«Innovazione nella continuità»: Frizza arriva alla direzione artistica del Donizetti Opera

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di Marta Belotti

Internazionalizzazione, ponti tra generazioni e coproduzioni, cultura della voce, costruzione di reti, sviluppo delle life skills e territorio.

Sono questi i sei punti guida che guideranno il lavoro di Riccardo Frizza, dal 4 dicembre, il nuovo direttore artistico del Donizetti Opera per il triennio 2025-2027 dopo il saluto di Francesco Micheli. Il Maestro, classe ’71 e fra i principali direttori d’orchestra della sua generazione, si è presentato alla stampa ieri mattina, giovedì 23 gennaio, al Teatro Donizetti di Bergamo.

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Internazionalizzazione e fruibilità

Frizza è già direttore musicale del Donizetti Opera dal 2017 e questo gli consente di avere già le idee chiare su quello che intende fare tanto che subito la sua determinazione è stata elogiata dall’amministrazione, in particolare dalla sindaca Elena Carnevali che lo ha elogiato per questo. Non solo, la prima cittadina ha sottolineato il valore del curriculum internazionale di Frizza che è Direttore principale di Hungarian Radio Symphony Orchestra ad Choir (dal 2022) e ha diretto opere e concerti alla Lyric opera di Chicago, al Liceu di Barcellona, al Teatro la Fenice di Venezia, alla Bilbao Opera, al Maggio musicale fiorentino e molto altro.

Da qui quindi la convinzione della sindaca che Frizza possa «coniugare l’internazionalizzazione con l’accessibilità e quindi l’accessibilità dell’opera e del teatro».

L’evoluzione al centro

Grandi apprezzamenti e soddisfazione anche dal vicesindaco e assessore alla cultura Sergio Gandi che è andato al sodo dottolineando il valore della parola “Evoluzione” scelta come tema di questa edizione di Donizetti Opera: «Della programmazione proposta da Riccardo Frizza apprezzo particolarmente il termine evoluzione: partire da basi solide per passare a una successiva fase di maturazione, crescere contando su una identità forte e strutturata».

Sul termine si è soffermato anche Massimo Boffelli, direttore generale della Fondazione: «Con questa parola vogliamo consolidare il ruolo di un festival che non si pone solo quale evento artistico di alto livello, ma anche come motore di crescita culturale, sociale ed economica per Bergamo».

«Idee chiare e determinazione»

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Da sinistra a destra: Massimo Boffeli, Riccardo Frizza, Elena Carnevali, Giorgio Berta, Sergio Gandi

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riccardo frizza

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Sul valore dell’«innovazione nella continuità» si è soffermato anche il presidente della Fondazione Accademia Carrara Giorgio Berta, che ha dato anche qualche retroscena sulla nomina. Ha rivelato: «Quando è stato fatto il nome di Frizza ho pensato fra me e me “sarà difficile che accetti”, invece con grande piacere, parlandogli, ho capito che aveva molto a cuore l’idea e il progetto. Le sue idee chiare e la sua determinazione mi hanno subito colpito».

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«Mi ispiro a Gavazzeni»

La parola è quindi passata al protagonista Riccardo Frizza che subito ha chiarito il suo indirizzo: «Da direttore musicale, conosco la struttura e le persone e quindi, nonostante la mia agenda fosse già fitta, ho deciso di dire di sì a questa avventura. Sono partito pensando a Gianandrea Gavazzeni e a quello che aveva fatto: aveva preso il compositore e lo aveva messo al centro. “Anche io devo fare così”, mi sono detto. Quindi il mio obiettivo sarà mettere al centro Donizetti».

«Alzare la qualità»

Fondamentale per il nuovo direttore artistico sarà quindi innanzitutto alzare la qualità degli spettacoli e avverte: «Dovremo scegliere non solo quali fare, ma anche quali non fare in un percorso di evoluzione sul lungo tempo». Aggiunge: «Vorrei che venisse data maggiore importanza alla ricerca musicologica. Dobbiamo far venire a Bergamo ricercatori, dottorandi, studenti che vogliono conoscere di più il compositore e ci aiutino a scoprire sempre di più di lui e della sua musica. Per me la lirica non si distingue tra passata e moderna, ma tra produzioni intelligenti e non intelligenti».

«In Champions come l’Atalanta»

Frizza, bresciano d’origine, non è quindi riuscito a non citare la Dea: «Il Donizetti Opera deve fare come l’Atalanta: prima era una squadra semplice, di provincia, come il Brescia, ma mentre noi siamo rimasti fermi lì, la Dea ora gioca la Champions». Al di là della simpatia, Frizza si dimostra molto attento e serio sotto diversi punti di vista: «Vorremmo fare tante coproduzioni, ma non si può pensar di farle con teatri, anche grandi, solo per il nome. Bisogna farle con chi ha palchi simili al nostro e dove quindi non sia necessario mettersi poi a ricostruire e ripensare metà dell’impianto generale dell’opera semplicemente perché alcune cose non ci stanno».

Centrali l’educazione e i giovani»

Fondamentale per Frizza, insegnante anche a Bottega Donizetti, è anche la parte dell’education, in merito della quale ha raccontato: «Vengo da un paese del basso bresciano e non avevo idea di che cosa volesse dire dirigere un’orchestra. Prendevo lezioni di pianoforte e non avevo particolari qualità musicali, quando però, a Vienna, per la prima volta ho visto un concerto dal vivo mi sono detto”Io voglio fare questo nella vita: dirigere”. Così ho scoperto una passione e una predisposizione che altrimenti mai avrei immaginato. Per questo è fondamentale andare avanti con il già ottimo lavoro in corso sulla didattica, perché ciascuno possa scoprire il proprio talento».

Alcune anticipazioni

Tornando alla figura di Donizetti, ha anticipato alcuni progetti: «Commissionerò a un compositore italiano un’opera che ci aiuterà a lavorare sulla figura dei due fratelli Donizetti, non solo Gaetano quindi ma anche Giuseppe, anche lui eccellente compostore. Vorrei partire da un soggetto scritto da Luca Bacconi, che ha dedicato un libro ai due fratelli».

E sognare per sognare, l’opera che più di tutte vorrebbe vedere realizzata al Donizetti è il Don Sèbastien, «ma è troppo complessa e davvero impegnativa – si è affrettato a spiegare -. Sicuramente non riusciremo a farla in questo triennio».

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