Bari, magistrati in protesta contro la riforma della giustizia all’inaugurazione dell’anno giudiziario – You Foggia la notizia per noi è informazione

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Bari, 25 gennaio 2025 – Coccarde tricolori sulle toghe, Costituzione alzata al cielo durante l’esecuzione dell’inno nazionale e cartelli con le parole di Pietro Calamandrei sulla genesi della Carta costituzionale. È questa la protesta messa in atto dai magistrati del distretto della Corte d’Appello di Bari in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, in corso nell’aula magna del palazzo di giustizia di piazza Enrico De Nicola. Un’iniziativa simbolica, ma dal forte impatto, organizzata per contestare la riforma della giustizia promossa dal governo.

Le ragioni della protesta

La riforma, secondo i magistrati, rappresenterebbe un grave rischio per l’equilibrio tra i poteri dello Stato, riducendo le garanzie dei cittadini e l’indipendenza della magistratura. Antonella Cafagna, presidente della giunta esecutiva dell’Anm di Bari, ha espresso la preoccupazione della categoria:

«Questa riforma intacca l’equilibrio tra poteri a discapito del controllo di legalità e ha lo scopo di minare le garanzie dei cittadini. Oggi chiediamo un confronto e chiediamo di essere ascoltati perché sul disegno di riforma possa esserci un dialogo col Governo», ha dichiarato Cafagna.

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Rossi: “Non una protesta di magistrati, ma per i cittadini”

Sulla stessa linea il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi, che ha voluto ribadire la natura della protesta:

«Questa non è una protesta dei magistrati, questa è una manifestazione a favore dei cittadini. Stiamo tentando di far comprendere che queste riforme costituzionali sono contro la democrazia e contro i cittadini».

Uno dei punti più contestati è l’ipotesi di un sorteggio per la nomina dei membri del Csm, organo costituzionale che garantisce l’indipendenza della magistratura. Per Rossi, questa scelta minerebbe alla base la funzione di controllo della giustizia:

«È una riforma che indebolisce notevolmente la magistratura nel suo complesso e, insieme alle altre riforme, ha il significato di impedire che i magistrati siano, come doveroso in una democrazia, controllori degli altri poteri».

La replica del governo

La protesta ha suscitato reazioni immediate anche da parte dell’esecutivo. Il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha commentato con una nota di perplessità:

«Siamo di fronte a una protesta contro la legge. Per carità, con molto garbo, ma anche con molta tenacia. Vanno rispettate tutte le scelte, ma questa mi sembra un po’ eccessiva rispetto ai ruoli che la democrazia impone nelle istituzioni».

Il nodo del ruolo del pm nella riforma

Un altro punto critico della riforma riguarda il potere del pubblico ministero. Secondo il segretario dell’Anm, Casciaro, la riforma non riduce il potere dei pm, ma lo rende ancora più autoreferenziale e, successivamente, subordinato al controllo politico:

«Il ministro Nordio parla di pm superpotenti, che hanno un potere che non ha eguali nell’Ue. Ma propone, con la riforma, un pm che diventerà ancora più potente e autoreferenziale, con un Csm esclusivamente ritagliato su di lui. Per ridimensionare la figura del pm lo si rende autonomo e autoreferenziale, per poi metterlo sotto un controllo esterno che non potrà che essere politico. Questo ridurrà il rischio di indagini sgradite alla politica, vero obiettivo di questa riforma costituzionale».

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“Lasciateci lavorare”

Il procuratore Rossi ha infine risposto alle dichiarazioni del ministro Nordio, che aveva accusato i pm di essere “superpoliziotti” e di accumulare troppi fascicoli:

«Noi li moltiplichiamo i fascicoli per tutelare i cittadini di fronte alla criminalità organizzata. Lavoriamo giorno e notte per evitare che questa soggioghi determinati territori. Moltiplichiamo i fascicoli per impedire che funzionari e imprenditori, con manovre illecite e con corruzioni, sottraggano soldi ai cittadini. Moltiplichiamo i fascicoli per evitare che associazioni criminali rubino case e auto. Per questo dico sempre: per favore, lasciateci lavorare».

Conclusioni

La protesta di Bari rappresenta un segnale forte del disagio della magistratura di fronte alla riforma della giustizia. Il dibattito è tutt’altro che chiuso e si preannunciano nuove tensioni tra politica e magistratura. Resta da vedere se il governo accoglierà l’invito al confronto o se lo scontro istituzionale si inasprirà ulteriormente.



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