Mamma Valentina ha partorito in casa ad Altopascio la piccola Michela e entrambe stanno bene. Il padre Giacomo Paoli:«Sono andato in farmacia per prenderle farmaci contro il virus di stagione e invece… È pazzesco»
«Sono uscito di casa all’alba per comprare delle medicine per Valentina contro vomito e diarrea. È un malanno stagionale, vedrai passa presto, mi hanno rassicurato in farmacia. Il tempo di rientrare a casa e la mia compagna mi ha detto: non è un virus, sto per partorire».
Lo strano caso della nascita (inconsapevole) di Michela
È ancora incredulo Giacomo Paoli, pizzaiolo di 43 anni che abita a Badia Pozzeveri, frazione del comune lucchese di Altopascio. Mentre parla al telefono con chi scrive, è diventato papà da poco più di 24 ore di una bambina di 3,350 kg e 51 cm di lunghezza che si chiama Michela. Di cui né lui, né la compagna Valentina Mecchi, cameriera di 42 anni, sapevano nulla fino all’alba di mercoledì.
Nove mesi senza accorgersi di niente
Una maternità trascorsa in modo naturale, senza intoppi e – soprattutto – segnali che abbiano «allarmato» la coppia, alla loro prima gravidanza. Adesso mamma e bimba sono ricoverate in ospedale a Lucca, dove sono giunte in tutta fretta dopo un parto avvenuto in casa, senza l’aiuto di nessuno se non quello telefonico del personale della centrale operativa del 118. Entrambe – e questa è la cosa più importante – stanno benone ma Giacomo, a ripensare a quanto accaduto, ancora trasecola.
«Ha iniziato ad accusare gonfiore alla pancia, forse è allergia?»
«Qualche mese fa – racconta il neo papà, che con Valentina lavora nella pizzeria Fuori di Piazza nel centro storico di Lucca – la mia compagna ha iniziato ad accusare gonfiore di pancia. Consultando il medico, è stata ipotizzata una possibile allergia al glutine, visto che il sintomo si manifestava soprattutto dopo che Valentina aveva mangiato prodotti come pane e pasta. Decidiamo di farle, ma per vari motivi queste analisi vengono poi rimandate più volte, e quindi non emerge niente che ci insospettisca, neppure l’assenza di mestruazioni visto che Valentina ha sempre avuto un ciclo spesso irregolare».
«Il giorno prima al lavoro, a Capodanno il cenone, senza sospetti»
La bimba è in pancia ma, aggiunge il suo papà, non si fa sentire con il suo scalciare, così che i 9 mesi canonici passano senza intoppi. E senza che nessuno si insospettisca. «Lunedì sera – aggiunge Giacomo -, circa 24 ore prima del parto, Valentina era regolarmente a lavorare. A Capodanno abbiamo fatto un cenone come ogni anno in compagnia di amici: è pazzesco».
Poi la nausea, il vomito, e Giacomo decide di andare in farmacia
E arriviamo alla notte fra martedì e mercoledì: «Valentina si sente male verso le 2 del mattino – spiega ancora il neo papà -, ha nausea e vomita. Restiamo svegli, cerchiamo di capire che cosa possa essere. Le ore passano e la situazione non cambia. Verso le 6 mi decido ed esco per andare in farmacia, vedendola visibilmente sofferente. Da Altopascio vado a Lucca, dove c’è una farmacia comunale aperta 24 ore su 24: circa 20 chilometri di strada, mica pochi».
La farmacista, ascoltati i sintomi, rassicura Giacomo: in questo momento dell’anno, gli viene detto, sono sintomi comuni a molte persone. Il classico virus di stagione. L’uomo acquista così medicinali contro nausea e vomito, e torna a casa.
«Ah ma non è un virus, sto per partorire»
«Rientro verso le 7 – dice ancora – Valentina prende questa medicina, ma non succede niente. A un certo punto si mette sul letto e mi dice: non è un virus, sto per partorire. Ma smettila dai, le rispondo, non è il momento di scherzare».
Giacomo a quel punto vede la compagna che si gira su un fianco e divarica le gambe, dalle quali spunta una testolina piena di capelli. «È diventato tutto buio – racconta l’uomo – per un attimo non ho visto né capito più niente. Questo piccolo corpicino è uscito da sè, col cordone ombelicale attaccato, senza emettere un suono, tanto che per un attimo ho temuto che potesse trattarsi di un feto morto. Sono riuscito solo a dire che avrei chiamato il 118 e a quel punto la bimba si è messa a piangere. Lì ho capito che era tutto ok».
Il soccorso telefonico
Dall’altro capo del telefono giungono le prime rassicurazioni: «Arriviamo subito, mi hanno detto, io intanto ho preso un asciugamano per mettere la bimba al caldo. Mi hanno guidato al telefono, sino all’arrivo dell’ambulanza».
E poi all’ospedale
Bimba e mamma vengono portate in ospedale, con la piccola «incartata» in un vestito improvvisato. Perché di pigiamini preparati per l’occasione, ovviamente, in casa non ce ne erano. «Ringrazio di cuore le nostre vicine – sospira Giacomo – in un’era in cui si legge in continuazione di liti anche feroci fra vicini, noi abbiamo la fortuna di avere a fianco a noi persone straordinarie. Ci hanno già rimesso in ordine la casa, fornendoci i primi vestitini per Michela».
Già, il nome. Scelto così, su due piedi. «Le infermiere ce lo hanno chiesto – racconta il pizzaiolo – e abbiamo dovuto decidere in un attimo. Speriamo di averlo fatto bene». Ride.
Superato lo choc iniziale, inizia il momento di avvisare familiari, amici e colleghi di lavoro. «Sulle prima nessuno ci ha creduto – assicura il neo papà – Mio nipote, dopo aver visto una foto della bimba, mi ha chiesto: ma a è vostra? No, gli ho risposto io, è arrivata con Amazon. Una storia incredibile, veramente incredibile. Continuiamo a ripetercelo da mercoledì, ma ancora non ci crediamo del tutto neanche noi».
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