Viareggio e Versilia: Previsioni Economiche 2025 tra Sfide per Turismo, Nautica e Settore Lapideo

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VIAREGGIO. Non sarà un anno facile il 2025 dal punto di vista economico per Viareggio e la Versilia. La nautica e il lapideo promettono risultati positivi ma per il resto il quadro sembra preannunciare più ombre che luci. Come dimostra il tono preoccupato con cui Gianfranco Antognoli, ex vicedirettore generale di Banca Toscana e conoscitore come pochi altri del nostro tessuto economico e finanziario, risponde alle domande.

Che anno sarà il 2025 per l’economia versiliese?

«Un anno che difficilmente presenterà elementi di successo e sviluppo anche se il settore turistico qui nel 2024 non è andato male e nel 2025 non si prevede che vada male. Anche se è cambiato, con meno presenze, con più stranieri, mantiene nel complesso una prospettiva di miglioramento».

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Allora cosa è che preoccupa?

«Mancano gli investimenti. Per fare occupazione, generare fatturato e crescita economica, servono investimenti produttivi, che ristagnano».

Perché?

«Perché l’imprenditoria fa i conti con elementi di preoccupazione diffusi e le banche, come dicono le statistiche di Bankitalia, diminuiscono i finanziamenti a piccole e medie imprese, che sono sotto capitalizzate. Banche e finanziarie devono essere disponibili ad aiutare il piccolo e medio imprenditore che vuole investire: va premiato, non frenato. Le uniche imprese che non hanno problemi, anche con i finanziamenti, sono le grandi».

Quindi la nautica è fuori da questo quadro grigio?

«Sì, ha ordinativi consistenti in un arco temporale che arriva al 2028 e anche al 2029. Questo è molto importante per la nostra economia perché dà certezza all’indotto artigianale e ai fornitori che lavorano per i cantieri».

Le preoccupazioni sul turismo hanno a che fare anche con la questione aste?

«Sì, le aste, c’è poco da fare, sono un elemento di turbativa dal punto di vista economico. Le aspettative in economia contano come i dati certi, anzi quasi di più. Gli investimenti li fai quando hai la visione di un ritorno positivo nel tempo. E quindi è chiaro che in questo momento i bagni gli investimenti non li fanno. Non chiedono finanziamenti e se li chiedessero riceverebbero risposte negative».

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Perché le banche risponderebbero comunque negativamente?

«Perché quando fai investimenti contrai mutui non a breve ma a medio e lungo termine, cosa che un comparto che ha questa spada di Damocle sulla testa non può fare».

Lo stallo dei bagni può provocare conseguenze sull’economia turistica complessiva?

«Per quanto riguarda la stagione balneare di per sé no, ma è un fatto che in questa situazione non si producono più ricchezza, più occupazione, aspettative positive. Questo non si traduce automaticamente in un segno meno ma in conservazione sì. Conferma cioè al massimo i servizi forniti finora ma non cresce, non innova. E il turismo, come altri settori economici, è in evoluzione ovunque, costringe a confrontare sempre nuove offerte. Il mondo insomma non sta fermo, puntare sulla conservazione non è un obiettivo credibile di positività».

Di fronte a un quadro così preoccupante cosa bisogna fare?

«Occorrono stimoli. Associazioni di categoria, sindacati, amministrazioni pubbliche devono muoversi insieme per migliorare l’offerta complessiva del nostro turismo, ad esempio con idee e iniziative concrete per quello che riguarda le manifestazioni culturali che rimangono attrattive. Quest’anno non avremo più il centenario di Puccini da spendere. E meno male che c’è il Carnevale su cui le prospettive comunque sono positive».

Della nautica s’è detto: lapideo?

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«Luci e ombre ma aspetti di positività, nonostante tutto, ce ne sono. Le aziende competitive hanno sbocchi di mercato interessanti».

Lo scenario internazionale propone guerre, dazi doganali, paesi che minacciano di invadere paesi alleati. Come si fa a vedere positivo?

«Le previsioni sono fosche, ma la speranza che finiscano le guerre in Ucraina e in Medio Oriente non può rimanere viva solo nelle preghiere del Papa. La pace, inutile sottolinearlo, aumenterebbe le previsioni di sviluppo in tutti i settori, dal commercio internazionale al turismo».

Il 2025 sarà l’anno, forse, delle elezioni regionali e quello di preparazione alle elezioni di Viareggio, le chiedo: quale deve essere il ruolo della politica in questo contesto?

«A Viareggio serve un’iniziativa forte, non solo sulle opere pubbliche, di raccordo con gli altri Comuni, la Provincia e la Regione. Viareggio è importante ma da sola non può risolvere i problemi economici di un Comune che risente anche del contagio degli altri. L’isolazionismo non paga. Viareggio ha bisogno degli altri, come gli altri hanno bisogno di Viareggio. La visione del particolare non aiuta, tanto più in un quadro generale come quello con cui dobbiamo fare i conti».
 



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