Rinnovabili alla prova del nove

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Era il 2018 e il 2023 la capacità di generare energia elettrica tramite fonti rinnovabili quali il fotovoltaico e l’eolico è più che raddoppiata a livello globale, e l’Italia chiuderà il 2024 con una nuova capacità installata da fonti rinnovabili pari a 7,5 gigawatt, record per il nostro Paese, che supera di gran lunga i 5,7 gigawatt dello scorso anno, come sottolineato proprio di recente da Francesco Del Pizzo, direttore strategico di sviluppo rete e dispacciamento di Terna.

Il tutto in uno scenario che individua nel 2030 una tappa fondamentale del percorso di transizione energetica globale e nel quale l’Italia dovrà incrementare significativamente la propria capacità produttiva di energia da fonti rinnovabili, sia per diminuire le proprie emissioni di CO2 e rispettare gli impegni europei in ambito ambientale, sia per ridurre la dipendenza da gas e petrolio esteri, indispensabili verso la sostenibilità e la sicurezza energetica nazionale.

Gli ultimi dati diffusi da RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), la società indirettamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze impegnata nell’analisi, studio e ricerca applicata all’intero settore energetico, mostrano che proprio entro il 2030 i comparti idroelettrico, solare ed eolico dovranno crescere del 63% e che le rinnovabili per usi termici e per i trasporti dovranno crescere, rispettivamente, del 38 e del 40%. Le stime per l’adozione del Green Deal indicano che dovranno essere installati 26 nuovi GW di impianti da fonti rinnovabili programmabili e 83 GW da fonti rinnovabili non programmabili (principalmente eolico e solare). Nei prossimi otto anni, occorrerà, infatti, installare 12,3 GW di eolico, di cui 3,2 off-shore, e quasi 30 GW di nuovi impianti di solare fotovoltaico. Obiettivi quantitativi che dovranno essere ancora più ambiziosi se ti tiene conto del pacchetto climatico europeo Fit for 55, che richiede un’accelerazione ulteriore. L’International Energy Agency stima che entro il 2040 sarà necessario aggiungere o potenziare almeno 80 milioni di chilometri di reti, raddoppiando gli investimenti annuali a circa 600 miliardi di dollari. Senza questa espansione, si rischiano congestioni della rete e riduzioni dell’uso delle rinnovabili, con una perdita di produzione stimata, sempre al 2040, pari a 310 TWh.

Prestito personale

Delibera veloce

 

A fronte di tutto ciò, però, esiste una problematica fondamentale che, se non affrontata e risolta, può rappresentare un freno non indifferente alla crescita del settore. Si tratta dello storage, la capacità cioè di accumulare e conservare l’energia prodotta e non utilizzata immediatamente, che consente di non sprecare l’energia in più prodotta, immettendola nella rete in un secondo momento, e ovviamente di ridurre anche i costi. Una vera e propria necessità, visto che per far funzionare la rete elettrica nel modo giusto, e immettere energia quando vento o sole o acqua non sono sufficienti, è fondamentale disporre di una riserva strategica.

Il problema delle fonti rinnovabili non programmabili, dal solare all’eolico passando per geotermia e idroelettrico, risiede proprio nella variabilità nella produzione di energia, che dipende dalle condizioni meteorologiche. L’energia solare, per esempio, è disponibile solo durante il giorno e può essere influenzata dal cattivo tempo o dalla presenza o meno di nuvole, mentre l’energia eolica dipende dalla presenza del vento e come tale richiede generatori in grado di compensare rapidamente questa variazione. I sistemi di accumulo consentono di immagazzinare l’energia prodotta quando la domanda è bassa per utilizzarla quando la domanda è più alta. Una delle condizioni essenziali, dunque, perché tutta l’architettura energetica basata sulle rinnovabili possa funzionare è la creazione di un’infrastruttura con un’adeguata capacità di stoccaggio.

Ad oggi per i grandi impianti la tecnologia più adatta è lo stoccaggio idroelettrico, che prevede il pompaggio dell’acqua nelle ore di abbondante produzione energetica per poi rilasciarla quando la domanda aumenta, un sistema comunque influenzato da siccità e cambiamenti climatici. Ma lo stoccaggio oggi avviene anche tramite altre tecnologie, come le batterie agli ioni di litio (Bess) oppure l’idrogeno, prodotto tramite elettrolisi, che diventa il precursone necessario per la produzione di molecole chimiche a basso contenuto di carbonio tramite le quali è possibile stoccare chimicamente l’energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile.

Sulla necessità di accelerare e costruire il più rapidamente possibile nel nostro Paese sistemi di accumulo legati alle rinnovabili gli sviluppatori italiani più dinamici, come Argo Renewables, Greentech, Kenergia, Limes Renewable Energy, solo per fare qualche esempio, e i grandi big del mercato, da Enel a Terna e A2A, fanno fronte comune.

Una tappa importante sarà già la prossima estate, termine entro il quale si terranno le aste per l’assegnazione della capacità di accumulo. Lo scorso 10 ottobre, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato le regole del meccanismo di approvvigionamento di nuova capacità di stoccaggio (Macse), definite da Terna sulla base del decreto legislativo 210 del 2021 e della delibera dell’Autorità 247/23, meccanismo già precedentemente approvato dalla Commissione Europea. In particolare, il decreto approva la proposta di disciplina del meccanismo trasmessa da Terna rispetto all’approvvigionamento a termine di nuova capacità di stoccaggio relativa a batterie agli ioni di litio ed alle tecnologie di stoccaggio elettrico diverse dalle batterie agli ioni di litio e dall’accumulo idroelettrico.

Si tratta di una tappa sicuramente importante nell’implementazione delle rinnovabili, tuttavia bisogna dare un’accelerata anche su burocrazia e norme incerte e talvolta contraddittorie che alimentano un clima conflittuale tra amministrazioni centrali e territoriali. L’iter per ottenere le autorizzazioni per nuovi impianti di accumulo è, infatti, lungo e complesso, introdotto con il decreto Agricoltura e poi con il decreto Aree Idonee, che ora deve essere recepito dalle regioni: i ritardi nelle autorizzazioni e la frammentazione della regolamentazione tra Stato e regioni rendono difficile pianificare e realizzare progetti in tempi rapidi.. Con il decreto del Ministro dello Sviluppo economico del 27 gennaio 2022, il governo ha stanziato circa un miliardo di euro per sostenere lo sviluppo di soluzioni di stoccaggio, puntando a incrementare la capacità di accumulo fino a 6 GWh entro il 2030.  Ma, secondo il Rapporto di Greenpeace del 2023, l’Italia è ancora ben lontana dal raggiungere gli obiettivi di capacità di stoccaggio previsti dalla Strategia Energetica Nazionale e rischia di non sfruttare appieno il potenziale delle rinnovabili. Anche in considerazione di elementi che travalicano i confini nazionali, come ad esempio le difficoltà geopolitiche legate alle supply chain per materiali indispensabili come rame, litio, nichel, terre rare, provenienti da paesi geopoliticamente complessi quali Cina, Congo e Indonesia, fondamentali per la costruzione di pannelli solari, turbine eoliche e batterie. La sfida è grande, ma dalla capacità di rispondere a queste difficoltà dipenderà il successo (o meno) della transizione energetica del nostro Paese nei prossimi anni.



Source link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link