“Vertenza Eni Versalis, non è transizione ma dismissione: la mobilitazione continua”

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ROMA – Si è tenuta a Roma questa mattina, 22 gennaio, la conferenza stampa di Cgil, Filctem Cgil e delle categorie che rappresentano i lavoratori  Eni Versalis. 

“Per affrontare una vertenza di questo tipo, con un’azienda partecipata  che opera in settori strategici e con produzioni indispensabili per tutto il sistema industriale  nazionale – ha affermato il segretario confederale Pino Gesmundo -, costruiremo tre momenti di incontro collettivi in Sicilia, in Puglia e in Emilia  Romagna, in cui vogliamo coinvolgere le istituzioni locali e i parlamentari eletti sul territorio, per discutere delle conseguenze disastrose che la chiusura dei Cracking di Eni Versalis produrrebbe. Dobbiamo scongiurare che si determinino”.

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“Non è una transizione verso una produzione sostenibile, ma una dismissione che  determinerà un aumento complessivo delle emissioni di CO2”, sostiene il segretario  generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli. “L’Italia – spiega – sta uscendo da un mercato in crescita, condannandosi alla dipendenza estera, in un momento in cui la domanda di etilene a livello globale è in aumento del 5% annuo. Una scelta scellerata sul piano sociale, ambientale ed industriale. Senza tenere conto che l’Europa ha deciso di tassare i prodotti importati da extra UE sulla base dell’impronta carbonica generata, producendo un aumento del loro costo che verrà scaricato sull’insieme delle imprese italiane”. 

“Ricordiamo che, tra diretti e indotto, nei siti di Brindisi, Priolo e Ragusa sono coinvolte oltre 20 mila persone, e che a cascata sono in bilico tutti gli altri stabilimenti di Versalis e delle aziende con cui condividono il ‘condominio industriale’ a Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto  Marghera e Porto Torres. Attendiamo la convocazione del tavolo politico annunciato dal Governo, in quell’occasione saranno presenti davanti al Mimit anche le lavoratrici e i lavoratori per difendere il loro futuro. Scelte di indirizzi di politica industriale che riguardano il Paese, come questa, non possono dipendere dalle decisioni dettate dagli interessi degli  azionisti di un’azienda come Eni”, concludono Gesmundo e Falcinelli.

Pagano e Stefanazzi (Pd): “Governo batta un colpo”

“Dismettere Versalis vuol dire rinunciare a un pezzo considerevole della nostra indipendenza strategica. Un errore gravissimo tanto per i sanguinosi effetti dal punto di vista sociale, considerato il licenziamento certo per le oltre 20mila persone impiegate nel comparto, tanto per i riverberi catastrofici per l’intera industria nazionale, che rischia di perdere una fonte di approvvigionamento sicura per esporsi sempre più alle intemperie del mercato globale.” Così Ubaldo Pagano e Claudio Stefanazzi, deputati pugliesi del Partito Democratico.

“Di fronte alla prospettiva del disastro, questo Governo non ha trovato il coraggio di dire nemmeno una parola. Eni sta per dichiarare il decesso della chimica di base nella totale indifferenza del ministro Urso, evidentemente disinteressato sia al futuro delle migliaia di famiglie direttamente coinvolte, sia alle conseguenze che ricadranno sui settori produttivi del nostro Paese. Bene fanno i lavoratori e la Cgil a battere i pugni sul tavolo. Chi si riempie la bocca con l’interessa nazionale si sta rivelando il primo pronto a tradirlo alla prima occasione utile. Su questo non possiamo che unirci ai sindacati e alla loro battaglia di dignità, per i lavoratori e per il Paese”. 

Chiara Appendino: “Servono investimenti”

“Ringrazio la Cgil e i lavoratori che stanno portando avanti questa battaglia in difesa non solo del loro posto di lavoro ma della dignità del nostro Paese. Perché siamo davanti a un ministro che si riempie la bocca di made in Italy e poi ci obbliga ad un’ulteriore dipendenza energetica dall’estero e firma la condanna a morte di un intero settore, per di più per mano di una partecipata. Urso fa da scendiletto a Eni e non ha il coraggio di alzare la testa in difesa dei lavoratori”. Così la vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, intervenendo alla conferenza stampa organizzata da Cgil nazionale e Filctem Cgil sulla crisi della chimica di base.

“Questa non è una transizione: è una dismissione – ha rilevato Appendino – Perché cos’è se non una dismissione quando metti a rischio 20.000 posti di lavoro, quando abbandoni intere filiere a una morte certa e sancisci un’ulteriore dipendenza da energia estera? La transizione è un’altra cosa e non si può mettere la testa sotto la sabbia: va gestita per cercare di ridurre gli inevitabili costi che non possono essere lasciati ricadere sulle famiglie e massimizzare i benefici. Quindi – ha aggiunto Appendino – serve formazione, servono investimenti in nuove tecnologie e filiere, serve tenere Eni vincolata qui, servono tutele. Noi faremo sentire la nostra voce ma vi dico di avere il coraggio di andare avanti perché le vostre battaglie sono interesse di tutti, nonostante qualcuno non lo capisca”.

Aggiornamento: dichiarazioni di Chiara Appendino (ore 18.01)

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