Lo show di Nordio contro i Pm, ma non dice una parola sui morti in cella…

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Nella relazione al Parlamento difende la separazione delle carriere: “Il pm è già un superpoliziotto”. Silenzio sui detenuti suicidi, solito bla-bla sul sovraffollamento

Difesa della separazione delle carriere con contemporaneo attacco alla figura del pubblico ministero, soddisfazione per la diminuzione dell’arretrato, nessuna parola sui suicidi in carcere: questa la sintesi del detto e non detto nella Relazione sull’amministrazione della giustizia da parte del Ministro Nordio ieri prima al Senato poi alla Camera.

Il responsabile di Via Arenula si è infatti scagliato contro quell’ “enfasi apocalittica di radicati pregiudizi” che accomunano magistratura e parte dell’opposizione nel fronteggiare il ddl costituzionale per la modifica dell’ordinamento giudiziario. Ad esempio, secondo il Guardasigilli, “quanto al timore che il pm diventi un superpoliziotto, la risposta è assai semplice: nel sistema attuale esso è già un super poliziotto, con l’aggravante che, però, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso, senza alcuna reale responsabilità”. Per Nordio “oggi infatti il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che, alla fine, creano disastri, anche finanziari, nell’ambito dell’amministrazione della giustizia, che sono irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate (nel vero senso della parola), si sono concluse con sentenze la cui formula è ‘il fatto non sussiste’ e sono costate milioni e milioni di euro in intercettazioni, in tempi, in ore di lavoro perdute e in altro”. Sul tema poi ha assicurato “Completeremo l’iter entro l’estate”.

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Il Ministro poi ha rivendicato “grandi risultati raggiunti” sulla “riduzione degli arretrati, in relazione anche agli impegni che abbiamo preso con il PNRR”. Invece nessuna parola sui suicidi in carcere, già arrivati a 9 dall’inizio del 2025. Sul sovraffollamento la solita litania: “Per quanto riguarda la riduzione del cosiddetto sovraffollamento carcerario, noi stiamo agendo in tre direzioni, esclusi i provvedimenti di amnistia o di scarcerazione lineare, che manifesterebbero una debolezza da parte dello Stato; si può essere generosi quando si è forti, non quando si è costretti dalla necessità delle cose”. Le tre direzioni? “Eventuale detenzione differenziata per i tossicodipendenti”, “espulsione di extracomunitari che già dovrebbero essere espulsi, ma che ancora non lo sono per ragioni burocratiche di lentezza della magistratura di sorveglianza, alla quale va tutta la mia gratitudine”, “Stiamo poi agendo nei confronti della carcerazione preventiva”. Soluzioni prospettate da tempo ma mai messe in atto.

Nel dibattito parlamentare seguito all’illustrazione della Relazione le opposizioni sono andate all’attacco. Per la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando, “Quel tanto di velocizzazione sui tempi del processo, di cui il governo si fa vanto, è dovuto alle riforme Cartabia approvate nella scorsa legislatura. Inoltre si stanno ancora utilizzando le risorse del PNRR, ma non c’è nessun piano, nessun progetto su investimenti strutturali, che invece voi continuate a tagliare. Ancora, più carcere e intercettazioni, ma non per tutti, solo per alcuni e solo per alcune tipologie di reato, come il rave, non per corruzione e mafia. In compenso registriamo tagli ai fondi della magistratura onoraria, alla giustizia riparativa e al fondo assolti. Non soltanto non state contrastando le disuguaglianze, ma state costruendo un sistema di disuguaglianze”.

Anche la magistratura si è espressa. Per Giovanni Zaccaro, Segretario di AreaDg, “il ministro continua a citare esempi virtuosi di sorteggi ma allora dovrebbe applicare queste regole non solo al Csm ma a tutti gli organi costituzionali di garanzia”. Insomma, “come sempre, citazioni colte, enfasi retorica ma – conclude il segretario dell’associazione che riunisce le toghe progressiste- nessuna idea, nessun progetto per fare funzionare meglio la giustizia”.



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