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Vicino a Ischia c’è un enorme vulcano sommerso: la scoperta ci avvicina a capire cosa succede ai Campi Flegrei
Vista dell’isola di Ischia da Cuma nei Campi Flegrei (foto di Getty Image)

Un’antica struttura vulcanica e un’ampia frana sommerse sono state individuate in Campania. Si trovano rispettivamente poco a ovest e a sud di Ischia e le hanno rilevate i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ismar). Una scoperta che apre uno spaccato sulla storia evolutiva del settore marino prossimo alla pi� nota area vulcanica dei Campi Flegrei, sotto osservazione per i frequenti fenomeni di bradisismo.

Le rilevazioni sui fondali hanno mostrato una caldera antichissima e una frana che in origine potrebbe aver generato uno tsunami: studiare i nuovi dati allunga la lista di queste formazioni nel mondo e spiega in parte come funzionano i fondali marini e i territori che circondano i Campi Flegrei anche nella loro porzione sommersa

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�Abbiamo scoperto i residui di un’antica caldera, probabilmente pi� antica di Ischia e una vasta frana che in origine potrebbe aver generato uno tsunami, aprendo la strada a importanti riflessioni sui rischi vulcanici e geomorfologici nella regione�, dice Riccardo De Ritis, ricercatore dell’Ingv. I risultati della ricerca sono apparsi sulla rivista scientifica Geomorphology in un articolo corredato con una dettagliata rappresentazione tridimensionale dei fondali marini (Modello Digitale del Terreno o Dem), delle faglie (alcune gi� note e cartografate e altre nuove) e delle anomalie magnetiche recentemente rilevate.

Quello che resta delle eruzioni

Cosa si intende per caldera? Un’ampia depressione nata dopo un’eruzione e il successivo collasso dell’edificio vulcanico. Se tra le pi� note c’� Yellowstone (Usa), ne esistono di sommerse come quella dell’isola vulcanica di Santorini

(Grecia) e del Krakatoa (Indonesia). La struttura calderica individuata in prossimit� dell’isola di Ischia allunga adesso la lista. �Il nostro studio offre una visione pi� chiara della geologia dei settori marini che circondano i Campi Flegrei anche nella loro porzione sommersa�, dice Salvatore Passaro, ricercatore del Cnr-Ismar. �Fino a oggi, questi settori non erano stati analizzati e rappresentati in maniera integrata�. I nuovi rilievi sono stati condotti nel 2022 attraverso misurazioni aeree e navali.

Le anomalie magnetiche

�Hanno evidenziato anomalie magnetiche significative che indicano, appunto, la presenza di un antico vulcano sommerso�, spiega De Ritis. Cosa ne resta oggi agli occhi dei non esperti? Una struttura morfologica circolare residua visibile sul Dem e la sua evidenza magnetica. I ricercatori hanno inoltre evidenziato imponenti depositi di frana. �Si estendono per circa 45 chilometri, almeno tre ordini di deposizione in direzione sud verso il mare aperto. I relativi eventi franosi potrebbero aver generato degli tsunami. Alcuni ricercatori stanno cercando le tracce di questi eventi, ma � molto difficile rilevarne i segni nell’entroterra della regione dato il continuo evolversi del paesaggio e la labilit� delle evidenze stesse�, dice De Ritis. Continua: �La parte pi� lontana della frana si trova a profondit� superiori agli 800 metri. Le campagne oceanografiche condotte dal Cnr sono state utili per conoscere la struttura dei fondali marini circostanti Ischia e i Campi Flegrei e per ottenere i dati che ci hanno consentito la realizzazione del Dem. Siamo di fronte a un sistema vulcanico complesso e un approccio multidisciplinare � fondamentale per approfondire la dinamica degli eventi vulcanici e non, che si sono susseguiti nei millenni�.

Chimica e temperatura

Grazie alle anomalie magnetiche i ricercatori dispongono adesso di una mappa chiara dell’ubicazione di strutture vulcaniche sepolte

, intrusioni e soprattutto faglie dei fondali marini. �Le anomalie magnetiche sono infatti strettamente legate ai prodotti vulcanici sia superficiali che profondi�, spiega De Ritis. �In questi contesti il magma proveniente dalle maggiori profondit� della terra � ricco di minerali magnetici come le soluzioni di ferro e titanio. Tale magma, se risalendo, tipicamente lungo le fratture, non raggiunge la superficie, si solidifica all’interno di esse. Il processo di raffreddamento porta alla creazione di rocce dotate di un proprio campo magnetico, rilevabile con i magnetometri. La mappatura e studio di queste anomalie magnetiche ci consentono quindi di identificare la posizione e la profondit� delle nuove faglie”. Il futuro? “La nostra ricerca rivela l’importanza della geofisica marina nel monitoraggio e nello studio delle zone a rischio vulcanico e fornisce quindi nuovi spunti per riflettere sui processi vulcano-tettonici e morfologici ancora attivi nell’area”, conclude Salvatore Passaro.

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