Il manifesto dei sindaci della Valle del Belice contro le pale eoliche: «Devastano i nostri territori»

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Non contro i mulini a vento, ma contro le pale eoliche si sono messi insieme tredici sindaci della Valle del Belìce «per impedire una nuova devastazione del territorio», spiegano. Una devastazione che rischia di arrivare «con la pioggia di richieste giunte, negli ultimi mesi, per realizzare decine di Parchi eolici, con torri alte fino a 200 metri, e distese di pannelli fotovoltaici per centinaia di ettari, che rischiano di deturpare in modo irrimediabile una delle zone più belle e incontaminate della Sicilia». Con questo obiettivo si sono riuniti sotto un unico manifesto i primi cittadini della Valle del Belìce nel corso di un incontro promosso dalla sindaca di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo.

Il documento sarà consegnato oggi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente della Regione Renato Schifani, durante la cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025. I firmatari dell’appello, pur non dichiarandosi contrari alle energie alternative, sottolineano «l’esigenza di promuovere uno sviluppo economico del Belìce legato alla bellezza dei luoghi, alla difesa del paesaggio e dell’ambiente, alla sua vocazione agricola e turistica. E non a una aggressione indiscriminata e selvaggia di un territorio che punta alla rinascita anche attraverso l’arte e la cultura – si legge nel manifesto – tanto che Gibellina è stata designata città italiana dell’arte contemporanea per il 2026 e con essa l’intera Valle del Belìce».

Per tutti questi motivi i tredici sindaci chiedono che «vengano sospese le procedure autorizzative per la realizzazione di nuovi impianti e che vegano revocate quelle relative a cantieri non ancora avviati e soprattutto che vengano individuate dalla Regione, con un apposito Piano, le aree non idonee alla realizzazione di impianti da fonte fotovoltaica ed eolica». Il documento ricorda infine che le richieste di connessione rilasciate alla rete elettrica nazionale «in Sicilia hanno superato di ben quattro volte gli obiettivi regionali fissati per legge e di ben otto volte se si contano le richieste in istruttoria» e che la maggior parte delle pratiche «è localizzata nei territori delle province di Trapani (262) e Agrigento (144) che insieme rappresentano quasi il 40 per cento delle richieste regionali».

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