Il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America ha scelto una strada antitetica a quella di chi l’ha preceduto anche sul settore automobilistico, quale impatto avrà sull’industria dell’auto e sulla transizione?
La stagnazione del mercato automobilistico è cominciata in seguito alla pandemia di coronavirus. Il periodo di blocco obbligato della catena produttiva ha portato ad un ritardo della produzione, di conseguenza all’aumento del costo delle materie prime e della manodopera che ha influito in maniera diretta sull’aumento del prezzo finale delle vetture.
I ritardi nelle consegne hanno anche incrementato le vendite nel settore dell’usato, un aumento di richieste che ha fatto gonfiare il prezzo medio delle auto di seconda mano (circa il 30% in più rispetto al periodo precovid). Se questa situazione non bastasse a generare incertezza e calo delle vendite, si è aggiunta anche la trasformazione delle linee produttive, con un incentivo diretto verso la produzione di veicoli ibridi ed elettrici, la cessazione della produzione di modelli diesel e la riduzione di quelli a benzina.
Di fatto i consumatori medi oggi non possono permettersi l’acquisto di auto elettriche (il cui costo supera spesso i 40 mila euro) e nemmeno quello delle auto a propulsione più tradizionale – persino le utilitarie partono da prezzi vicini ai 20mila euro – il che ha portato ad una contrazione delle vendite e ad una crisi di tutto il settore.
I dati scoraggianti di fine anno
Prendendo quelli che sono i dati di vendita di novembre 2024 si ha un quadro abbastanza chiaro di quale sia la situazione attuale e il quadro generale del settore automotive in Italia. Nel penultimo mese del 2024 sono state immatricolate 124.251 vetture, ovvero il 10,8% in meno rispetto allo stesso mese del 2023.
Considerando gli undici mesi totali fino a quel momento il calo era decisamente meno preoccupante (solo lo 0,2%), tuttavia i numeri di chiusura dell’anno sono stati vicini a quelli del 2023 il che indica che si è ancora sotto del 18,3% rispetto ai risultati ottenuti nell’ultimo anno pre covid. Non c’è stata dunque l’auspicata ripresa del settore e la situazione sembra ancora più nera guardando esclusivamente in casa Stellantis.
Il colosso italo-francese (di cui fa parte anche Fiat) è l’unica azienda che produce automobili in Italia nel 2024 ha fatto segnare un calo di vendite del 9,4% (con un picco del 24,6% nel mese di novembre rispetto all’anno precedente). La situazione non è meno desolante se si guarda al solo mercato elettrico, in calo rispetto al 2023.
Considerando le immatricolazioni totali la flessione nel 2024 è stata solo dello 0,6% (con un picco del 17,8% nel mese di novembre), dato che comunque evidenzia la stagnazione di un mercato su cui il settore automotive ha puntato la maggior parte dei propri investimenti e che si sperava potesse crescere in maniera più rapida.
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La ricetta di Trump contro la crisi del settore automobilistico USA: stop agli incentivi per le vetture elettriche e dazi per le vetture estere
Il discorso di insediamento di Donald Trump ha illustrato come la sua visione della politica sia diametralmente opposta a quella di chi l’ha preceduto. Il neo presidente USA ha anche parlato del settore automobilistico in crisi ed ha indicato nello stop ai finanziamenti per la produzione delle auto elettriche e nel blocco sostanziale delle auto estere la via per fare rifiorire il mercato interno.
Trump ha chiarito più volte di non essere contrario alle auto elettriche (anche perché uno dei suoi maggiori finanziatori e sostenitori è Elon Musk), tuttavia ritiene che i finanziamenti per la produzione di vetture elettriche penalizzi la produzione delle auto con propulsione tradizionale e limiti la scelta dei consumatori, portando così ad incertezza sull’acquisto e contrazione delle vendite.
Una scelta che non ha un’influenza diretta sulla produzione europea – anche se potrebbe essere seguita anche da singoli Paesi ritardando la transizione e vanificando di fatto anni di investimenti – a differenza di quella di imporre dei dazi a tutti coloro vogliano importare delle auto negli USA sfruttando il Messico come base produttiva.
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La mossa dei dazi è finalizzata principalmente a bloccare l’afflusso di veicoli elettrici di produzione cinese, ma non risparmia le aziende europee – Trump ha dichiarato di non aver intenzione di favorire le aziende europee a discapito di quelle nazionali – e avrà un impatto diretto su Stellantis, il gruppo infatti pensava proprio di incrementare la propria produzione in Messico.
La ricetta indicata da Trump per far crescere il settore automotive potrebbe avere un impatto positivo per il mercato interno e le aziende americane, ma potrebbe avere l’effetto opposto per il mercato globale e in particolare per quello cinese ed europeo.
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