A Nord Est si fuma meno: uso (e abuso) delle sigarette, 20 anni dopo la legge Sirchia

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C’è chi la chiama abitudine, chi zona di comfort. E chi invece per tutta una vita cerca di smettere seguendo l’esempio di un noto capolavoro letterario. Stiamo parlando delle sigarette. Anche senza contare la prosa di Italo Svevo (o più sicuramente la forza di volontà altalenante del suo Zeno Cosini), sarà capitato a molti di fumare una “bionda” o criticare qualcuno perché lo fa. 
I dati parlano di un’Italia ancestralmente legata al rito della sigaretta, legata sì al mondo dei prodotti da tabacco ma con meno fumatori rispetto al passato. Un elemento non trascurabile perché proprio quest’anno, a gennaio, cade l’anniversario della legge Sirchia che vietava nel nostro paese il fumo nei luoghi pubblici. 

La legge Sirchia

L’introduzione della legge Sirchia fu un momento epocale per il nostro Paese, fra chi prevedeva il collasso delle imprese di ristorazione e chi plaudiva ad una norma di civiltà. Ma quel gennaio del 2005 non accadde nulla di tutto ciò. Non ci fu nessun tracollo economico e sociale, i posacenere dai banconi dei bar sparirono o si spostarono nei dehors, i fumatori stessi si adeguarono rapidamente alle nuove regole, oggi diventate abitudini di convivenza civile prima ancora che imposizioni di legge.

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​​​​​A due decenni di distanza da quel provvedimento abbiamo letto i dati dei fumatori in Italia diffusi, tra gli altri, dal rapporto di Osservasalute. Un report da cui traspare un Nord Est in prima linea per la lotta al tabagismo.  

L’identikit

Riavvolgiamo il nastro e partiamo dalla prima domanda: chi sono gli italiani che fumano oggi? Per tracciare il profilo dei tabagisti, arriva in aiuto il report Osservasalute riferibili all’anno 2023. I dati danno una fotografia assai prismatica di chi si avvicina al fumo ma anche di chi smette e di chi non ha mai cominciato. E’ coinvolto il 19,6% della popolazione, con una netta prevalenza degli uomini (23,8%) rispetto alle donne (15,6%).


Le prime sigarette arrivano con le scuole superiori: tra i 18-19 anni fuma il 17,4% dei ragazzi, numeri che raggiungono il picco poco più tardi, nella fascia d’età che va dai 25 e i 44 anni. Nella fascia 35-44 anni fuma il 27,2% delle persone, con una netta distinzione tra uomini (il 33,7%) e donne (il 20,7%). Con il passare degli anni, però, il fumo ha iniziato a diventare moda anche tra i giovanissimi: il 3,6% di chi frequenta scuole medie o i primi anni del liceo (tra i 14 e i 17 anni) ha dichiarato di aver consumato prodotti da tabacco almeno una volta. Anche qui una prevalenza maschile (4,4%) rispetto alle coetanee (2,9%). Dopo i 45 anni i dati registrano un calo progressivo: nella fascia 60-64 anni fuma il 20,7%, mentre tra gli over 75 la percentuale scende al 5,8%.


E quante sigarette si fumano al giorno? Tante. In media 11, dicono dati. Ma anche in questo caso sono le fasce d’età centrali a farla da padrone.

Saggezza, meno stress o forse più consapevolezza della propria salute? I più anziani, senza dubbio, tagliano nettamente con il tabacco. Si passa dunque dalle 6 sigarette fumate in media dai giovanissimi tra i 14-17 anni alle 12,3 fumate tra i 55-74 anni. Il consumo raggiunge il picco proprio in questa fascia, per poi diminuire tra gli over 75, che scendono a 9,4 sigarette al giorno. 

Nord Est vs Italia

Ma qual è lo spunto culturale per ripartire? Politiche contro il fumo e una maggiore consapevolezza dei rischi della per la salute, senza dubbio. E il Nord Est, secondo il rapporto Osservasalute, ha fatto di questi input il manifesto che l’ha portato, negli anni, ad abbandonare il vizio della sigaretta. Lo dimostrano i dati degli ex fumatori. Uno su quattro ha buttato via il pacchetto di bionde (25,6% contro 23,3% della media italiana) e addirittura oltre la metà della popolazione nordestina non tocca prodotti da tabacco.  

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La percentuale di non fumatori nel Nord Est è del 55,2%, leggermente inferiore alla media nazionale (56,1%). Cosa vuol dire? Che nonostante meno persone fumino attualmente, c’è una porzione inferiore della popolazione che non ha mai fumato rispetto al dato medio. 

Passando invece alle note dolenti, una persona su quattro è un consumatore abituale di prodotti da tabacco: parliamo del 18,4% della popolazione, dato inferiore rispetto alla media nazionale di fumatori (19,6%).


Nel dettaglio, quale delle nostre regioni è più virtuosa? Sicuramente il Veneto che registra uno dei tassi più bassi di fumatori (15,7%) e al contempo una delle percentuali più alte di non fumatori (57,4%) in Italia. Non male i numeri anche del Friuli Venezia Giulia che, seppure più vicino alla media nazionale per numero di fumatori (19,3%), è in linea con il trend del Nord Est nel favorire il passaggio a ex-fumatori.

