Regione Lazio – Il Tar ha chiuso l’impianto TMB di Guidonia, in pieno Giubileo diventa emergenza rifiuti

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Il sito del gruppo Cerroni era in grado di gestire circa 200 mila tonnellate di rifiuti che adesso dovranno essere trasferiti altrove

ROMA – Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha emesso una sentenza di grande rilievo che sancisce la chiusura dell’impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) di Guidonia Montecelio, gestito dalla società Ambiente Guidonia S.r.l., facente capo al Gruppo Cerroni.

La decisione, pubblicata in data 8 gennaio 2025, pone fine a un lungo e complesso iter amministrativo e giudiziario, caratterizzato da numerosi ricorsi, sospensioni e valutazioni sull’impatto ambientale e paesaggistico dell’impianto.

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La vicenda giudiziaria

L’impianto, localizzato in una zona protetta della località Inviolata, era stato autorizzato nel 2010 dalla Regione Lazio con un’autorizzazione integrata ambientale (AIA), oggetto di ripetuti aggiornamenti e proroghe.

Tuttavia, l’intera vicenda amministrativa è stata costellata da controversie relative alla presunta illegittimità della concessione originaria, soprattutto in relazione al vincolo paesaggistico imposto sull’area dal Ministero per i Beni Culturali (MIBACT) nel 2016.

Nel 2020, l’autorizzazione era stata rinnovata fino al 2024, ma ciò aveva suscitato un nuovo contenzioso, con ricorsi presentati da associazioni ambientaliste, comitati locali e il Comune di Guidonia Montecelio. I ricorrenti contestavano la validità dell’AIA, denunciando che l’impianto fosse stato autorizzato e rinnovato senza adeguata considerazione del vincolo paesaggistico e in violazione del principio di precauzione, visto il potenziale impatto negativo sull’ambiente e sulla salute pubblica.

La Regione Lazio aveva giustificato il rinnovo dell’AIA sottolineando l’importanza strategica dell’impianto per la gestione dei rifiuti della Capitale e dell’intera area metropolitana di Roma, in un contesto di emergenza determinato dalla chiusura di altri impianti chiave.

La sentenza del TAR

Il TAR Lazio ha accolto le istanze dei ricorrenti, ritenendo fondati i rilievi di illegittimità che pesavano sull’AIA e sui successivi rinnovi. La sentenza si è soffermata su diversi punti chiave:

  1. Illegittimità originaria dell’AIA: Il tribunale ha evidenziato che l’autorizzazione concessa nel 2010 era viziata fin dall’origine per l’assenza del parere obbligatorio della Soprintendenza ai Beni Culturali, necessario a causa della rilevanza paesaggistica dell’area.
  2. Vincolo paesaggistico: Il TAR ha ribadito l’incompatibilità dell’impianto con il vincolo paesaggistico imposto dal MIBACT, che ha dichiarato l’area di interesse archeologico e ambientale nel 2016. La Regione Lazio, secondo il tribunale, non avrebbe potuto procedere al rinnovo dell’AIA senza tenere adeguatamente conto di tale vincolo.
  3. Principio di precauzione: La decisione ha inoltre sottolineato la mancata valutazione di potenziali rischi ambientali, tra cui la contaminazione delle falde acquifere con metalli pesanti e l’impatto negativo sul vicino Parco Naturale Archeologico dell’Inviolata.
  4. Procedura atipica e sanatoria non ammessa: Il TAR ha stigmatizzato la scelta della Regione di utilizzare una procedura di rinnovo per sanare retroattivamente vizi originari dell’AIA, definendola una pratica non prevista dall’ordinamento.

Emergenza rifiuti a Roma

Si profila una nuova emergenza rifiuti per Roma. Con una sentenza storica, il TAR del Lazio ha disposto la chiusura dell’impianto TMB di Guidonia, di proprietà del Gruppo Cerroni, mettendo in evidenza le irregolarità procedurali legate alle autorizzazioni ambientali. Questa decisione mette a nudo le criticità del sistema di smaltimento regionale e lascia senza destinazione circa 100mila tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati provenienti dalla Capitale.

L’unico ente che potrebbe intervenire per evitare il collasso del sistema è la Regione Lazio. Il Governatore Francesco Rocca potrebbe cercare di salvare il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, dal rischio di un’emergenza doppia: rifiuti in strada e figuraccia mediatica, soprattutto con il Giubileo in corso e l’attenzione internazionale puntata sulla Capitale.

Conseguenze della decisione

La vicenda ha origine da una determinazione regionale del 2020 (Determina G07907 del 6 luglio 2020) firmata da Flaminia Tosini, che è stata annullata dal TAR per ‘invalidità derivata’. Il Tribunale ha contestato alla Regione di aver attuato un procedimento di sanatoria atipico per garantire il funzionamento del TMB di Guidonia, operazione non consentita dal Decreto Legislativo 152/2006. Questo approccio ha condotto a una catena di provvedimenti successivi, tutti dichiarati illegittimi.

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La chiusura dell’impianto rischia di far cadere in crisi la gestione dei rifiuti a Roma, che già spedisce una parte significativa della propria produzione fuori regione. Ad esempio, le festività natalizie hanno visto l’ennesima proroga che consente a Roma di trasferire rifiuti all’impianto della Deco in Abruzzo, con costi economici e ambientali rilevanti.

La sentenza del TAR evidenzia la necessità di una riorganizzazione integrale del sistema di gestione dei rifiuti di Roma e del Lazio. Sebbene esistano altre capacità impiantistiche regionali, questa crisi potrebbe rappresentare un banco di prova per l’implementazione del nuovo Piano Regionale dei Rifiuti del Lazio. Sarà essenziale ottimizzare le risorse disponibili, potenziare la raccolta differenziata e valutare con attenzione l’eventuale realizzazione di nuovi impianti nel rispetto delle normative ambientali.

Il Direttore dell’Area Rifiuti, Wanda D’Ercole, sarà chiamata a gestire questa sfida, mentre rimane vacante la Direzione VIA. Sarà cruciale affrontare con determinazione i problemi strutturali che hanno portato alla crisi attuale, per evitare il ripetersi di situazioni simili in futuro.





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