Overtourism a Napoli e la Galleria di Alfonso Artiaco cambia sede

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Troppa confusione per l’arte contemporanea e la Galleria Alfonso Artiaco cambia sede: addio ai bellissimi e luminosi spazi di Palazzo De Sangro di Vietri, a Piazzetta Nilo, in un cuore di Napoli diventato difficilmente vivibile e transitabile per le attività culturali. Solo pochi mesi fa, nello stesso slargo situato all’imbocco di Spaccanapoli e che deve la sua toponimia alla statua del dio Nilo, un altro luogo iconico per la cultura partenopea era stato costretto a chiudere i suoi bancali ricchi di album ricercati: «Siamo braccati da pizzetterie e spritz», spiegava Enzo Pone, titolare del negozio di dischi Tattoo Records.

E così, overtourism e sovraffollamento hanno generato ben più di una sensazione di oppressione che, alla fine, ha avuto la meglio anche sulla galleria di Alfonso Artiaco, che ripartirà quindi da una nuova sede a Palazzo Partanna, in Piazza dei Martiri. Mentre a Palazzo De Sangro di Vietri continuerà a resistere la galleria di Tiziana di Caro, qui trasferitasi, da Salerno, nel 2015.

Darren Almond, Songbirds and Willows, January 2025, Alfonso Artiaco, Naples
ph. Grafiluce

L’ultimo atto di Artiaco nel centro storico di Napoli è dunque l’attuale mostra di Darren Almond, che sembra chiudere un cerchio. L’esposizione, aperta il 21 gennaio, si protende infatti dalla galleria alla vicina Cappella Sansevero, uno dei luoghi più visitati della città e, in un certo senso, simbolo della sua (ennesima) rinascita dopo il buio dei primi anni 2000. In questo prezioso scrigno, che custodisce, tra le altre meraviglie, il famosissimo Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, sono esposte sei opere di grandi dimensioni dell’artista inglese, in un affascinante dialogo tra pittura contemporanea e architettura barocca. Nella cappella patrizia Artiaco aveva presentato negli anni scorsi altre due mostre di grande impatto, di Ann Veronica Janssens e di Giulio Paolini. Peccato perché questa prossimità rappresentava un prezioso vettore di idee e di suggestioni, ora destinato quantomeno a trasformarsi con il trasferimento della galleria. In ogni caso, sarà proprio l’artista belga, con una mostra prevista per marzo 2025, a inaugurare la nuova sede della Galleria Artiaco a Palazzo Partanna. Lì dove molto se non tutto ebbe inizio.

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Alfonso Artiaco aprì il suo primo spazio espositivo a Pozzuoli, in Corso Nicola Terracciano, nel 1986, a 22 anni. La sua prima mostra, Possibilità di collezione, includeva autori di spicco come Alighiero Boetti, Joseph Beuys, Luciano Fabro, Luigi Ontani, Mario Schifano e Andy Warhol, già rivelando una visione aperta e ambiziosa. Nei decenni successivi, la galleria si è affermata come un punto di riferimento per movimenti come l’Arte Povera, l’Arte Concettuale e la Minimal Art. Artisti del calibro di Giovanni Anselmo, Lawrence Weiner, Giuseppe Penone e Niele Toroni hanno segnato il programma espositivo con personali di rilievo.

Nel 2003, la galleria ha compiuto un passo importante trasferendosi a Napoli, proprio a Palazzo Partanna e, successivamente, nel 2012, nella sede di Piazzetta Nilo. Negli ultimi anni il programma si è poi ampliato includendo artisti come Thomas Hirschhorn, Gilbert & George e Anri Sala e aprendo, recentemente, a nuove collaborazioni, con lo svizzero Not Vital e con i napoletani Diego Cibelli e Veronica Bisesti, tra gli altri.

E nel 2025 si torna quindi – quasi – alle origini, in una Piazza dei Martiri che, mentre tutto intorno sembra essere cambiato, è rimasta epicentro dell’arte contemporanea. Qui si trovava infatti, negli anni ’70, la galleria del mitico Lucio Amelio, i cui spazi sono attualmente sede di Casamadre, la galleria fondata da Eduardo Cicelyn. A Palazzo Partanna c’è anche una sede della galleria di Gino Solito, mentre nelle immediate vicinanze si trova un’altra galleria storica, lo Studio Trisorio, oltre alla più giovane Acappella di Corrado Folinea. Fino a poco tempo fa, in una strada adiacente a Piazza dei Martiri c’era poi la Galleria di Umberto Di Marino – poi spostatasi a via Monte di Dio -, dove oggi si trova invece la galleria di Dino Morra. Ci sono poi spazi più istituzionali, come Villa Pignatelli – Casa della Fotografia, museo del Ministero della Cultura, e il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, sul quale il Comune sembrava aver riacceso l’interesse con un programma di rinnovamento degli spazi e delle attività ma che, al momento, rimane un incompiuto. A pochi passi dal lungomare della Riviera di Chiaia, un terreno più fertile e accessibile per l’arte contemporanea.



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