I dati del Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia riflette la situazione italiana in termini di fumatori e non fumatori, ma fatica a tenere il passo con il resto del Nord Est impegnato nella campagna di abbandono del fumo. Da Trieste a Pordenone, non c’è il dettaglio provinciale nel report Osservasalute, il 19,3% dei cittadini si dichiara consumatore di prodotti di tabacco (quattro punti in percentuale in più rispetto al vicino Veneto).


D’altro canto, la percentuale di non fumatori dimostra una buona consapevolezza sul tema della prevenzione, anche se c’è ancora spazio per migliorare le politiche di sensibilizzazione e cessazione del fumo. 

  • Fumatori: La percentuale è del 19,3%, quasi identica alla media nazionale (19,6%) e superiore alla media del Nord Est (18,4%).
  • Ex-fumatori: Qui gli ex-fumatori costituiscono il 24,6%, in linea con il dato medio del Centro (24,6%) e inferiore alla media del Nord Est (25,6%).
  • Non fumatori: Il Friuli Venezia Giulia ha una percentuale di non fumatori del 55,5%, simile alla media nazionale (56,1%) e leggermente superiore alla media del Nord Est (55,2%).

I dati in Veneto

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Il Veneto invece, con il suo basso numero di fumatori e l’alto numero di non fumatori e ex-fumatori, rappresenta un esempio virtuoso per altre regioni italiane. I dati sul tabagismo dipingono un quadro incoraggiante soprattutto per numero di fumatori (la più bassa in Italia) e nella promozione di uno stile di vita più sano.


Con solo il 15,7% della popolazione che fuma, il Veneto è ben sotto la media italiana del 19,6% e quella altre regioni confinanti (18,4%). Non ci si avvicina alle sigarette, vero, ma anche chi lo fa poi sceglie ben presto di abbandonare il vizio: un veneto su quattro, infatti, lascia per sempre le sigaretta (il 25,8%) e ben oltre il 57% dei cittadini dichiara, dai 14 anni in su, di non aver mai toccato tabacco. Percentuale che stacca quella nazionale (il 56%) e quella nordestina (55,2%)

  • Fumatori: Solo il 15,7% della popolazione fuma, una delle percentuali più basse d’Italia e ben al di sotto della media nazionale (19,6%).
  • Ex-fumatori: Con il 25,8%, il Veneto supera la media nazionale (23,3%) e quella del Nord-Est (25,6%).
  • Non fumatori: Il Veneto registra il 57,4% di non fumatori, superiore sia alla media nazionale (56,1%) che a quella del Nord-Est (55,2%).

In Italia

A guardarla dall’alto, la situazione in Italia è una mappa assai variegata, con differenze significative tra Nord e Sud nelle percentuali di fumatori, ex-fumatori e non fumatori. I dati analizzati da Osservasalute parlano di un Paese frammentato, dove emergono peculiarità legate a fattori culturali, sociali e sanitari, ma anche alcune similitudini che raccontano un equilibrio nazionale. 

In altre parole, i trend rivelano un Nord che eccelle nel favorire il passaggio da fumatore a ex-fumatore, grazie probabilmente a un sistema sanitario più accessibile e a una cultura della salute più radicata. Il Sud, al contrario, si distingue per una popolazione prevalentemente non fumatrice, indicando una minore diffusione del tabagismo nella fase iniziale della vita.


Per quanto riguarda la categoria dei fumatori, non si percepiscono marcate differenze tra Nord e Sud. Nel Nord Italia, la percentuale di consumatori di tabacco si attesta al 19,3% nel Nord Ovest e scende al 18,4% nel Nord Est, la più bassa di tutte le macro-aree italiane. Questi valori sono entrambi inferiori alla media nazionale, pari al 19,6%, e indicano una tendenza più contenuta rispetto al resto del Paese. Al contrario, nel Sud la percentuale di fumatori è del 19,4%, un dato in linea con la media italiana e leggermente superiore al Nord Est. 

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Dove il Nord si distingue in modo netto è nella categoria degli ex-fumatori. Nel Nord Ovest, gli ex-fumatori rappresentano il 23,8% della popolazione, mentre nel Nord Est si sale al 25,6%, il valore più alto registrato a livello nazionale. Questi dati sono superiori alla media italiana, pari al 23,3%, e testimoniano una maggiore capacità o propensione a smettere di fumare in queste regioni. Al Sud, invece, la percentuale di ex-fumatori scende al 20,5%, ben al di sotto della media nazionale. Questo indica una minore propensione, o forse una minore efficacia delle politiche di cessazione del fumo, rispetto al Nord.


Un ulteriore elemento di differenziazione emerge nella categoria dei non fumatori. Nel Nord, i non fumatori rappresentano il 56,2% nel Nord Ovest e il 55,2% nel Nord Est, valori leggermente inferiori alla media nazionale, pari al 56,1%. Nel Sud, invece, i non fumatori raggiungono il 58,7%, la percentuale più alta tra tutte le macro-aree italiane. Questo dato suggerisce che, al Sud, la popolazione è meno incline a iniziare a fumare, evidenziando una prevenzione primaria del tabagismo che sembra essere particolarmente efficace.



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