche per le novità normative, accompagnate dal costante contributo di InnovUp, che si conferma punto di riferimento per la rappresentanza del settore.
In particolare, merita attenzione il combinato disposto tra il DDL Concorrenza, con un Capo dedicato alle startup, la cd. Legge Centemero e la Legge di Bilancio 2025 che, insieme, vanno a configurare un vero e proprio Startup Act 2.0, realizzando quanto proposto durante l’evento organizzato da InnovUp nel 2022, volto a celebrare i 10 anni dello Startup Act e dell’Associazione.

Giovedì 16 Gennaio alle ore 17 InnovUp organizza il webinar ‘Scaleup Act: novità legislative e impatti sulla filiera dell’innovazione italiana’ per approfondire gli effetti delle nuove norme (DDL Concorcorrenza, Legge di Bilancio, PdL Centemero e DDL PMI) sulla filiera dell’innovazione italiana. Per partecipare al webinar e fare richieste di chiarimento clicca qui e registrati

Un risultato importante che rende, finalmente, conveniente investire in startup sia per i Fondi Pensione e le Casse di Previdenza (dal 2026 il 10% del 10% degli investimenti qualificati dovrà essere investito nell’asset class del VC per mantenere l’esenzione fiscale), che per gli incubatori/acceleratori certificati (introduzione di un credito d’imposta dell’8% per investimenti diretti o indiretti in startup), che per i business angels (aumento della detrazione “de minimis” al 65% che sarà escluso dal nuovo tetto delle detrazioni previsto dalla Legge di Bilancio e con possibilità di tradurre il beneficio in credito d’imposta in caso di incapienza fiscale).

Sembra paradossale ma da oggi investire in startup sarà più conveniente che ristrutturare casa!

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Scaleup Act, cosa cambia per startup e investitori

Questi risultati sono stati ottenuti grazie ad un impegno corale delle Associazioni e degli attori della filiera che hanno portato:
● al superamento dei 20.000€ di capitale sociale + 1 dipendente dopo due anni per essere startup innovativa previsto dalla prima bozza del DDL Concorrenza;
● all’esclusione degli investimenti in startup dal nuovo tetto alle detrazioni della Legge di Bilancio;
● alla reintroduzione della soglia di 750.000.000€ di fatturato globale per l’applicazione della cd. web tax;
● alla riduzione dal 42% paventato al mantenimento del 26% nel 2025 e poi al 33% del 2026 per la tassazione sul capital gain delle crypto attività.

Sono poi molte altre le novità introdotte dai suddetti provvedimenti – dalla revisione delle definizioni di startup innovative e incubatori certificati, all’estensione dell’investor visa, dall’introduzione di nuovi incentivi fiscali all’estensione dei precedenti – insomma un aggiornamento promettente per il consolidamento della filiera di cui misureremo gli impatti e i risultati nel 2025, soprattutto per quanto riguarda l’impegno di Casse di Previdenza e Fondi pensione che oggi contribuiscono alla raccolta dei fondi di VC domestici solo per il 15%.

Un’enorme massa finanziaria, quella dei risparmi privati degli italiani, oltre 5.000 miliardi, che, se non verrà canalizzata verso l’economia reale (startup, PMI, fondi, ecc.), a beneficio della crescita economica e della creazione di nuovi posti di lavoro che garantirebbero una sostenibilità del debito e del Paese nel medio-lungo periodo, non potrà che erodersi lentamente e, prima o poi, essere utilizzata per ripianare parte del nostro enorme debito.


In Europa l’obiettivo è il 28° regime

Sul fronte europeo, invece, si è strutturato il nuovo esecutivo – composto da sei vicepresidenti e, per la prima volta nella storia, da una commissaria alle startup – il quale ha riportato l’attenzione sul “28esimo Regime”, ossia la creazione di un’entità aziendale unica a livello dell’UE pensata per garantire un quadro giuridico uniforme e semplificare le operazioni transfrontaliere.

A causa di un mercato frammentato e della scarsità di capitali, le startup e le scaleup del vecchio continente spesso faticano a sviluppare le loro idee e dopo le prime fasi si spostano per cercare finanziamenti e clienti all’estero, principalmente negli Stati Uniti. Questo ha comportato, solo negli ultimi 10 anni, lo spostamento sulla borsa americana di startup europee per un controvalore di 400 miliardi di euro.

Insomma, citando Draghi: “EU lacks focus: we proclaimed that innovation was at the center of our action and then we basically did everything we could to sort of keep it at a low level. Regular barriers, constrain growth in several ways. The EU’s regulatory stance towards tech companies hampers innovation. We are killing our small companies”.
In generale, sono stati fatti dei progressi significativi, ma resta ancora molto da fare per allineare l’Italia – e in parte l’Europa – alle best practice internazionali.

La filiera innovativa italiana, motore della creazione dei posti di lavoro del futuro – 210.000 posti di lavoro creati dal 2012, pari a circa il 20% dell’incremento occupazionale del periodo -, richiede per sua natura un dinamismo e un aggiornamento costante che non possono essere trascurati.

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Per questo motivo è fondamentale proseguire con determinazione, attraverso sforzi economici, normativi e informativi , in grado di promuovere un cambiamento socio-politico che porti alla creazione di una vera Startup Nation. Solo in questo modo, l’innovazione italiana potrà contribuire in modo tangibile alla crescita economica e alla sostenibilità nel medio-lungo del nostro Paese.



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