Veneto, il Museo dello Sportsystem diventa un hub globale

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Nel cuore del Distretto trevigiano, il Museo diventa un punto di riferimento per l’innovazione, la formazione e la valorizzazione del Made in Italy, con un focus sulla digitalizzazione e sulle nuove generazioni.

Settecentocinquanta aziende,  8.000 addetti, più di 1.400 brevetti a tutela dei propri prodotti, un fatturato aggregato di 3,6 miliardi di euro. E un Museo.
È il biglietto da visita del Distretto dello Sportsystem, una delle eccellenze del Veneto industriale.
Un distretto dalla lunga storia tutto localizzato nella provincia di Treviso.
Dalle fabbriche diffuse sul territorio della Marca (oltre che dagli stabilimenti presenti all’estero, per i marchi più grandi), arrivano in tutto il mondo attrezzature e abbigliamento sportivo, calzature per lo sport e l’outdoor così come componentistica e meccatronica sofisticata per la realizzazione di produzioni d’avanguardia.

Il Museo, fiore all’occhiello del Distretto dello Sportsystem

E poi c’è il Museo.  A Montebelluna, ormai sorta di capitale dello Sportsystem. Un museo “riveduto e aggiornato” e inaugurato nella sua nuova veste a ridosso del Natale 2024 e che ha preso il testimone dal precedente Museo dello Scarpone, formula decisamente riduttiva a fronte dello sviluppo delle attività e produzione delle aziende del distretto, ma anche rispetto ai ruoli che il presidente della Fondazione Sportsystem, Gianni Frasson, sostenuto dal Consiglio di amministrazione e dal Comitato tecnico scientifico (con presenze anche delle Università di Padova e di Verona), vede in prospettiva per questa che ormai può definirsi un’istituzione. «Il Museo dello   Sportsystem, nato nel 1984, torna   ad   essere   fiore  all’occhiello  della   nostra  Fondazione».

Gianni Frasson, presidente Fondazione Sportsystem

Obiettivo Gen Z

Quindi il Museo come hub per la formazione e come incubatore per nuovi talenti, dichiara Frasson.
«In uno scenario di generalizzata ricerca di giovani tecnici preparati ma anche di manager, la formazione è elemento fondamentale per sostenere la crescita delle aziende del Distretto, anche le più piccole, che sono la vera ossatura dell’economia del territorio. Investire sulla crescita dei nostri specialisti, offrire loro la possibilità di esprimersi, facendo convergere esperienza, know-how e innovazione, è interesse di tutti noi imprenditori dello Sportsystem».

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Da museo di prodotto a museo del sistema-impresa

La mission è sostenuta da Intesa-Sanpaolo assieme a Cooperazione Emergenza Sviluppo (Cesvi), partner strategico per la selezione di progetti di promozione sociale più meritevoli di finanziamento. E Cesvi ha centrato l’obiettivo selezionando quella che è la nuova frontiera di questo Museo: la sua trasformazione digitale.
Un traguardo necessario anche per muoversi parallelamente alle mutazioni di processo e di prodotto proprie delle aziende dello Sportsystem rivolte a un mercato molto dinamico e legato alle performance estreme, ma che al contempo si muove sulla traccia storica iniziata 40 anni fa.  È quanto afferma Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group e componente del Cda della Fondazione Sportsystem: «La rappresentazione plastica di questi 40 anni fotografano l’evoluzione e testimoniano la crescita di questo distretto industriale; da museo di prodotto a museo del sistema-impresa. Non solo una questione di immagine, di gallery espositiva».

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Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group, nel cda della Fondazione

Crowdfunding

Il Museo appartiene al Distretto nel vero senso della parola poiché al progetto di trasformazione ha contribuito una raccolta di fondi diffusa rendendo così partecipe anche la popolazione, singoli, famiglie, gruppi che già “partecipano” alla vita del distretto e del Museo stesso. Un elemento quasi identitario per un territorio valorizzato proprio dalla presenza di tante aziende, alcune diventate grandi o molto grandi con fatturati globali importanti e protagoniste nella competizione internazionale.
Così, il Museo dello Sportsystem si è trasformato in uno spazio innovativo e “aperto” capace di affiancare all’ambito divulgativo materiale quello digitale, con nuovi spazi per lo sviluppo di attività multimediali  per un’esperienza coinvolgente.

Una sala tematica del Museo dello Sportsystem

Entrando nel rinnovato Museo, subito si incontra, in formato interattivo, la realtà del Distretto e delle aziende afferenti con una sezione dedicata  alla  Fondazione  e alle sue  finalità. Il percorso si snoda quindi con la storia di questo particolare settore molto specialistico, utile per seguirne le trasformazioni e la crescita non solo in valore. Proseguendo, si arriva a una gallery in cui le calzature sono presentate in modo efficace e accattivante secondo una logica di utilizzo, quindi anche di ambientazione, quasi una forma di product surrounding. Dieci sale per accompagnare il visitatore alla scoperta di una realtà industriale attenta anche all’ambiente e alla sostenibilità di tutto il ciclo produttivo. Infatti, il percorso termina in una sala a tema variabile attualmente dedicata al progetto “Recycle Your Boot“, coraggioso modello di economia circolare per un settore che fa largo uso di materiali plastici. E c’è pure una “sala della conquista“, tutta dedicata alla prima ascesa sul K2 (1954) e ai suoi campioni, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, i più “alti” clienti del Made in Montebelluna. Ingresso 5 euro che diventano 3,50 per studenti e senior, con la possibilità di visitare anche villa Zuccareda Binetti  che ospita il Museo.

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«Ma questo è un punto di partenza -aggiunge Alberto Zanatta-. Il museo ha ambizioni di ulteriore crescita anche sulla suggestione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Penso a una vera e propria Academy che affianchi la già esistente scuola di formazione ma anche alla possibilità che il Museo divenga ambasciatore del lavoro e della genialità innovativa dello Sportsystem “esportando”,  grazie proprio alla digitalizzazione, l’esposizione e la proposta innovativa del Museo per far conoscere, con accordi con il ministero degli Esteri e quello del made in Italy, la nostra realtà industriale nel mondo, soprattutto alle nuove generazioni magari anche innescando un circolo virtuoso che porti a esperienze professionali e di carriera nelle aziende del Distretto. Dall’esperienza del Museo possono nascere vere e proprie start-up».

Agostino Buda



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