Terzo mandato in Campania, lo stop di Manfredi: «Basta confusione, serve un candidato che sia legittimato»

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di
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Frecciata al governatore: «Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica»

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Quale sarà il clima che attende il centrosinistra in Campania in questo anno di campagna elettorale, si può dedurre con grande chiarezza, dalle parole di Gaetano Manfredi, uno solitamente moderato e cauto nelle dichiarazioni. Stavolta, però, il suo pensiero sulla discesa in campo di De Luca, e sulla battaglia legale sul terzo mandato che si preannuncia, è fin troppo chiaro e le risposte non si faranno attendere: «Credo che noi in primo luogo dobbiamo evitare di creare confusione in Campania che ha bisogno di un’elezione in cui chi scende in campo sia legittimato ad essere candidato ed eletto e poi bisogna che ci sia chiarezza del quadro politico che consenta agli elettori di poter scegliere con serenità». Insomma, per Manfredi, la candidatura di De Luca non avrebbe legittimazione, ovviamente politica, visto che il Pd ha detto chiaramente che il governatore uscente non sarà il suo candidato.

Manfredi individua anche quella che sarebbe potuta essere una exit strategy, per De Luca e per il centrosinistra: «Si poteva evitare di arrivare a questo — dice —. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento». Ragionamento che Manfredi, giura chi gli sta vicino, ha fatto anche ai vertici del Pd, ragionevolmente a Schlein, che in prima battuta aveva chiesto proprio al sindaco di Napoli di essere lo sfidante, dell’ex campo largo, di De Luca. Invito rispedito al mittente che non si esclude possa anche essere rinnovato. Sebbene la sintesi, tanto Manfredi quanto l’asse Pd-M5s, si potrebbe trovare intorno al nome del pentastellato Roberto Fico.
Ma siamo ancora alle ipotesi, mancando ancora tanto tempo al voto — oltre un anno — anche se la campagna elettorale, per via del ricorso del governo contro il terzo mandato, ha incendiato il dibattito. Soprattutto in Campania, ma anche in Veneto.




















































Manfredi allo stato svolge un ruolo di trait d’union delicatissimo tra Pd e M5s. È l’uomo su cui ha puntato Schlein per l’Anci, è amico personale di Giuseppe Conte, di cui è stato ministro; ma, nonostante ciò, ha chiarito a entrambi che lui non è disposto a fare l’anti-De Luca. Non avrebbe potuto evitare, però, di svolgere un ruolo di suggeritore, cioè di interlocutore di entrambi per trovare almeno il profilo giusto da mettere in campo; un federatore di una miriade di aree centriste e di centrosinistra che, d’ora in avanti, ondeggeranno tra Pd e De Luca, tra centrosinistra e liste più o meno grandi, aspettando ovviamente le mosse del centrodestra. Il tutto, con un Manfredi obbligato a muoversi con passo estremamente felpato, da equilibrista vero, considerato che suo fratello Massimiliano è consigliere Pd in Regione e ieri era con l’intera pattuglia dem a presenziare alla conferenza stampa del governatore.
  
«Penso che la politica si debba riappropriare delle proprie scelte, la decisione alla fine deve essere essenzialmente politica», è così proseguito il ragionamento del neopresidente Anci. Manfredi ha sottolineato che il dibattito «non è di oggi, ma è un problema in campo da tanti anni» ed ha ricordato che «quando è stato riformato il Titolo V, sulla materia elettorale, ma non solo, si sono lasciate molte situazioni non ben definite e anche le continue impugnative che avvengono da parte del Consiglio dei ministri di norme regionali ci fanno capire che il quadro non è ben definito». Ed ancora: «L’Anci – ha detto Manfredi, neo presidente dell’associazione dei Comuni – ha sempre avuto come posizione quella di non avere vincoli sui mandati. È chiaro che noi siamo in uno Stato di diritto e dobbiamo rispettare l’orientamento costituzionale, ma penso sia opportuno che la Corte costituzionale si esprima». Cosi Manfredi, sempre sul limite dei mandati per gli amministratori locali. «L’ultima interpretazione della Consulta sul tema dei mandati del Comuni superiori a 15mila abitanti — ha aggiunto — ha invece sostenuto una posizione opposta ritenendo legittima la limitazione del mandato per valutazioni legate alla concentrazione di potere».

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