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L’idea di conservare i corpi con il freddo (la crioconservazione) affascina gli esseri umani da decenni. L’accarezzano perfino le agenzie spaziali, come l’ESA, che spera un giorno di poter ibernare astronauti (vivi, in questo caso) nelle lunghe spedizioni nello spazio. Ma se mettere sotto zero un corpo vivo o morto è possibile con le conoscenze attuali, tutt’altra cosa è risvegliarlo. Non l’ha mai nascosto il fondatore di Tomorrow.Bio, Emil Kendziorra, ex ricercatore oncologico e imprenditore, che già nel 2023, in un’intervista al telegiornale svizzero, dichiarava: “Non c’è nessuna garanzia, solo una piccola probabilità che un giorno sarà fattibile”.
Ma i clienti non mancano. Secondo quanto riportato dalla BBC, finora l’azienda ha congelato tre o quattro persone e cinque animali domestici, e quasi 700 clienti sono in attesa, molti under 60. Solo in Italia ci sono 45 membri distribuiti un po’ dappertutto, tranne che nelle isole. Secondo il sito di Tomorrow.Bio, “Sempre più persone non sono disposte ad accettare la morte per cause che potrebbero essere risolte con i progressi della tecnologia e della medicina. La criogenia è la migliore speranza per il prolungamento della vita in futuro”. Si tratta, secondo l’azienda, di fare un lascito per il futuro. “Immagina di lasciare un segno che contribuisca al progresso e ispiri le generazioni future”.
Una scommessa costosa
La speranza di una seconda vita ha naturalmente un prezzo, anche se un po’ più contenuto per chi decide di abbonarsi: 200.000 € per tutto il corpo, 75.000 € per il solo cervello (contro rispettivamente i 230.000 e 115.000 per chi non è iscritto all’associazione). La cosa può scontentare i parenti, che vedono così sfumare la propria eredità, ma alla fine, argomenta Kendziorra, si tratta di fare una scelta per se stessi, e investire quella cifra “per un potenziale ritorno al mondo è un accordo equo”. La pensa così un’associata, la cinquantunenne Louise Harrison, spinta dalla curiosità e affascinata dall’idea “di un eventuale ritorno alla vita in futuro. Avere una piccola opportunità di ritornare contro nessuna possibilità del tutto mi sembrava una scelta logica”. Tanto più che c’è la possibilità di pagare a rate, con cifre variabili a seconda dell’età. Per esempio, la Harrison paga circa 84 € al mese per l’associazione e l’assicurazione. Da parte sua, l’azienda promette di conservare il corpo con tutte le cure per un tempo indefinito e il “futuro risveglio, una volta disponibile”. Ma quando arriva il momento fatidico cosa fa Tomorrow.Bio?
Congelamento immediato
“Una volta morto, ti crioconserviamo”, dichiara il sito aziendale. Per attuare la promessa, un’ambulanza appositamente attrezzata è pronta a intervenire ai primi segnali di trapasso del paziente. Subito dopo la dichiarazione legale di morte, gli addetti prelevano il corpo e lo immergono in acqua e ghiaccio, quindi procedono con la rianimazione cardiopolmonare e la somministrazione di farmaci anticoagulanti e neuroprotettivi per rallentare il processo di degradazione. Il sangue viene lentamente sostituito con un liquido crioprotettore, una sorta di antigelo, quindi il corpo viene ulteriormente raffreddato. L’ambulanza si dirige poi in Svizzera, a Rafz (Canton Zurigo), dove vengono conservati tutti i pazienti. Qui si porta la temperatura a -120° per indurre un processo di vetrificazione, quindi gradualmente, nel giro di una decina di giorni, si scende fino a -196°. Il corpo viene sistemato in una capsula che viene inserita in un macchinario riempito regolarmente di azoto liquido, senza bisogno di elettricità per funzionare. Qui resterà fin quando i progressi tecnologici non consentiranno di tentare il risveglio. Ma i problemi all’orizzonte sono vari.
Un difficile risveglio
Anche se appare tutto molto utopico, finora la Tomorrow.Bio si è mossa su un terreno abbastanza consolidato. La tecnologia della crioconservazione esiste già, ed è utilizzata per congelare sperma, ovuli e globuli rossi necessari per la sperimentazione medica sulle cellule. Gli scienziati sono riusciti anche a crioconservare il cervello di un topo, che però era stato espiantato quando l’animale era ancora vivo. Ci sono poi stati alcuni casi di persone il cui cuore aveva cessato di battere con temperature sotto zero ma che poi erano state riportate in vita: accadde per esempio a una norvegese, nel 2010, ripresasi dopo 3 ore (non decenni, comunque).
L’azienda non effettua poi un banale congelamento, ma una vera e propria crioconservazione. “Altrimenti ci sono cristalli di ghiaccio ovunque e i tessuti vanno distrutti”, spiega Kendziorra alla BBC. Perciò viene tolta tutta l’acqua e viene immesso “un agente crioprotettivo”. Solo allora si procede all’abbassamento di temperatura. Fin qui tutto bene. Ma poi, come si farà a togliere il liquido e a rimettere l’acqua? Ma sopratutto, come si riattiverà il cervello, che ha una struttura complessa? E se non funziona il cervello non funziona neanche il cuore, da cui dipendono gli impulsi per muoversi.
Tuttavia l’azienda si pone obiettivi ambiziosi, così dichiarati alla BBC: “Riuscire a preservare la struttura neurale della memoria, l’identità e la personalità entro l’anno, e la preservazione reversibile da temperature sotto zero entro il 2028”. Staremo a vedere!
Foto Tomorrow.Bio
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