Le note dell’ufficio parrocchiale sui 41 sacerdoti coinvolti negli ultimi 50 anni: «Non lasciava andare le ragazze a casa»
C’è di tutto nelle 619 pagine del rapporto consegnato alla diocesi di Bolzano-Bressanone per fare luce sui casi di abusi sessuali nella chiesa altoatesina. In tutto sono 67 i casi documentati, con 59 vittime identificate. Il numero di sacerdoti accusati complessivamente è di 41, ma di questi sono 29 i casi «per i quali le accuse sono dimostrabilmente vere».
Niente più battesimi
Alla fine degli anni 2000 veniva avviato un procedimento di indagine nei confronti di un sacerdote, allora parroco di due parrocchie, per sospetta detenzione di materiale pedopornografico. Dopo l’apertura del procedimento, il sacerdote veniva rimosso dalle funzioni esercitate. Circa un anno più tardi, il sacerdote veniva condannato con la condizionale. La segnalazione del caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, prevista dal diritto canonico, veniva in quel momento omessa. Tempo dopo, il vicario e il sacerdote concordarono che questi non celebrasse più battesimi. Avrebbe inoltre dovuto evitare ogni contatto fisico con i bambini.
Gli abusi nel maso
Nei primi anni 2010, una vittima si rivolgeva al vicario con una lettera in cui asseriva che, sul finire degli anni Sessanta, aveva ricevuto regolarmente visite di un sacerdote nel suo maso e, all’età di 13 anni, era stato vittima di ripetuti abusi sessuali. Non risultano interventi a seguito di questa segnalazione. Dagli atti emerge inoltre che l’interessato avrebbe chiesto informazioni in giro per il paese, scoprendo che erano note le tendenze pedofile del sacerdote. Dopo la morte del sacerdote, la vittima ottenne un colloquio con il vicario con l’obiettivo di ricevere le scuse per non essere stato preso sul serio al tempo. Il vicario morì cinque giorni prima dell’incontro.
La denuncia in Caritas
Sul finire degli anni 2010, un addetto della Caritas muoveva accuse nei confronti di un sacerdote. Nell’ambito dell’attività svolta per la Caritas, «si sarebbe intrattenuto nella zona delle docce riservate ai minori, avrebbe abbracciato persone minorenni, si sarebbe intrattenuto con loro in modo compromettente e isolato in compagnia di minori». Gli episodi si sarebbero verificati già quattro anni prima della segnalazione. Il vescovo conduceva un ulteriore colloquio con il sacerdote, che però contestava le accuse. Lo stesso vescovo disponeva inoltre che il sacerdote venisse tenuto sotto osservazione. Dai documenti disponibili non si evince l’adozione di ulteriori provvedimenti né la portata della sorveglianza ordinata.
Genitori allarmati
Stando a una nota dell’ufficio parrocchiale, nei primi anni Sessanta un sacerdote «trascorreva ore con le ragazze più grandi, davanti alla canonica, e non le lasciava andare a casa», tanto che molti genitori erano già andati in cerca dei loro figli. A metà degli anni Ottanta, lo stesso sacerdote richiamava nuovamente l’attenzione, a causa delle ripetute violenze fisiche nei confronti dei suoi allievi. Il vicario lo sollecitava ad «astenersi da qualsiasi punizione corporale a scuola» e a «non picchiare i bambini» perché questo avrebbe potuto «portare a grosse difficoltà se i genitori fanno una denuncia». Il sacerdote rispondeva che si sarebbe sforzato di «stare il più calmo possibile».
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