Formarsi, fare comunità, agire. Non sciogliersi, ma rinnovarsi di anno in anno e raccogliere consensi. Sono queste le modalità di azione dei movimenti studenteschi di destra presenti sul territorio nazionale. «Creano nuove liste studentesche, presentandosi a ridosso delle elezioni studentesche come organizzazioni apartitiche e neutrali. Lo fanno per non dare nell’occhio e garantirsi del consenso», racconta Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi (Rsm).
«Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest, studenti, braccianti, operai. Il sole non sorge più ad Est», cantano i militanti di Azione studentesca durante le manifestazioni, indette per ribellarsi agli antifascisti che vogliono silenziarli e che gli impediscono l’accesso ai collettivi studenteschi. Non si definiscono persone violente, ma individui fedeli alla rivoluzione e ai propri sogni. «Le organizzazioni studentesche di sinistra vorrebbero portare le persone dalla loro parte e se qualcuno è intenzionato a prendere una strada alternativa alla loro glielo impediscono con la violenza», spiega il presidente di Gioventù nazionale (Gn), Francesco Todde: «Lanciano i banchetti per aria e aggrediscono i ragazzi. A loro non interessa fare rappresentanza studentesca, ma monopolizzare le strutture».
Infatti, «nelle scuole e nelle università cercano di impedirci di svolgere attività politiche e di esporre le nostre idee. Noi, invece, ci mobilitiamo affinché gli spazi siano accessibili a chiunque. Siamo contrari a qualsiasi forma di violenza e non ci interessano gli scontri. Non posso dire lo stesso di loro», conclude Todde.
Tra i collettivi attivi nella Capitale la tensione delle scorse settimane, quando sono impazzate sul web le immagini di alcuni liceali mentre facevano il saluto romano in una classe, ha lasciato spazio all’indignazione. «Fuori i fascisti dai licei», dicono all’unisono. «Nell’ultimo periodo si sta registrando una presenza sempre più massiccia di gruppi neofascisti all’interno di scuole che non si sono mai schierate politicamente», denuncia un militante di Azione antifascista.
A fargli eco un’altra studente di un liceo alla periferia di Roma: «La mia scuola è a pochi passi da una delle sedi locali di CasaPound (Cp) e ogni mattina io e i miei compagni ci ritroviamo a dover buttare via diversi striscioni che commemorano Acca Larentia. Troviamo sbagliato entrare in una scuola ed essere costretti a vedere disegni di croci celtiche, ma», spiega, «all’infuori di noi gli altri studenti vivono in un clima di banalizzazione del fascismo, in cui si rispecchia anche il corpo docente e il personale più adulto. Solo poche settimane fa, a ottobre, mi è stato intimato da uno dei bidelli della mia scuola di non staccare più i manifesti di CasaPound. Mi disse che, qualora lo avessi rifatto, lui e i suoi amici avrebbero alzato le mani contro di me», denuncia. A pochi passi da Villa Paganini, a Roma, c’è il liceo classico Giulio Cesare, dove va forte la lista Factotum, riconducibile al movimento identitario Generazione popolare (Gp). «Dove la scuola non arriva, arriviamo noi» e «Factotum. Chi osa, vince» sono alcuni degli slogan degli studenti.
Ma la denuncia dei collettivi di sinistra arriva anche da lontano. In Lombardia è Blocco studentesco (Bs) ad aprire le braccia ai ragazzi di destra: «Siamo ritratti come i cattivi e come un’organizzazione da mettere al bando. Noi non abbiamo paura del confronto, non ci piacciono quelli che ci dicono che non possiamo esprimere le nostre idee. Abbiamo fatto vedere al mondo che il sistema antifascista è un sistema mafioso», dicono i militanti di Bs. Nella sezione di Varese muovono i passi i figli degli attivisti della comunità militante di estrema destra Dodici raggi, che è abitualmente impegnata nella commemorazione dei caduti nazifascisti della Seconda guerra mondiale.
Nelle scuole del comune i membri di Blocco studentesco «sono pochi, ma riescono ugualmente a raccogliere consensi tra gli studenti e a organizzare assemblee d’istituto alla presenza di esponenti di CasaPound», racconta la Rete degli studenti medi di Varese. «Free all nationalists» è uno dei cavalli di battaglia del Blocco, sintetizzato nel simbolo di un fulmine bianco cerchiato su fondo nero.
Alla chiamata di destra, in Veneto risponde Azione studentesca. Qualche mese fa, a giugno, alcuni giovani militanti si sono riuniti a suon di “Boia chi molla” e cori fascisti per festeggiare il Sol Invictus, postando le foto del falò sulle loro storie Instagram. In risposta, la Rete degli studenti medi di Padova aveva chiesto alle istituzioni di procedere allo scioglimento di organizzazioni e movimenti di ispirazione neofascista. «I fatti risalenti a giugno non sono stati un caso isolato.
Spesso, infatti, li vediamo salutarsi nelle piazze di Padova facendo il saluto romano», dice Viola Carollo della Rete degli studenti medi della Regione Veneto. «Mettono in scena comportamenti estremi e assumono posizioni forti perché si sentono tutelati dal governo. Il fatto che dall’alto ci sia qualcuno disposto a proteggerli qualsiasi cosa facciano o dicano li legittima a comportarsi in quella maniera. Se da una parte cercano di mantenere una faccia pulita, ricorrendo a rivendicazioni proprie della sinistra, dall’altra i loro comportamenti sono di chiara ispirazione neofascista», spiega Carollo.
Oltre a rivolgersi al governo per chiedere di sciogliere le organizzazioni che si rifanno a quel movimento identitario, i gruppi di sinistra chiedono alle scuole di introdurre gli strumenti necessari per permettere agli studenti di comprendere le questioni politiche.
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