Roma, gli scontri al corteo per Ramy. Bombe carta e cariche: 8 agenti feriti

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Oltre 250 i partecipanti alla manifestazione per chiedere giustizia per il 19enne morto al Corvetto.. Sugli striscioni: vendetta. Un poliziotto colpito al volto

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Bombe carta, fumogeni, lanci di bottiglie contro la polizia che risponde con cariche di contenimento. Momenti di tensione ieri a Roma durante il corteo «Giustizia per Ramy Elgaml», il 19enne morto lo scorso 24 novembre al Corvetto, Milano, dopo esser stato investito da un’auto dei carabinieri alla fine di un inseguimento. La manifestazione nella Capitale, non preavvisata alla Questura, si stava svolgendo in concomitanza con le altre promosse dal Coordinamento Antirazzista italiano a Brescia, Bologna e Milano. Oltre 250 i manifestanti dei collettivi autonomi e gruppi studenteschi che si erano riuniti in serata in piazza dell’Immacolata nel quartiere San Lorenzo: «Vendetta per Ramy, la polizia uccide», «Giustizia per Ramy, ma quale sicurezza», alcuni degli striscioni in testa al serpentone. All’inizio della protesta era presente anche il fumettista Zerocalcare. Quando il corteo è arrivato in Piazza dei Sanniti è esplosa la guerriglia. I manifestanti hanno iniziato a capovolgere i cassonetti della raccolta dei rifiuti, rompendo anche la vetrina della locale sede dell’Inps, per poi tentare di sfondare il cordone di agenti in tenuta antisommossa, che stavano contenendo la protesta.

Otto agenti feriti

Ci sono stati lanci di bombe carta, petardi, bottiglie di vetro e fumogeni contro le camionette della polizia, ad una è stato spaccato il vetro blindato. A quel punto è scattata più di una carica di contenimento da parte della polizia. Sono stati lunghi minuti di tensione, con diversi contatti tra le fazioni, poi i manifestanti si sono ricompattati ed hanno proseguito il corteo lungo le strade di San Lorenzo, imbrattando le mura del quartiere con scritte che chiedevano giustizia per Ramy. Otto gli agenti contusi, che sono dovuti ricorrere alle cure in ospedale: uno in particolare, è stato ferito al volto dall’esplosione di una bomba carta, come ha riportato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia. Coisp. «L’uso di bombe carta, fumogeni e l’attacco deliberato alle camionette della polizia non è altro che una vile aggressione contro lo Stato e chi lo rappresenta» le sue parole di condanna. 




















































Il video dell’inseguimento e le proteste

Su posizioni opposte Rifondazione Comunista. «Ancora una volta denunciamo e condanniamo le brutali cariche di polizia contro i manifestanti a Roma, presi a manganellate — afferma Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista — . Al corteo erano presenti oltre 400 manifestanti, di cui gran parte giovanissimi. Troviamo sinceramente inaccettabile la reazione delle forze dell’ordine che ancora una volta, come ormai succede troppo spesso nelle manifestazione di piazza, invece di garantire l’ordinato svolgimento dei cortei, ha inopinatamente deciso di intervenire, caricando brutalmente i manifestanti». Le proteste sono divampate dopo la pubblicazione del video della telecamera in dotazione alla volante dell’Arma che avrebbe impattato contro il motorino su cui viaggiava Ramy. Immagini che hanno indignato i familiari del ragazzo che chiedono giustizia e verità ma più volte hanno inviato i manifestanti alla calma: «La violenza non è la risposta», hanno detto.

Piantedosi: violenze da condannare

«I disordini e gli attacchi alle forze di polizia che negli ultimi due giorni si sono verificati in varie città italiane dimostrano, ancora una volta, l’esistenza e la pericolosità di soggetti organizzati che strumentalizzano ogni tema, fatto o episodio, perfino una dolorosa tragedia come quella del giovane Ramy, soltanto per seminare violenza. – ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi condannando le violenze contro gli agenti a Roma – In un Paese maturo e avanzato come il nostro dovrebbe essere parte di una cultura condivisa la consapevolezza che non fermarsi a un alt delle Forze dell’Ordine o cercare il confronto violento con chi rappresenta lo Stato non è solo una grave violazione della legge, ma è anche un comportamento pericoloso per sé e per gli altri, che mina la sicurezza dei cittadini e la convivenza civile. Chi non parte da queste considerazioni rischia irresponsabilmente di alimentare l’idea che tali condotte siano talvolta giustificabili e che possano essere messe sullo stesso piano dell’impegno di poliziotti o carabinieri, spesso costretti a operare in momenti e situazioni difficili e concitate, anche a rischio della loro stessa incolumità».

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11 gennaio 2025 ( modifica il 11 gennaio 2025 | 23:02)

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