La Sardegna ha recentemente fatto registrare un’importante novità in ambito energetico, diventando la prima regione italiana a recepire il decreto del Ministero della Transizione ecologica .
Questo decreto stabilisce le aree idonee per l’installazione degli impianti ad energia rinnovabile sul territorio sardo. Un passo significativo che segna il compimento dopo tantissimo tempo di un percorso che ha visto il susseguirsi di discussioni e diverse controversie.
Il decreto è stato firmato dal ministro Pichetto il 12 giugno e arriva a distanza di oltre due anni dall’impianto generale sulla transizione energetica, avviato con il provvedimento di Mario Draghi nel 2021. Questo nuovo decreto tuttavia, è stato in parte sospeso dal Consiglio di Stato, in seguito al ricorso di alcune società, particolarmente interessate all’installazione di impianti rinnovabili. Questa situazione ha creato un clima di attesa e incertezza nel settore.
Ma nonostante ciò, i consiglieri regionali della Sardegna sono riusciti ad approvare il disegno di legge con 35 voti favorevoli da parte della maggioranza progressista, che è guidata dalla presidente Alessandra Todde. L’opposizione ha votato compattamente contro, con 14 voti di disapprovazione. Questo via libera è stato accolto con applausi dai membri della maggioranza, segnando un momento di orgoglio e determinazione in un contesto molto acceso. Dopo circa 70 giorni di discussioni in commissione e due settimane di dibattito in Aula, la decisione della Regione offre un primo passo verso la regolamentazione del settore energetico, in un clima di forti polemiche e proteste.
le proteste e le preoccupazioni dei cittadini
Nonostante l’approvazione del ddl, i comitati territoriali che si oppongono a quella che chiamano “speculazione energetica delle multinazionali del vento e del sole” non si sono tirati indietro. Oggi hanno organizzato una protesta simbolica sotto il palazzo dove si svolgevano le discussioni legislative. Queste manifestazioni evidenziano le crescenti preoccupazioni tra i cittadini riguardo all’impatto ambientale delle nuove installazioni e al rischio di una gestione del territorio non sostenibile.
La governatrice Todde, durante le discussioni in Aula, ha enfatizzato l’importanza di questa legge, rimarcando che rappresenta “la prima legge d’Italia sulle aree idonee”. Sebbene sia un passo avanti, la questione rimane complessa e delicata. La Todde ha sottolineato che la legge fornisce finalmente regole chiare per chi desidera installare impianti sul territorio, evidenziando la necessità di proteggere le aree di valore culturale, come foreste e paesaggi, fondamentali per il patrimonio dei sardi. Tuttavia è evidente che non tutti sono d’accordo su come sia giusto gestire questa transizione energetica.
posizioni diverse in regione: il dibattito infuocato
Dal versante opposto, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, ha definito il ddl “fragile, confuso e contraddittorio”. Secondo lui, la legge sembrerebbe partire dal decreto Draghi, il quale aveva come obiettivo quello di accelerare l’installazione di impianti, mentre il ddl approvato punta in realtà a rallentarli. Truzzu ha esposto preoccupazioni per il fatto che la legge, per quanto possa cercare di migliorare le cose, potrebbe essere bollata come inadeguata per le necessità della Sardegna, mettendo in discussione così l’intero processo di transizione energetica.
Questa dialettica tra maggioranza e opposizione riflette una tensione non solo politica, ma anche sociale, evidenziando un clima di incertezza e di inquietudine. La Sardegna, come altre regioni italiane, si trova al crocevia tra la necessità di sviluppare una economia sostenibile, rispettando al contempo i desiderata e le preoccupazioni della popolazione. Con battaglie in corso tra i comitati e le istituzioni, le dinamiche dell’energia rinnovabile in Sardegna continuano a essere al centro del dibattito, pronto a infiammarsi ulteriormente nei prossimi mesi.
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