La titolare del Turismo è stata rinviata a giudizio per falso in bilancio. Su di lei pende inoltre un altro possibile processo per truffa all’Inps legata alla cassa Covid. Situazioni complicate da gestire per il governo, tra la premier che ieri ha incontrato il presidente del Senato La Russa (che ha però negato le indiscrezioni trapelate definendole “prive di verosimiglianza”) e la posizione garantista di Crosetto che afferma: “Aspettiamo che la giustizia si esprima”
Il caso Santanchè agita il governo. La ministra del Turismo, insieme ad altre persone, lo scorso 17 gennaio è stata rinviata a giudizio dalla gup Anna Magelli per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha dismesso le cariche nel 2022. Una situazione difficile da gestire per la premier Giorgia Meloni che starebbe valutando l’ipotesi delle dimissioni per la ministra Daniela Santanché. Su di lei pesano infatti il processo già fissato per il prossimo 20 marzo per falso in bilancio e un’altra richiesta di rinvio a giudizio per truffa all’Inps legata alla cassa Covid. Situazioni queste che non implicano le immediate dimissioni ma sulle quali il governo deve riflettere per valutare se il processo penale a carico della titolare del Turismo non possa compromettere il suo ruolo.
Pranzo Meloni-La Russa
Dopo il processo a Matteo Salvini su Open Arms e il caso dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano la situazione è delicata. Anche per questo Giorgia Meloni, che fino ad ora non ha parlato dell’argomento in pubblico, ha incontrato ieri a pranzo il presidente del Senato Ignazio La Russa. Nonostante fonti vicine a entrambi tengano a precisare che l’incontro abbia fatto parte di abituali contatti tra i due e fosse “in programma da tempo”, non è difficile pensare che il caso Santanché possa essere stato tra gli argomenti di conversazione. La premier potrebbe essersi confrontata con La Russa sull’ipotesi di far dimettere la ministra del Turismo, con la quale, tra l’altro, la premier non si è ancora incontrata. Il presidente del Senato, però, ha preso le distanze dalle informazioni trapelate sul pranzo con la premier. “Non abbiamo fatto dichiarazioni, vorrei sapere come si fa a fare le ricostruzioni di quello che ci siamo detti”, ha detto. Per La Russa si tratta di ricostruzioni prive di fondamento “visto che eravamo io e lei e che la riunione non era sulla Santanchè. Di conseguenza è priva di ogni riscontro la ricostruzione che ne fanno alcuni giornali. Io non ho fatto dichiarazioni, Giorgia Meloni sicuramente non ne ha fatte. Non c’era nessuna altro – ha ribadito – quindi per forza devono essere prive di verosimiglianza”.
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Santanché: voci su dimissioni? “Cose surreali”
Dal canto suo, Daniela Santanché continua a lavorare non curandosi delle voci sulle sue possibili imminenti dimissioni liquidandole come “cose surreali”. Ieri, la ministra, interpellata telefonicamente dall’Ansa, ha evitato la domanda limitandosi a rispondere: “Oggi sono a Milano, sono impegnata in una riunione importante. Mi sembrano cose surreali. Non ho nulla da dire”. Santanchè, che continua a mantenere i suoi impegni e che all’inizio della prossima settimana sarà impegnata in una missione in Arabia Saudita per il Villaggio Italia allestito a Gedda per la Amerigo Vespucci, ha poi aggiunto di “non aver nulla da aggiungere” sulle tempistiche di tali dimissioni.
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Salvini: “Rinvio a giudizio non è condanna”
A prendere parola sull’argomento è anche il ministro Matteo Salvini, da poco scagionato nel processo sul caso Open Arms. “Un rinvio a giudizio non è una condanna”, ha detto. “Siamo in un Paese in cui uno è colpevole dopo tre gradi di giudizio, per quello che mi riguarda non cambia assolutamente nulla”. Sul pranzo La Russa-Meloni avvenuto ieri a Palazzo Chigi Salvini si è limitato a rispondere: “Io ero ufficio”.
Crosetto: “Io garantista”
A esprimere la sua posizione è stato anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Conoscete la mia storia e le mie dichiarazioni su casi analoghi in tutta la mia vita. Parlate con la persona più garantista che esista nel Parlamento italiano. Quindi, un rinvio a giudizio, si figuri, non vuol dire nulla aspettiamo che la giustizia si esprima. L’ho detto per nemici storici politici continuo a dirlo a tutti, uno è innocente fino al terzo grado di giudizio, lo dico anche per Daniela Santanchè”.
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