Pensioni, le stime Istat delineano uno scenario preoccupante: una riforma strutturale è impossibile?

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Il governo attuale e quelli che lo seguiranno si trovano di fronte ad un’emergenza di difficile soluzione, con questi dati una riforma pensionistica appare complessa e l’età pensionabile si sposta sempre più in avanti.

Sin da quando è entrata in vigore la Legge Fornero che implica il calcolo della soglia di anzianità in base alle stime di aspettative di vita della popolazione, ad ogni campagna elettorale c’è qualcuno che promette di abbassare la soglia anagrafica necessaria per l’approdo alla pensione di vecchiaia. Tale proposito è stato solo in parte rispettato dalla Lega che negli anni scorsi ha proposto e ottenuto una serie di scivoli pensionistici ai aggrapparsi.

Pensioni, le stime Istat delineano uno scenario preoccupante: una riforma strutturale è impossibile? – abruzzo.cityrumors.it

Tuttavia quella che originariamente era Quota 100 (successivamente 102 e via dicendo) è sempre rimasta una riforma sperimentale, i cui esiti non sono stati utili a dare il via ad un cambiamento strutturale della legge sulle pensioni. Il motivo però non è la scarsa adesione dei lavoratori (spesso bloccati dalla prospettiva di vedere abbassato l’assegno pensionistico), quanto la mancanza di fondi necessari ad implementare un abbassamento della soglia anagrafica.

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Allo stato attuale delle cose una riforma che preveda un anticipo dell’età pensionabile globale richiederebbe un budget insostenibile per lo Stato. Il perché di questa situazione non è solamente da rintracciare nell’aumento delle aspettative di vita che comporta un maggior numero di anni di sostegno ai lavoratori in pensione, ma anche e soprattutto in un tasso di crescita demografica che evidenzia un invecchiamento costante della popolazione.

I dati Istat indicano lo spostamento dell’età pensionabile a 70 anni entro il 2051

Il problema primario dell’Italia in questo momento è il numero sempre più esiguo di nascite, numero che porta ad uno squilibrio sempre più netto tra le vecchie e le nuove generazioni. Questo trend porta ad un abbassamento costante dei soggetti attivi – ovvero la fascia 15-65 anni che è quella che attualmente viene considerata come produttrice di reddito – e ad un aumento di quelli inattivi.

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I dati Istat indicano lo spostamento dell’età pensionabile a 70 anni entro il 2051 – abruzzo.cityrumors.it

I dati del 2024 raccolti dall’Istat confermano questo andamento: attualmente le persone di 65 o più anni in Italia rappresentano il 24,4% della popolazione, tasso che è destinato ad arrivare a 27,7% nel 2031 e al 34,5% entro il 2051 se l’andamento attuale dovesse essere confermato. L’aumento della popolazione inattiva avrà chiaramente un impatto importante sulle politiche di protezione sociale che dovrà essere fronteggiato anche in considerazione della maggiore longevità di questi soggetti.

Poco incoraggianti sono anche i tassi di natalità che indicano anche per il 2024 un trend in calo. Le nascite dello scorso anno sono state 210mila, ben 4 mila in meno rispetto all’anno precedente. Numeri in calo anche per quanto riguarda i decessi: nei primi sette mesi ne sono state registrate 372mila contro le 389mila dell’anno precedente nello stesso lasso di tempo.

Minori nascite e maggiore longevità influiscono in maniera diretta sull’aumento dell’età pensionabile. In base al sistema attuale, infatti, se il trend si dovesse confermare anche negli anni a venire si arriverebbe ad un’uscita dal mondo del lavoro solamente dopo aver compiuto 70 anni entro il 2051 e dunque per tutti coloro che lavorano da appena 10 anni e per chi ovviamente entra adesso nel mondo del lavoro.

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L’Italia è un paese sempre più vecchio, ma perché si fanno sempre meno figli?

Lo scenario tratteggiato dall’Istat è desolante e ciò che preoccupa maggiormente è il continuo calo delle nascite. Ma per quale ragione le nuove generazioni sembrano restie a mettere su famiglia? La risposta a questo quesito non è e non può essere univoca, ma è chiaro che per diversi motivi i giovani di oggi ritengono che sia complesso mantenere una famiglia numerosa.

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L’Italia è un paese sempre più vecchio, ma perché si fanno sempre meno figli? – abruzzo.cityrumors.it

In base a quanto emerso da un sondaggio elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, le ragioni sono soprattutto di natura economica. Gli stipendi medi sono troppo bassi per far fronte alle spese necessarie al sostentamento di una famiglia, inoltre il mercato del lavoro non garantisce sicurezza, con i giovani che sono costretti ad accettare contratti a tempo determinato e a rimanere precari per 10 e più anni e senza prospettive di avanzamento di carriera e relativo aumento dei guadagni.

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Un altro aspetto da non ignorare è la scarsa possibilità di inserimento per titolo di studio, con un mondo del lavoro incapace di offrire opportunità in grado di sfruttare le competenze ottenute durante i percorsi universitari. Infine, ma non meno importante, il timore diffuso da parte delle giovani donne di non vedersi rinnovato il contratto in caso di maternità e dunque di temere un mancato reinserimento nel mondo del lavoro.

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In ultimo la mancanza di servizi per le famiglie, un qualcosa su cui il governo attuale sta lavorando ma che non risulta ancora sufficiente a garantire certezze ai giovani che vogliono mettere su famiglia. La situazione generale dunque porta tantissimi giovani a ritardare l’ampliamento della famiglia e dunque a ridurre il numero di figli, oppure ad una ricerca di condizioni di vita migliori fuori dall’Italia.



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