Innovazione e ambiente: la delibera di Giunta di Regione Lombardia fissa il limite di 1mg di particolato per gli impianti termici alimentati a biomassa
La Regione Lombardia ha compiuto un importante passo avanti nella lotta all’inquinamento da particolato con l’approvazione di una Delibera di Giunta Regionale (DGR 3649) lo scorso 16 dicembre che introduce limiti di emissione stringenti per gli impianti a combustione.
La DGR 3649 individua infatti nuovi requisiti emissivi ed impiantistici per l’installazione e l’esercizio degli impianti termici civili alimentati a biomassa con potenza termica al focolare superiore a 35 kw. Si tratta di tre nuovi livelli di prestazione rispetto alla precedente Decreto 186 del 2017. Se quest’ultimo identificava come migliore tecnologia (caldaie 5 stelle) un limite di emissione di 10 mg di particolato, la Lombardia aveva già dimezzato questo valore portandolo a 5 mg/Nm3 con la DGR 5360. Ora però si compie un ulteriore balzo in avanti, introducendo i livelli a 2,5 mg e 1 mg, secondo le tecnologie applicate.
Quest’ultimo valore è significativo, in quanto è confrontabile con le emissioni degli impianti a gas di ultima generazione, ma senza alcuna distinzione di combustibile.
Efficienza termica e ambiente: tolto ogni ostacolo al ricorso alle biomasse
La vera novità sta nel fatto che anche alcuni moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere questi livelli di prestazione. Grazie all’applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento delle emissioni, infatti, esistono già oggi impianti che emettono appena 0,2 mg di particolato, esattamente come le migliori tecnologie a gas già disponibili.
Con questa DGR, dunque, la Regione Lombardia non solo si pone all’avanguardia rispetto alla prossima normativa europea Ecodesign (che prevederà un livello di ambizione massimo di 2,5 mg), ma soprattutto sposta l’attenzione dal tipo di combustibile utilizzato all’efficienza tecnica dell’impianto, togliendo dunque ogni ostacolo al ricorso alle biomasse.
Maione (Regione Lombardia): “Delibera frutto di un lungo lavoro di confronto con le associazioni di categoria”
“I nuovi impianti di medie e grandi dimensioni in Lombardia saranno estremamente performanti e contribuiranno a ridurre l’impatto ambientale del settore termico” ha dichiarato Giorgio Maione, assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia. “La delibera è il frutto di un lungo lavoro di confronto con le associazioni di categoria dei produttori di impianti termici, da anni impegnate a sviluppare tecnologie sempre più avanzate per contribuire al miglioramento della qualità dell’aria. Nel frattempo, in due anni abbiamo investito 35 milioni di euro per consentire a migliaia di famiglie lombarde di sostituire impianti obsoleti con quelli di ultima generazione. La sostenibilità si ottiene con gli investimenti in innovazione, non con l’ideologia”.
Giarda (Carbotermo): “Da Regione scelta lungimirante che accogliamo con soddisfazione”
“Una scelta strategica per una Regione come la Lombardia, che a causa delle sue caratteristiche orografiche e dell’elevata densità di attività umane (tra le più alte in Europa per abitanti e industrie per km quadrato), soffre sensibilmente il problema dello smog da particolato – commenta Paolo Giarda, Responsabile Relazioni Istituzionali di Carbotermo, azienda leader nella realizzazione e gestione di centrali termiche e caldaie alimentate a biomassa -. Si tratta anche di una scelta lungimirante che noi player del settore accogliamo con soddisfazione: in un contesto di crisi energetica e sfida climatica come quello attuale è indispensabile poter contare su un ventaglio più ampio possibile di soluzioni da fonti rinnovabili, nessuna esclusa”.
Tanto più in una fase in cui la domanda di energia elettrica è destinata a crescere in modo esponenziale, anche per via dello sviluppo di settori ad alta intensità energetica come quello dei data center per l’intelligenza artificiale. Basti pensare che il solo data center di Bologna ha consumi equivalenti a quelli dell’intera città di Modena, mentre in Lombardia ci sono già 26 richieste di costruzione di nuovi data center, per un fabbisogno complessivo di 12 gigawatt.
Biomassa, una fonte di energia libera dalle fluttuazioni del mercato internazionale
In questo scenario, il contributo della biomassa può rivelarsi prezioso. Essendo ricavata da scarti della lavorazione agricola o da residui boschivi, infatti, la biomassa risulta essere una fonte che è possibile produrre in totale autonomia, senza ricorrere a importazioni e quindi senza dipendere dalle fluttuazioni del mercato internazionale. Una considerazione non da poco in un momento in cui la sicurezza degli approvvigionamenti energetici è tornata a essere una priorità strategica.
La nuova DGR si inserisce nel quadro della normativa nazionale, in particolare il Decreto Legislativo 28/2011 che impone una quota crescente di energia rinnovabile (oggi al 60%) per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni rilevanti ed importanti di primo livello. Ad oggi la biomassa è esclusa dal conteggio di questa quota nelle regioni in procedura di infrazione per la qualità dell’aria, come appunto la Lombardia. Ma secondo Giarda, “se si individua un livello di prestazione come quello del milligrammo, diventa ovvio che anche questa tecnologia venga conteggiata nella quota d’obbligo delle rinnovabili”.
Regione Lombardia e ambiente: innovazione tecnologica, non divieti discriminanti
Resta ora da vedere come il Comune di Milano adeguerà i propri regolamenti alla luce di questa DGR. Il Comune aveva infatti inviato a fine giugno alla Commissione Europea il proprio Regolamento per la qualità dell’aria, che prevedeva un generalizzato divieto all’uso della biomassa. Regolamento su cui la Commissione non ha mosso osservazioni, complice la concomitanza con il cambio di legislatura, facendo scattare il silenzio-assenso. Ad oggi il Comune di Milano non ha adottato il regolamento, il che fa sperare in un ripensamento.
La partita per una qualità dell’aria migliore, in una regione critica come la Lombardia, è ancora lunga e complessa. Ma la strada indicata dalla nuova DGR, che punta sull’innovazione tecnologica anziché sui divieti indiscriminati, sembra più efficace e lungimirante. Perché non costringe a rinunciare a opzioni preziose in una fase di transizione energetica come quella attuale, ma le rende compatibili con l’obiettivo della salute pubblica e dell’ambiente, in una visione di sostenibilità di lungo periodo.
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